Si scrive acqua…
25 Maggio 2017
laFonteTV (3152 articles)
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Si scrive acqua…

Ci sono frasi che conservano una potenza inesauribile anche a distanza di anni; è il caso dello slogan più famoso del referendum del 2011: “Si scrive acqua, si legge democrazia”.

Avrebbe dovuto perdere di significato via via che gli anni passavano, dopo quei grandiosi momenti che ci avevano fatti illudere, almeno una volta, di non esserci seduti dalla parte del torto (per dirla con Brecht). Ma siccome viviamo in questo sciagurato paese dove tutto continuamente cambia perché nulla cambi, ecco che l’efficacia icastica di quella frase trova ancora e sempre più conferma. Anzi, diventa sempre più vera ora che, a sei anni dal referendum, dobbiamo ammettere che strada facendo di democrazia ne abbiamo persa un’altra bella fetta, invece di consolidarla.

Eh sì, perché da allora abbiamo avuto solo governi non eletti, tutti accomunati però dalla stessa pervicace volontà di assalto sfrenato alla diligenza dei beni comuni. Dal 2011 si sono rovesciati sulle nostre spalle legge Fornero, abolizione dell’articolo 18, decreti Madia, SbloccaItalia, Buona Scuola…

Ma il filo rosso di questa anni è senz’altro stato quello dell’acqua: o meglio dell’attacco al bene comune più archetipico e simbolico che possa darsi. E la legge n.136 (istitutiva dell’EGAM, Ente Gestione Acqua Molise) è la pietra tombale sulle speranze di vedere attuato il dettato referendario che, è il caso di ricordarlo, è tutelato dalla nostra Costituzione.

Una legge arrivata dopo anni di tempo perso (volutamente), dopo sonore bocciature al TAR perché si era tentato di avocare alla giunta regionale un potere in materia che non aveva, scritta male e in solitudine, rifiutando l’apporto delle associazioni e del Forum Nazionale dei Movimenti per l’Acqua, approvata in maniera fortunosa con opportune astensioni e per un solo voto in più.

Una legge che penalizza i piccoli comuni, obbliga tutti ad aderire a questo misterioso ente di cui nessuno conosce le caratteristiche (e che potrebbe quindi anche aprire la via alla vendita della nostra acqua), cancella le gestioni virtuose di chi sull’acqua pubblica ha investito, interpretando correttamente il mandato di sindaco (cioè colui che per definizione dovrebbe avere a cuore solo l’interesse comune e pubblico); una legge che non prevede alcuna possibilità per i cittadini di controllare irregolarità e partecipare alla gestione, e affida posti di diritto nel Consiglio d’Ambito ai comuni più grandi, tra i quali Termoli, unica città in tutta la regione a ventennale gestione privatistica.

Il tutto spergiurando che “nessuno ha intenzione di privatizzare l’ acqua” (addirittura si è sentito il bisogno di rassicurare pubblicamente l’arcivescovo di Campobasso!), mentre durante la discussione in consiglio venivano sistematicamente bocciati tutti i tentativi di inserire nel testo di legge riferimenti chiari alla gestione totalmente pubblica, all’ affidamento a Molise Acque, ente regionale già esistente, alla natura di bene privo di rilevanza economica dell’acqua.

Ciliegina sulla torta, proprio mentre a Campobasso procedeva il dibattito sulla legge, a Termoli la CREA, ente privato gestore del servizio idrico integrato, comunicava di non essere interessata a proseguire nel servizio, già scaduto e prorogato per due volte. E il nostro sindaco cosa fa? Ma naturalmente apre immediatamente una procedura di pubblica gara per affidamento temporaneo; a chi? Ma ad un privato, diamine!

Cosa credevate, che la delibera comunale del giugno 2013, che ha inserito nello statuto del comune il divieto di fare profitti sull’acqua, le lunghe lotte del Comitato Acqua Bene Comune e della Fondazione “Lorenzo Milani”, e soprattutto i voti per il sì al referendum (in città la quasi totalità) potessero avere un valore?

Ed eccoci ancora una volta a organizzare la battaglia per l’acqua: fermati ancora una volta, ma non sconfitti. Avviliti da questo copione da teatro dell’assurdo, per cui ti ritrovi sempre a ripetere le stesse ovvie verità che credevi scolpite nella pietra da 27 milioni di voti nel 2011, e che invece ti ritornano addosso come la pietra di Sisifo.

Ma non vinti. E pronti a difendere ancora e sempre il bene comune acqua, nelle strade, nei consigli comunali e regionali, nelle aule di tribunale; con i sindacati, con i sindaci di buona volontà, con chiunque vorrà capire che è necessario ancora indignarsi, alzare un grido, alzare la testa.

 

E pronti a ricordarsi – e a far ricordare, al momento opportuno – di chi su questo ed altri temi ha governato contro e non con i cittadini. In una parola, contro la democrazia.

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