spazio aperto   la posta
1 Dicembre 2012 Share

spazio aperto la posta

 

ancora piazza mercato

 

Approfittando della vostra disponibilità e sensibilità vorrei comunicare ai vostri gentili lettori due cose: 1) la procura della repubblica di Larino ha aperto un fascicolo sulla frana di piazza mercato di Casacalenda, perché di frana più che di conseguenza del terremoto di tratta. Certo con i tempi lunghi della giustizia si ricostruiranno le case, che rimarranno sempre a rischio, prima del pronunciamento e del possibile impedimento, ma è già qualcosa. Naturalmente l’amministrazione comunale è assente per evitare una decisione doverosa e impegnativa; 2) il fu sub commissario si è visto poco e sentito ancor meno in occasione dei dieci anni del terremoto. Qualcuno gli avrà spiegato che la gente è incazzata con lui per le tante promesse da marinaio fatte qua e là; peccato che lui a sua volta non ha spiegato al compare facente funzione di sindaco che ogni volta che si vanta di aver ricostruito il 90% del suo paese gli dà una coltellata alla schiena in quanto evidenzia che non tutte le pratiche hanno viaggiato con la stessa velocità e sugli stessi binari. Ma chi è causa del suo mal…

Marco G.

 

 

sul vescovo bregantini

 

Gentile redazione bene avete fatto a non far passare inosservata la dichiarazione del vescovo di Campobasso dopo la trasmissione Report del 14 ottobre sullo zuccherificio e su Solagrital. Il Bregantini che abbiamo accolto con la fama di oppositore delle mafie è molto diverso da quello che si manifesta sempre più chiaramente nel prendere la parola nella nostra regione. Ci eravamo illusi prima o è accaduto qualcosa durante la sua permanenza che lo ha portato a non essere più quello di una volta? Se cambiamento c’è stato, perché non andate alla ricerca dei motivi?

Santina L.

 

Dall’arrivo del Vescovo Bregantini a Campobasso, città paludosa e che difficilmente si entusiasma per qualcosa, mi aspettavo tutto ma non certo che le sabbie mobili risucchiassero pure lui. Mi sono posto una domanda: se fosse trasferito oggi che cosa rimarrebbe del suo essere stato in Molise? Sempre più si manifesta, o perlomeno tale lo percepisco, come un personaggio solitario che non ha voluto o non ha potuto costruire un gruppo, una equipe che dissodasse insieme il terreno. Ma su questo sarebbe interessante sentire l’opinione di quelli che ci stanno più a contatto – ammesso che si sbottonino!- per capire se è lui a far volentieri a meno della stretta collaborazione degli altri o sono i suoi collaboratori a non volersi coinvolgere e fare squadra.

Natale C.

 

 

lo zampillo di colletorto

 

Di questi tempi si parla tanto di rottamazione, ma che venga rottamata una fontana di circa sessant'anni è grave. Ma ancor più grave è che l'abbiano fatto senza sentire il parere degli abitanti. A Colletorto, infatti, è stata portata via la fontana dello "Zampillo", punto di riferimento per circa tre generazioni.

Dicono (loro) che era diventata un rottame, era sporca, e non funzionante. Ma chi l'ha lasciata diventare così? Sarebbe bastata un po’ di manutenzione ogni anno per riportarla al suo antico splendore.

Quanti ricordi ha custodito, quanti adolescenti hanno stazionato sulle sue pietre, quanti anziani si sono seduti al sole, con i visi rivolti al corso!

Delimitava la fine della bella scalinata di via Monti e, anche se nascondeva un po’ la sua visuale, non per questo andava demolita.

Ma dico io, con i tanti problemi da risolvere, con le tante cose da fare, l'amministrazione ha pensato bene di disfarsi di un monumento, di un bene che appartiene agli abitanti, i quali (forse sbaglio) non hanno gridato con fermezza la loro rabbia.

Adesso che tutto è stato fatto, a noi non resta che guardare desolati il vuoto che essa ha lasciato. E vorrei tanto che un po’ di rimorso colga questi signori, e chiedere loro se è stata cosa buona ciò che è stato fatto.

"Ai posteri l'ardua sentenza".

Angela Salvatore

 

scrittura collettiva

 

Cari destinatari di questa lettera,

vengo a sottoporvi alcune riflessioni, cui potrà far seguito, da chi lo volesse, un contributo “narrativo”.

Parto dalla considerazione che il mio ultimo libricino (“Il pane e il vino”) pare sia stato gradito a chi l’ha avuto tra le mani.

