situazione difficile di Sandro Del Fattore | La Fonte TV
Gli ultimi dati disponibili, in particolare l’ultimo rapporto SVIMEZ, fotografa una condizione assai grave del Mezzogiorno. Le manovre economiche degli ultimi anni hanno profondamente inciso sul PIL delle regioni del sud aggravando gli effetti della crisi che investe il Paese. In questo contesto di grave recessione il Molise risulta essere tra le regioni maggiormente penalizzate. Negli ultimi cinque anni, infatti, il Molise ha perso il 14% del suo P.I.L.; il tasso di disoccupazione è aumentato del 2% rispetto al 2012 e nel 2014 manterrà ancora un trend negativo; la disoccupazione giovanile si attesta al 42%, quella femminile al 44%. A ciò si aggiunge un aumento rispetto al 2012 del 110,79% della cassa integrazione ordinaria e del 28,83% della cassa integrazione straordinaria. Si moltiplicano inoltre le crisi aziendali con il rischio di una vera e propria “desertificazione” del già fragile tessuto industriale esistente. Una situazione difficile, quindi, che richiede di intervenire sulle emergenze, a partire dal sostegno al reddito di tanti lavoratori e lavoratrici oggi in difficoltà, ma che impone di pensare alla creazione di nuove opportunità lavorative e ad una diversa qualità dello sviluppo.
La nuova programmazione comunitaria 2014-2020 va orientata a questo fine. Siamo convinti infatti che una nuova qualità dello sviluppo debba valorizzare quelle filiere connesse alle peculiarità del territorio: l’agro-alimentare, la tutela e la valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale, l’assetto idro-geologico del territorio, il turismo, le reti infrastrutturali e tecnologiche, la cura e l’assistenza alle persone, la conoscenza e la formazione. Come si vede sono attività che possono produrre nuove opportunità di lavoro, innovazione, e, al tempo stesso, migliorare la qualità della vita e del territorio.
Per rendere fattibile tutto ciò, c’è però bisogno che si realizzino due condizioni. In primo luogo va definita una nuova capacità di programmazione nell’utilizzo delle risorse disponibili che metta in discussione le vecchie logiche dei finanziamenti a pioggia, della frammentazione degli interventi, della burocratizzazione e dei clientelismi. In secondo luogo c’è bisogno di rivitalizzare le forme e i modi della democrazia intesa come progetto partecipato, fondato sull’attività sociale consapevole dei lavoratori, capace di incontrarsi con le tante associazioni presenti sul territorio e con le forze intellettuali oggi demotivate e rinchiuse in se stesse. Nuove qualità dello sviluppo, capacità di programmazione, democrazia partecipata e consapevole sono facce diverse di una stessa medaglia.☺
*Segretario generale cgil molise
Gli ultimi dati disponibili, in particolare l’ultimo rapporto SVIMEZ, fotografa una condizione assai grave del Mezzogiorno. Le manovre economiche degli ultimi anni hanno profondamente inciso sul PIL delle regioni del sud aggravando gli effetti della crisi che investe il Paese. In questo contesto di grave recessione il Molise risulta essere tra le regioni maggiormente penalizzate. Negli ultimi cinque anni, infatti, il Molise ha perso il 14% del suo P.I.L.; il tasso di disoccupazione è aumentato del 2% rispetto al 2012 e nel 2014 manterrà ancora un trend negativo; la disoccupazione giovanile si attesta al 42%, quella femminile al 44%. A ciò si aggiunge un aumento rispetto al 2012 del 110,79% della cassa integrazione ordinaria e del 28,83% della cassa integrazione straordinaria. Si moltiplicano inoltre le crisi aziendali con il rischio di una vera e propria “desertificazione” del già fragile tessuto industriale esistente. Una situazione difficile, quindi, che richiede di intervenire sulle emergenze, a partire dal sostegno al reddito di tanti lavoratori e lavoratrici oggi in difficoltà, ma che impone di pensare alla creazione di nuove opportunità lavorative e ad una diversa qualità dello sviluppo.
