Lo abbiamo visto piangere anche a San Giuliano di Puglia, mentre i vigili del fuoco per 28 volte, impotenti, scuotevano la testa, e commuoversi sinceramente ai funerali di quei bambini. Ci ha promesso anche allora: “mai più dovrà accadere che dei bambini muoiano mentre stanno imparando a vivere”. Se non fosse che sono un molisano che vive in un paese colpito dal terremoto sarei portato a crederci alle promesse di Berlusconi.
Allora i Molisani, come gli Abruzzesi oggi, dimostrarono una grande dignità nell’affrontare la tragedia e i cittadini del mondo, così come avviene oggi, offrirono alle vittime tutta la loro concreta solidarietà. Le televisioni, allora come oggi, mostrarono il volto vero di quell’evento, rappresentato da protagonisti che parlavano il linguaggio disilluso dei molisani: “aiutateci a non andar via” fu la richiesta che la gente di Molise rivolse al paese, una richiesta che sapeva di terra, di affetti, di odori e sapori, un preghiera che ognuno di noi ha recitato almeno una volta nella vita, una supplica piena di disincanto per chi già conosce il suo destino.
Poi i riflettori si spensero e a parlare di terremoto furono sempre di più quelli che di terremoto se ne occupano per mestiere, quelli che il terremoto arricchisce, quelli che impediscono che si applichino regole rigorose, quelli che stanno sempre in televisione e con la solita faccia da culo ci spiegano come prevenirlo il terremoto. Sono quelli che pur avendo a disposizione oltre 42.000 schede per altrettanti edifici dichiarati a rischio sismico, dal 1999 fino ad oggi, non hanno fatto assolutamente nulla per prevenire la catastrofe dell’Abruzzo.
L’allora capo della protezione civile, prof. Barberi, fece inserire nella finanziaria del 1998 uno stanziamento che incentivasse la messa in sicurezza degli edifici pubblici e privati, purtroppo i predicatori televisivi non ci fecero caso e in pochi si avvalsero di quei finanziamenti.
Tutto si ripete secondo un copione già messo in scena. Al linguaggio duro sulle responsabilità, man mano che il tempo passa, si sostituisce la parabola delle compatibilità economiche cosicché, invece dell’adeguamento sismico della casa di un vano e mezzo si preferisce il miglioramento sismico di una casa di tre vani più servizi, con il risultato che prima del terremoto i nostri centri erano fragili, oggi lo sono come prima.
Sono passati sette anni da quando l’attuale presidente del Consiglio promise, allora come oggi, che in 24 mesi avrebbe ricostruito San Giuliano. Allora lo diceva in italiano, oggi usa l’inglese ma la sostanza è la stessa: i terremotati molisani vivono ancora nelle casette di legno. Alle ventimila famiglie abruzzesi che non faranno rientro nelle loro abitazioni perché inagibili, entro il mese di settembre il Commissario delegato alla ricostruzione dovrà trovare una sistemazione che non sia la tenda e neanche il container sapendo che la sistemazione negli alberghi costa oltre 13 milioni di euro al mese. Questa volta il Presidente Berlusconi non potrà portare solo la sua commozione alle vittime del terremoto, così come ha fatto nel Molise, dove a tutt’oggi si è appena avviata la ricostruzione nella sola fascia A del cratere; dovrà innanzitutto promuovere l’approvazione di uno specifico provvedimento di legge che riconosca il diritto dei cittadini terremotati ad essere indennizzati e consenta alla Regione, d’intesa con i Comuni, di programmare gli interventi di ricostruzione nei prossimi anni e di controllare l’operato del Commissario delegato. In materia di ripresa produttiva e sviluppo economico basterà fare come non si è fatto in Molise, soprattutto per non lasciare nelle mani di un Commissario il futuro di una Regione.
Nei dibattiti televisivi di questi giorni, mentre scorrono le immagini dei comuni devastati dal sisma dell’Aquila, le scene spesso evocano la vicenda molisana ma nessuno ormai, né a destra né a sinistra, è disposto a difendere il “Modello Molise”. L’on. Baldassare del PDL, in una trasmissione televisiva, ha definito opera di sciacallaggio qualsiasi azione di allargamento del cratere sismico. Noi, che non siamo mai stati teneri col Presidente Iorio, non abbiamo mai usato espressioni così forti nei suoi confronti, tuttavia, confidando nella sua moderazione, auspichiamo che questa volta non incarichi i suoi legali per chieder conto dell’accaduto a un parlamentare del suo stesso partito, anche perché i legali costano e il conto sempre noi dovremo pagarlo. ☺
Lo abbiamo visto piangere anche a San Giuliano di Puglia, mentre i vigili del fuoco per 28 volte, impotenti, scuotevano la testa, e commuoversi sinceramente ai funerali di quei bambini. Ci ha promesso anche allora: “mai più dovrà accadere che dei bambini muoiano mentre stanno imparando a vivere”. Se non fosse che sono un molisano che vive in un paese colpito dal terremoto sarei portato a crederci alle promesse di Berlusconi.
