Tu quoque, Brute, fili mi! Anche tu Gianfranco mi tradisci?
Sono soprattutto i fedelissimi, in questo momento di marasma e difficoltà, che girano le spalle al presidente Iorio al quale noi, invece, esprimiamo solidarietà umana e cristiana. Sicuramente non è esente da responsabilità per la grave situazione di crisi in cui versa la regione e per il modello organizzativo complessivo regionale. Ma non possiamo minimamente accettare che colui il quale ha gestito le risorse, dettati i tempi della programmazione, imposto scelte e contratti, oggi stia facendo prove di salto della quaglia presentandosi vergine al cospetto dell’elettorato molisano. Se oggi siamo dove siamo le responsabilità sono soprattutto, se non esclusivamente, del mitico ingegnere di Termoli-Pietrabbondante. Nello scorso numero avevamo anticipato le mosse che hanno trovato immediata conferma nella intervista sulla fine dello iorismo e nelle riunioni indette con alcuni amministratori. Se c’è ancora un minimo di dignità in politica, il soggetto dovrebbe immediatamente dimettersi e non aspettare di essere dimesso dall’incarico.
La politica regionale è totalmente allo sbando e la crisi è sempre più evidente. Aziende, imprese, cittadini aspettano da mesi di poter riscuotere somme loro dovute, ma le casse regionali sono vuote. Molte imprese rischiamo il fallimento per colpa della regione: ma queste cose l’assessore al bilancio le conosce, o fa finta di non sapere, o pensa di dare responsabilità e colpe ad altri? Prima era tutto fermo in attesa del fatidico 17 maggio che è arrivato ed ha decretato l’annullamento delle elezioni regionali dello scorso novembre. Ora tutto è ancora fermo in attesa della decisione del Consiglio di Stato. Nessuno, però, pensa alle famiglie che sono in una difficilissima condizione economica. Oggi più che mai dovrebbe regnare l’impegno per il bene comune.
Abbiamo dovuto assistere inermi alle dimissioni di massa dei consiglieri della ex maggioranza eletti al comune di Isernia che costringono a nuove elezioni. Certo il sistema elettorale italiano, alla luce di quanto successo ad Isernia e non solo, dovrebbe essere interamente rivisto. Se si prevede una norma che stabilisce il ballottaggio tra candidati sindaci che al primo turno non raggiungono la maggioranza assoluta dei consensi, non può definirsi la composizione del consiglio comunale all’esito del voto del primo turno senza aspettare il ballottaggio. Chi ha inventato l’anatra zoppa dovrebbe risarcire gli italiani per il danno economico arrecato.
La bocciatura della signora Rosa Iorio dovrebbe far riflettere il fratello presidente Michele: la gente è stanca di promesse e di gestioni familiari nella cosa pubblica, vuole risposte certe alle proprie aspettative di vita quotidiana.
Nella tanto biasimata prima Repubblica vigeva una regola non scritta ma da tutti rispettata: in politica non potevano esserci più soggetti della stessa famiglia. Oggi invece noi assistiamo a candidature di figli, fratelli, sorelle. Nessuno è indenne da questa grave colpa che intacca i principi della democrazia. In Consiglio regionale nelle ultime legislature sono stati eletti diversi consiglieri “figli di papà” o della stessa famiglia. Dire che è uno scandalo è poco. Almeno la saga familiare ci può essere risparmiata?
Vorremmo poter contare su una classe politica pulita, seria, preparata, tutta tesa al bene della gente e a lavorare per essa. Non è più possibile sostenere una classe politica che sta affamando il popolo per le ruberie, gli scandali, le truffe e le collusioni con la malavita. Immaginiamo un futuro di giustizia e legalità, che renderebbero la società, la vita di tutti, migliore e serena.
riformista85@libero.it
Tu quoque, Brute, fili mi! Anche tu Gianfranco mi tradisci?
Sono soprattutto i fedelissimi, in questo momento di marasma e difficoltà, che girano le spalle al presidente Iorio al quale noi, invece, esprimiamo solidarietà umana e cristiana. Sicuramente non è esente da responsabilità per la grave situazione di crisi in cui versa la regione e per il modello organizzativo complessivo regionale. Ma non possiamo minimamente accettare che colui il quale ha gestito le risorse, dettati i tempi della programmazione, imposto scelte e contratti, oggi stia facendo prove di salto della quaglia presentandosi vergine al cospetto dell’elettorato molisano. Se oggi siamo dove siamo le responsabilità sono soprattutto, se non esclusivamente, del mitico ingegnere di Termoli-Pietrabbondante. Nello scorso numero avevamo anticipato le mosse che hanno trovato immediata conferma nella intervista sulla fine dello iorismo e nelle riunioni indette con alcuni amministratori. Se c’è ancora un minimo di dignità in politica, il soggetto dovrebbe immediatamente dimettersi e non aspettare di essere dimesso dall’incarico.
La politica regionale è totalmente allo sbando e la crisi è sempre più evidente. Aziende, imprese, cittadini aspettano da mesi di poter riscuotere somme loro dovute, ma le casse regionali sono vuote. Molte imprese rischiamo il fallimento per colpa della regione: ma queste cose l’assessore al bilancio le conosce, o fa finta di non sapere, o pensa di dare responsabilità e colpe ad altri? Prima era tutto fermo in attesa del fatidico 17 maggio che è arrivato ed ha decretato l’annullamento delle elezioni regionali dello scorso novembre. Ora tutto è ancora fermo in attesa della decisione del Consiglio di Stato. Nessuno, però, pensa alle famiglie che sono in una difficilissima condizione economica. Oggi più che mai dovrebbe regnare l’impegno per il bene comune.