La nuova programmazione comunitaria 2014-2020 va orientata a questo fine. Siamo convinti infatti che una nuova qualità dello sviluppo debba valorizzare quelle filiere connesse alle peculiarità del territorio: l’agro-alimentare, la tutela e la valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale, l’assetto idro-geologico del territorio, il turismo, le reti infrastrutturali e tecnologiche, la cura e l’assistenza alle persone, la conoscenza e la formazione. Come si vede sono attività che possono produrre nuove opportunità di lavoro, innovazione, e, al tempo stesso, migliorare la qualità della vita e del territorio.
Per rendere fattibile tutto ciò, c’è però bisogno che si realizzino due condizioni. In primo luogo va definita una nuova capacità di programmazione nell’utilizzo delle risorse disponibili che metta in discussione le vecchie logiche dei finanziamenti a pioggia, della frammentazione degli interventi, della burocratizzazione e dei clientelismi. In secondo luogo c’è bisogno di rivitalizzare le forme e i modi della democrazia intesa come progetto partecipato, fondato sull’attività sociale consapevole dei lavoratori, capace di incontrarsi con le tante associazioni presenti sul territorio e con le forze intellettuali oggi demotivate e rinchiuse in se stesse. Nuove qualità dello sviluppo, capacità di programmazione, democrazia partecipata e consapevole sono facce diverse di una stessa medaglia.☺
Gli ultimi dati disponibili, in particolare l’ultimo rapporto SVIMEZ, fotografa una condizione assai grave del Mezzogiorno. Le manovre economiche degli ultimi anni hanno profondamente inciso sul PIL delle regioni del sud aggravando gli effetti della crisi che investe il Paese. In questo contesto di grave recessione il Molise risulta essere tra le regioni maggiormente penalizzate. Negli ultimi cinque anni, infatti, il Molise ha perso il 14% del suo P.I.L.; il tasso di disoccupazione è aumentato del 2% rispetto al 2012 e nel 2014 manterrà ancora un trend negativo; la disoccupazione giovanile si attesta al 42%, quella femminile al 44%. A ciò si aggiunge un aumento rispetto al 2012 del 110,79% della cassa integrazione ordinaria e del 28,83% della cassa integrazione straordinaria. Si moltiplicano inoltre le crisi aziendali con il rischio di una vera e propria “desertificazione” del già fragile tessuto industriale esistente. Una situazione difficile, quindi, che richiede di intervenire sulle emergenze, a partire dal sostegno al reddito di tanti lavoratori e lavoratrici oggi in difficoltà, ma che impone di pensare alla creazione di nuove opportunità lavorative e ad una diversa qualità dello sviluppo.
La nuova programmazione comunitaria 2014-2020 va orientata a questo fine. Siamo convinti infatti che una nuova qualità dello sviluppo debba valorizzare quelle filiere connesse alle peculiarità del territorio: l’agro-alimentare, la tutela e la valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale, l’assetto idro-geologico del territorio, il turismo, le reti infrastrutturali e tecnologiche, la cura e l’assistenza alle persone, la conoscenza e la formazione. Come si vede sono attività che possono produrre nuove opportunità di lavoro, innovazione, e, al tempo stesso, migliorare la qualità della vita e del territorio.
Per rendere fattibile tutto ciò, c’è però bisogno che si realizzino due condizioni. In primo luogo va definita una nuova capacità di programmazione nell’utilizzo delle risorse disponibili che metta in discussione le vecchie logiche dei finanziamenti a pioggia, della frammentazione degli interventi, della burocratizzazione e dei clientelismi. In secondo luogo c’è bisogno di rivitalizzare le forme e i modi della democrazia intesa come progetto partecipato, fondato sull’attività sociale consapevole dei lavoratori, capace di incontrarsi con le tante associazioni presenti sul territorio e con le forze intellettuali oggi demotivate e rinchiuse in se stesse. Nuove qualità dello sviluppo, capacità di programmazione, democrazia partecipata e consapevole sono facce diverse di una stessa medaglia.☺
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