Forse per non darmi dispiacere, ma nessuno tra quanti lo hanno sinora sfogliato o letto è venuto a dirmi: E’ una schifezza. E se questo libricino è piaciuto, buona parte del merito è di chi lo ha illustrato, poiché il solo testo senza illustrazioni rischia di annoiare. Parliamo di righe modeste, cosette scritte da piccoli raccontatori come me (definirmi “narratore” è troppo lusso), per quanto apprezzabili possano essere i piccoli narratori a meno che uno sia Ungaretti o Pascoli, e non è il caso mio.

Considerando che, teoricamente (i sociologi la chiamano “aspettativa di vita”),  ho davanti a me un po’ di anni e che la voglia di scrivere ancora non m’è passata, vengo qui a manifestarvi l’intenzione di preparare un nuovo libricino, da terminare verosimilmente entro 3-4 anni (meglio limitarsi a programmi di massima).

Questo lavoro che ho in mente prende spunto da una canzone di Francesco De Gregari che amo molto, dal titolo “La storia siamo noi” (del 1985), ben cantata anche da Fiorella Mannoia.

Che cosa dice in sostanza questa canzone?

Siamo noi a determinare le vicende della storia, quando riusciamo a evolvere “dentro”. Quando uno evolve dentro allora riesce a spiegare le cose ad altri e a coinvolgerli, ne aumenta il livello di coscienza e allora succede che, semplificando un po’ la questione,  “l’unione fa la forza” …

Le nostre vite, sia le più serene sia le più tormentate, sono intrise di piccole o meno piccole storie individuali e collettive, determinate non sempre da ciò che chiamiamo “destino”, ma spesso dalla volontà, dall’ostinazione, dalla fede (in qualunque forma questa “fede” la si concepisca), dal coraggio, dall’amore che ci mettiamo dentro per risolvere difficoltà, anche le più problematiche.

Ebbene, ciò su cui vi chiedo di lavorare, raccontandole per iscritto, affinché altri possano leggerle e conoscerle, sono storie di lotta, più o meno sofferte, più o meno sentite, talvolta dolorose (senza dolore non si cresce) che potrebbero esserci capitate o di cui siamo forse in grado di riferire. Lotte per sostenere una causa giusta, per affermare una qualche forma di tutela della persona, per vincere un sopruso …

Le nostre storie individuali sono evolutive se ci rendono più liberi e più consapevoli di quanto non fossimo prima.

Perciò, andando al dunque: se qualcuno di voi è in grado di esplicitare per iscritto, sotto forma di racconto, in maniera sobria ma chiara (almeno 1 pagina, ragionevolmente non più di 2 pagine, in carattere Arial o Times New Roman, dimensioni 12), vicende che testimonino sforzi, iniziative, se vi piace usiamo anche il termine “lotte”, vissuti a tutti livelli della propria umanità, spesi per  superare difficoltà che in qualche modo ci limitano o sono causa di disagio, ebbene racconti quello che riesce a raccontare.

Non vi metto fretta. Questi sono lavori complessi, richiedono tempo.

Vi do un anno da oggi per mandarmi i vostri scritti.

Spero di aver reso l’idea. Adesso tocca a voi. Sarà un libro scritto “insieme”, a più mani. Ma con una comune consapevolezza: che la storia siamo noi e che non ci si salva da soli.

Paolo De Stefanis

p.deste52@gmail.com

 

il giudice in municipio

È possibile scongiurare la chiusura  dell’Ufficio del Giudice di Pace senza pesare sul bilancio dello Stato?  (vedi  Dlgs  156/12)

Alcuni Sindaci della Regione stanno lavorando per trovare soluzioni che coniughino insieme le esigenze di risparmio dettate dallo Stato centrale con quelle dei cittadini che vedono il loro territorio impoverirsi ogni giorno  di più. A tale proposito, oltre a chiedere aiuto agli altri Comuni ricadenti nel territorio interessato, hanno messo a disposizione risorse umane e finanziare per scongiurare la chiusura.

Il Comune di Casacalenda potrebbe fare altrettanto proponendo un progetto al Ministero della Giustizia che brevità esponiamo sinteticamente:

1) a)-riservare all’interno dell’edificio comunale due locali, uno per la cancelleria e uno per il giudice;

b)-consentire l’utilizzo della sala del consiglio per lo svolgimento delle udienze nelle giornate non impegnate per  altre attività, senza ulteriore aggravio di spesa per il comune;

 2) a)- mettere a disposizione, per un’ora al giorno, personale che svolge mansioni di prelievo e consegna della corrispondenza, senza ulteriore aggravio di spesa per il Comune;                                 b-) mettere a disposizione per tre ore al giorno un funzionario per gli adempimenti di cancelleria,           senza ulteriore aggravio di spesa per il comune.

         

 

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