Allora i Molisani, come gli Abruzzesi oggi, dimostrarono una grande dignità nell’affrontare la tragedia e i cittadini del mondo, così come avviene oggi, offrirono alle vittime tutta la loro concreta solidarietà. Le televisioni, allora come oggi, mostrarono il volto vero di quell’evento, rappresentato da protagonisti che parlavano il linguaggio disilluso dei molisani: “aiutateci a non andar via” fu la richiesta che la gente di Molise rivolse al paese, una richiesta che sapeva di terra, di affetti, di odori e sapori, un preghiera che ognuno di noi ha recitato almeno una volta nella vita, una supplica piena di disincanto per chi già conosce il suo destino.
Poi i riflettori si spensero e a parlare di terremoto furono sempre di più quelli che di terremoto se ne occupano per mestiere, quelli che il terremoto arricchisce, quelli che impediscono che si applichino regole rigorose, quelli che stanno sempre in televisione e con la solita faccia da culo ci spiegano come prevenirlo il terremoto. Sono quelli che pur avendo a disposizione oltre 42.000 schede per altrettanti edifici dichiarati a rischio sismico, dal 1999 fino ad oggi, non hanno fatto assolutamente nulla per prevenire la catastrofe dell’Abruzzo.
L’allora capo della protezione civile, prof. Barberi, fece inserire nella finanziaria del 1998 uno stanziamento che incentivasse la messa in sicurezza degli edifici pubblici e privati, purtroppo i predicatori televisivi non ci fecero caso e in pochi si avvalsero di quei finanziamenti.
Tutto si ripete secondo un copione già messo in scena. Al linguaggio duro sulle responsabilità, man mano che il tempo passa, si sostituisce la parabola delle compatibilità economiche cosicché, invece dell’adeguamento sismico della casa di un vano e mezzo si preferisce il miglioramento sismico di una casa di tre vani più servizi, con il risultato che prima del terremoto i nostri centri erano fragili, oggi lo sono come prima.
Sono passati sette anni da quando l’attuale presidente del Consiglio promise, allora come oggi, che in 24 mesi avrebbe ricostruito San Giuliano. Allora lo diceva in italiano, oggi usa l’inglese ma la sostanza è la stessa: i terremotati molisani vivono ancora nelle casette di legno. Alle ventimila famiglie abruzzesi che non faranno rientro nelle loro abitazioni perché inagibili, entro il mese di settembre il Commissario delegato alla ricostruzione dovrà trovare una sistemazione che non sia la tenda e neanche il container sapendo che la sistemazione negli alberghi costa oltre 13 milioni di euro al mese. Questa volta il Presidente Berlusconi non potrà portare solo la sua commozione alle vittime del terremoto, così come ha fatto nel Molise, dove a tutt’oggi si è appena avviata la ricostruzione nella sola fascia A del cratere; dovrà innanzitutto promuovere l’approvazione di uno specifico provvedimento di legge che riconosca il diritto dei cittadini terremotati ad essere indennizzati e consenta alla Regione, d’intesa con i Comuni, di programmare gli interventi di ricostruzione nei prossimi anni e di controllare l’operato del Commissario delegato. In materia di ripresa produttiva e sviluppo economico basterà fare come non si è fatto in Molise, soprattutto per non lasciare nelle mani di un Commissario il futuro di una Regione.
Nei dibattiti televisivi di questi giorni, mentre scorrono le immagini dei comuni devastati dal sisma dell’Aquila, le scene spesso evocano la vicenda molisana ma nessuno ormai, né a destra né a sinistra, è disposto a difendere il “Modello Molise”. L’on. Baldassare del PDL, in una trasmissione televisiva, ha definito opera di sciacallaggio qualsiasi azione di allargamento del cratere sismico. Noi, che non siamo mai stati teneri col Presidente Iorio, non abbiamo mai usato espressioni così forti nei suoi confronti, tuttavia, confidando nella sua moderazione, auspichiamo che questa volta non incarichi i suoi legali per chieder conto dell’accaduto a un parlamentare del suo stesso partito, anche perché i legali costano e il conto sempre noi dovremo pagarlo. ☺
Lo abbiamo visto piangere anche a San Giuliano di Puglia, mentre i vigili del fuoco per 28 volte, impotenti, scuotevano la testa, e commuoversi sinceramente ai funerali di quei bambini. Ci ha promesso anche allora: “mai più dovrà accadere che dei bambini muoiano mentre stanno imparando a vivere”. Se non fosse che sono un molisano che vive in un paese colpito dal terremoto sarei portato a crederci alle promesse di Berlusconi.
