Sotto scacco (lettera aperta)
29 Marzo 2014 Share

Sotto scacco (lettera aperta)

Da oltre un anno i molisani le hanno dato mandato, e lei si è assunto la responsabilità di governare la regione. Secondo mio nonno governare – è proprio questo il termine che si usa nel linguaggio contadino – era l’arte di prendersi cura dei suoi animali, secondo i loro particolari bisogni, e questi erano il centro della sua vita, il primo pensiero dall’alba, quando si alzava, fino a notte fonda, allorché andava a dormire. E se era impedito ad occuparsene personalmente la domanda costante che rivolgeva ai familiari era: avete governato? Pertanto, anche se abito la periferia geografica e culturale della grande e piccola storia, come la gran parte dei collaboratori e dei lettori di questa rivista, noi che proveniamo dal mondo agricolo siamo tutti abituati – come mio nonno – a governare, a prenderci cura delle persone prima, degli animali e delle cose poi. Sfortunatamente i giochi di palazzo mi sono estranei a tal punto da apparire ingenuo o tonto, che dir si voglia. Nonostante tutto non posso non avventurarmi nel campo della politica, minata ad arte dai professionisti, perché del ben-essere di noi cittadini, come già degli animali, avverto la responsabilità, ben consapevole che mi può liquidare sarcasticamente con le parole del pittore Apelle: sutor, ne ultra crepidam (calzolaio non oltre le scarpe)! Le chiedo allora senza giri di parole: sta governando o vive sotto scacco?

Non mi arrischio a darle consigli e suggerimenti che esulano dalle mie competenze, ma lei non può non renderci conto con grande onestà di cosa sta succedendo. I mezzi di informazione, non quelli che abbaiano ogni qual volta non hanno in bocca un osso da spolpare, ma i cani da guardia della democrazia, ci sono appositamente. Tutto quello che vogliamo sapere sul terremoto e sulla ricostruzione glielo ha chiesto su queste pagine, nel numero precedente, Domenico D’Adamo e cioè quanto è il denaro circolato e come è stato speso, che cosa si deve ancora fare e quali sono i tempi. La pazienza dei terremotati finalmente è finita e non si lasceranno abbindolare più dalle chiacchiere vacue né da qualche amministratore che va atteggiandosi a capopopolo.

Abbiamo il diritto di sapere perché il consiglio regionale, composto da un’ accozzaglia di sigle aperte al mercato della compravendita, è un bivacco di consiglieri che non portano avanti neppure l’essenziale come l’approvazione del bilancio, che consentirebbe un minimo di gestione dell’ ordinario. Eppure lì il coltello lo avrebbe dalla parte del manico. Basterebbe che sussurrasse “tutti a casa” e come d’incanto uscirebbero subito dal letargo. Altrettanto inconcepibile per noi comuni mortali è un rimpasto dell’esecutivo vociferato da oltre un mese, che ha scatenato tatticismi e ricuciture di verginità che non portano da nessuna parte e che sicuramente non giovano al cammino democratico dei cittadini. La politica è sì mediazione, ma non immobilismo che lascia intendere assenza totale di progetto oppure, peggio, che si è in balìa di richieste e ricatti da parte di coloro che dovrebbero collaborare con lei. La questione morale esige non solo l’onestà individuale, un tempo presupposto imprescindibile, ma oggi non più (Forza Italia con la richiesta di candidare l’incandidabile ne è la prova evidente), quanto il coraggio di scelte che favoriscano i più deboli della società. Nelle nostre famiglie non si prendono forse decisioni a partire dalle necessità dei bimbi, degli anziani e di quelli che hanno qualche difficoltà? Perché in politica dovrebbe essere diverso? Non si può finire a servizio dei marpioni.

A maggio in diversi comuni c’è il rinnovo dei consigli. Abbia, come governatore e membro autorevole di un partito, come scopo prioritario non quello di vincere ad ogni costo e con chiunque, ma quello di voler dare ai cittadini un servizio qualitativo partendo dalle esigenze preminenti. Non ricommetta l’errore fatto con la sua elezione e che oggi sta pagando con l’ingovernabilità. A Matrice, se ha la bontà di osservare i fenomeni emergenti e di leggere la dichiarazione d’intenti, si sono riunite persone e movimenti che hanno come obiettivo non quello di occupare poltrone, ma di rendere più abitabile la nostra terra, che come mio nonno, già governano nel loro piccolo. Il progetto Clean Economy che dice di condividere ma che stenta ad appoggiare è un altro esempio di sviluppo compatibile. Possibile che si parli ancora di altri pali eolici che già hanno crocifisso in larga parte tutto il territorio fino alla devastazione di aree meravigliose? Se si affaccia in questi circuiti alternativi finalmente incontrerebbe militanti non militonti! Non continui a nutrire le speranze delle mafie che hanno fatto della nostra regione, a causa di anni di malgoverno, terra di conquista.

Un Molise migliore ci aiuterà a lavorare per una Europa diversa dove non si tenterà di riprodurre questa politica stantia, che porta a contrapposizioni e guerre ideologiche, ma che diventi integrazione e sviluppo comune. Lottiamo per un’Europa dei diritti, anziché per un’Europa che penalizza i poveri, a beneficio dei soliti privilegiati, e al servizio degli interessi delle banche, per un’Europa che non si chiuda nei confronti di coloro che bussano alla sua porta in cerca di dignità e di diritti. Per questo facciamo nostre le proposte di Alexis Tsipras e lo indichiamo come nostro candidato alla presidenza della Commissione Europea, nonostante i primi malintesi che immancabilmente finiscono per rendere perdente la sinistra.

I greci ebbero purtroppo le divinità peggiori del popolo, dott. Frattura non faccia che per noi lo siano gli amministratori!☺

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