Abbiamo dovuto assistere inermi alle dimissioni di massa dei consiglieri della ex maggioranza eletti al comune di Isernia che costringono a nuove elezioni. Certo il sistema elettorale italiano, alla luce di quanto successo ad Isernia e non solo, dovrebbe essere interamente rivisto. Se si prevede una norma che stabilisce il ballottaggio tra candidati sindaci che al primo turno non raggiungono la maggioranza assoluta dei consensi, non può definirsi la composizione del consiglio comunale all’esito del voto del primo turno senza aspettare il ballottaggio. Chi ha inventato l’anatra zoppa dovrebbe risarcire gli italiani per il danno economico arrecato.
La bocciatura della signora Rosa Iorio dovrebbe far riflettere il fratello presidente Michele: la gente è stanca di promesse e di gestioni familiari nella cosa pubblica, vuole risposte certe alle proprie aspettative di vita quotidiana.
Nella tanto biasimata prima Repubblica vigeva una regola non scritta ma da tutti rispettata: in politica non potevano esserci più soggetti della stessa famiglia. Oggi invece noi assistiamo a candidature di figli, fratelli, sorelle. Nessuno è indenne da questa grave colpa che intacca i principi della democrazia. In Consiglio regionale nelle ultime legislature sono stati eletti diversi consiglieri “figli di papà” o della stessa famiglia. Dire che è uno scandalo è poco. Almeno la saga familiare ci può essere risparmiata?
Vorremmo poter contare su una classe politica pulita, seria, preparata, tutta tesa al bene della gente e a lavorare per essa. Non è più possibile sostenere una classe politica che sta affamando il popolo per le ruberie, gli scandali, le truffe e le collusioni con la malavita. Immaginiamo un futuro di giustizia e legalità, che renderebbero la società, la vita di tutti, migliore e serena.
Tu quoque, Brute, fili mi! Anche tu Gianfranco mi tradisci?
Sono soprattutto i fedelissimi, in questo momento di marasma e difficoltà, che girano le spalle al presidente Iorio al quale noi, invece, esprimiamo solidarietà umana e cristiana. Sicuramente non è esente da responsabilità per la grave situazione di crisi in cui versa la regione e per il modello organizzativo complessivo regionale. Ma non possiamo minimamente accettare che colui il quale ha gestito le risorse, dettati i tempi della programmazione, imposto scelte e contratti, oggi stia facendo prove di salto della quaglia presentandosi vergine al cospetto dell’elettorato molisano. Se oggi siamo dove siamo le responsabilità sono soprattutto, se non esclusivamente, del mitico ingegnere di Termoli-Pietrabbondante. Nello scorso numero avevamo anticipato le mosse che hanno trovato immediata conferma nella intervista sulla fine dello iorismo e nelle riunioni indette con alcuni amministratori. Se c’è ancora un minimo di dignità in politica, il soggetto dovrebbe immediatamente dimettersi e non aspettare di essere dimesso dall’incarico.
La politica regionale è totalmente allo sbando e la crisi è sempre più evidente. Aziende, imprese, cittadini aspettano da mesi di poter riscuotere somme loro dovute, ma le casse regionali sono vuote. Molte imprese rischiamo il fallimento per colpa della regione: ma queste cose l’assessore al bilancio le conosce, o fa finta di non sapere, o pensa di dare responsabilità e colpe ad altri? Prima era tutto fermo in attesa del fatidico 17 maggio che è arrivato ed ha decretato l’annullamento delle elezioni regionali dello scorso novembre. Ora tutto è ancora fermo in attesa della decisione del Consiglio di Stato. Nessuno, però, pensa alle famiglie che sono in una difficilissima condizione economica. Oggi più che mai dovrebbe regnare l’impegno per il bene comune.
Abbiamo dovuto assistere inermi alle dimissioni di massa dei consiglieri della ex maggioranza eletti al comune di Isernia che costringono a nuove elezioni. Certo il sistema elettorale italiano, alla luce di quanto successo ad Isernia e non solo, dovrebbe essere interamente rivisto. Se si prevede una norma che stabilisce il ballottaggio tra candidati sindaci che al primo turno non raggiungono la maggioranza assoluta dei consensi, non può definirsi la composizione del consiglio comunale all’esito del voto del primo turno senza aspettare il ballottaggio. Chi ha inventato l’anatra zoppa dovrebbe risarcire gli italiani per il danno economico arrecato.
La bocciatura della signora Rosa Iorio dovrebbe far riflettere il fratello presidente Michele: la gente è stanca di promesse e di gestioni familiari nella cosa pubblica, vuole risposte certe alle proprie aspettative di vita quotidiana.
Nella tanto biasimata prima Repubblica vigeva una regola non scritta ma da tutti rispettata: in politica non potevano esserci più soggetti della stessa famiglia. Oggi invece noi assistiamo a candidature di figli, fratelli, sorelle. Nessuno è indenne da questa grave colpa che intacca i principi della democrazia. In Consiglio regionale nelle ultime legislature sono stati eletti diversi consiglieri “figli di papà” o della stessa famiglia. Dire che è uno scandalo è poco. Almeno la saga familiare ci può essere risparmiata?
Vorremmo poter contare su una classe politica pulita, seria, preparata, tutta tesa al bene della gente e a lavorare per essa. Non è più possibile sostenere una classe politica che sta affamando il popolo per le ruberie, gli scandali, le truffe e le collusioni con la malavita. Immaginiamo un futuro di giustizia e legalità, che renderebbero la società, la vita di tutti, migliore e serena.
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