Storie di mare… e di delfini
29 Giugno 2024
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Storie di mare… e di delfini

In un toccante ma provocatorio reportage pubblicato nel 2007 sul supplemento “Atlante” del quotidiano “la Repubblica”, dal titolo Il pianeta impazzito, lo scrittore cileno Luis Sepúlveda racconta di quando, mentre era in vacanza a Formentera, qualche anno prima, fu testimone di una vicenda di ordinaria stupidità umana. Uno di quei “marinai del fine settimana”, a bordo del suo costoso yacht, aveva avvistato dei “pesci strani” (!) e invece di spegnere il potente motore aveva iniziato a seguirli, mentre “un altro idiota abbronzato” avvisava con il cellulare i suoi conoscenti. Nel giro di pochi minuti una flotta di lussuose barche si era radunata intorno a quelli che non erano altro che due delfini terrorizzati, finché, com’era prevedibile, un’elica non aveva ferito a morte uno dei due cetacei. L’altro era riuscito tuttavia a fuggire, perché i ricchi turisti si erano distratti, presi com’erano dall’urgenza di controllare l’integrità dell’elica assassina. “Una barca da 250mila euro suscita grande solidarietà”, conclude amaramente Sepúlveda – che negli anni Ottanta fu anche attivista di Greenpeace.
Altra bellissima località turistica, altra toccante storia di mare. Un giorno di una calda estate siracusana, il famoso sub Enzo Maiorca, più volte detentore del record mondiale di apnea, si stava per immergere insieme alla figlia, quando si sentì improvvisamente ‘bussare’ alle spalle. Era un delfino che, evidentemente, non aveva voglia di giocare. Maiorca lo seguì – a nuoto, questa volta! – e immergendosi a circa 12 metri di profondità trovò un altro cetaceo impigliato in una di quelle reti (illegali, ma tuttora impiegate nel Mediterraneo) per la pesca del pesce spada. Maiorca riemerse velocemente e chiamò la figlia perché portasse due di quei coltelli da sub che erano nella barca. Nel giro di pochi minuti riuscirono a liberare il delfino che, stremato (questi cetacei possono resistere sott’acqua non più di dieci minuti), ce la fece a riemergere e a respirare, secondo Maiorca, con un “grido umano”. Ma si scoprì presto che in realtà era una femmina di delfino: perché poco dopo diede alla luce un piccolo. Mentre mamma e figlio si allontanavano, il primo delfino descrisse un cerchio intorno ai due esperti sub e diede un colpetto sulla guancia di Enzo, come se fosse un bacetto per ringraziarlo. Quindi si allontanò anche lui…
A raccontare questa seconda vicenda, fortunatamente con doppio lieto fine, è stato molti anni dopo lo stesso Maiorca, portavoce di tante battaglie per difendere il mare e i pesci (era diventato vegetariano), in particolare dalle aggressioni del cemento e delle trivelle (si era schierato fra l’altro anche contro le trivellazioni alle Tremiti). Ma i suoi uditori non sono stati i ricchi capitani “del fine settimana”, che si credono padroni del mare, bensì i volontari del capitano Paul Watson, l’ambientalista canadese fondatore di Sea Shepherd, organizzazione nata per difendere la fauna marina. In quell’occasione l’equipaggio, commosso, si è alzato in piedi per un lungo applauso. Come si può vedere nel video che ha immortalato quel momento (per esempio nella pagina fb della Società Italiana Medicina Subacquea e Iperbarica, con cui Maiorca collaborava come ‘cavia’: https://www.facebook.com/Associazione.SIMSI/videos/enzo-maiorca-salvataggio-di-un-delfino/450609310121847/), l’intervento termina con un frammento di saggezza: “Fino a quando l’uomo non avrà imparato a rispettare e a dialogare con il mondo animale, non potrà mai conoscere il suo vero ruolo su questa Terra”.☺

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