Allora i Molisani, come gli Abruzzesi oggi, dimostrarono una grande dignità nell’affrontare la tragedia e i cittadini del mondo, così come avviene oggi, offrirono alle vittime tutta la loro concreta solidarietà. Le televisioni, allora come oggi, mostrarono il volto vero di quell’evento, rappresentato da protagonisti che parlavano il linguaggio disilluso dei molisani: “aiutateci a non andar via” fu la richiesta che la gente di Molise rivolse al paese, una richiesta che sapeva di terra, di affetti, di odori e sapori, un preghiera che ognuno di noi ha recitato almeno una volta nella vita, una supplica piena di disincanto per chi già conosce il suo destino.
Poi i riflettori si spensero e a parlare di terremoto furono sempre di più quelli che di terremoto se ne occupano per mestiere, quelli che il terremoto arricchisce, quelli che impediscono che si applichino regole rigorose, quelli che stanno sempre in televisione e con la solita faccia da culo ci spiegano come prevenirlo il terremoto. Sono quelli che pur avendo a disposizione oltre 42.000 schede per altrettanti edifici dichiarati a rischio sismico, dal 1999 fino ad oggi, non hanno fatto assolutamente nulla per prevenire la catastrofe dell’Abruzzo.
L’allora capo della protezione civile, prof. Barberi, fece inserire nella finanziaria del 1998 uno stanziamento che incentivasse la messa in sicurezza degli edifici pubblici e privati, purtroppo i predicatori televisivi non ci fecero caso e in pochi si avvalsero di quei finanziamenti.
Tutto si ripete secondo un copione già messo in scena. Al linguaggio duro sulle responsabilità, man mano che il tempo passa, si sostituisce la parabola delle compatibilità economiche cosicché, invece dell’adeguamento sismico della casa di un vano e mezzo si preferisce il miglioramento sismico di una casa di tre vani più servizi, con il risultato che prima del terremoto i nostri centri erano fragili, oggi lo sono come prima.
Sono passati sette anni da quando l’attuale presidente del Consiglio promise, allora come oggi, che in 24 mesi avrebbe ricostruito San Giuliano. Allora lo diceva in italiano, oggi usa l’inglese ma la sostanza è la stessa: i terremotati molisani vivono ancora nelle casette di legno. Alle ventimila famiglie abruzzesi che non faranno rientro nelle loro abitazioni perché inagibili, entro il mese di settembre il Commissario delegato alla ricostruzione dovrà trovare una sistemazione che non sia la tenda e neanche il container sapendo che la sistemazione negli alberghi costa oltre 13 milioni di euro al mese. Questa volta il Presidente Berlusconi non potrà portare solo la sua commozione alle vittime del terremoto, così come ha fatto nel Molise, dove a tutt’oggi si è appena avviata la ricostruzione nella sola fascia A del cratere; dovrà innanzitutto promuovere l’approvazione di uno specifico provvedimento di legge che riconosca il diritto dei cittadini terremotati ad essere indennizzati e consenta alla Regione, d’intesa con i Comuni, di programmare gli interventi di ricostruzione nei prossimi anni e di controllare l’operato del Commissario delegato. In materia di ripresa produttiva e sviluppo economico basterà fare come non si è fatto in Molise, soprattutto per non lasciare nelle mani di un Commissario il futuro di una Regione.
Nei dibattiti televisivi di questi giorni, mentre scorrono le immagini dei comuni devastati dal sisma dell’Aquila, le scene spesso evocano la vicenda molisana ma nessuno ormai, né a destra né a sinistra, è disposto a difendere il “Modello Molise”. L’on. Baldassare del PDL, in una trasmissione televisiva, ha definito opera di sciacallaggio qualsiasi azione di allargamento del cratere sismico. Noi, che non siamo mai stati teneri col Presidente Iorio, non abbiamo mai usato espressioni così forti nei suoi confronti, tuttavia, confidando nella sua moderazione, auspichiamo che questa volta non incarichi i suoi legali per chieder conto dell’accaduto a un parlamentare del suo stesso partito, anche perché i legali costano e il conto sempre noi dovremo pagarlo. ☺
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