Termoli: la città invisibile
8 Settembre 2024
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Termoli: la città invisibile

La grande minaccia delle crisi in corso (guerre e conflitti devastanti, pulsioni neoautoritarie nella società, disastri naturali e cambiamenti climatici, disuguaglianze sociali inarrestabili, violenze generalizzate) disorienta, facendoci sperimentare un senso di smarrimento e di impotenza a cui è difficile far fronte. Per soffrire meno, e per non rassegnarsi al peggio, che è già qui, forse una via è recuperare un’indicazione che il grande movimento globale per un altro mondo possibile a cavallo degli anni 2000 aveva fatto propria: pensare globale, agire locale! La carica di distruttività presente nella nostra società, infatti, è così intensa, e al contempo gli strumenti nelle nostre mani per agire sui grandi mutamenti globali così fragili, che si ha la sensazione di non avere più potere neppure sulle proprie stesse vite; per questo è e sarà sempre più necessario recuperare una idea di politica ancorata ai luoghi, caratterizzata da attivismo e fare concreto. A fronte di ciò, l’idea a fondamento di questo contributo è che lo spazio locale, quello che quotidianamente abitiamo, possa rappresentare il luogo cardine di un’inversione di rotta praticabile. Dove il fare concreto e trasformativo potrebbe farsi proposta politica competente e radicale (che affronta alla radice i problemi). Connettendosi con altri piccoli e grandi mondi possibili in movimento.
“Mi sono convinto che anche quando tutto è o pare finito, bisogna rimettersi tranquillamente all’opera e ricominciare dall’inizio”: così scriveva nel 1927, già detenuto, Antonio Gramsci in una lettera al fratello Carlo.
Rimettersi tranquillamente all’ opera, dunque … Da anni (dal 2016) a Termoli un gruppo di operatori ed attivisti, riuniti intorno all’associazione FACED, si adopera per comprendere il fenomeno della grave emarginazione adulta ed immaginare interventi possibili con le persone senza dimora che abitano in strada. In città si stima una presenza stabile di circa 30-35 persone senza dimora; da agosto 2022 a luglio 2024 (24 mesi) sono 165 le persone che hanno usufruito dei servizi del centro a bassa soglia la ‘Città Invisibile’. Inoltre (in particolare grazie alla missione 5 del PNRR) dal gennaio 2024 si sta sperimentando anche in Molise, con il coordinamento dell’Ambito Territoriale Sociale di Campobasso, l’approccio Housing First: al momento a Termoli 12 persone sono passate dalla strada alla casa. Anche a Campobasso e Isernia ci si sta adoperando in questa direzione, e nei prossimi tempi altri piccoli comuni potranno ospitare persone e famiglie in difficoltà. L’obiettivo è homeless zero, che nessuna delle persone in strada viva più quell’esperienza così traumatica e che per ognuna e ognuno di loro ci sia la possibilità di ricostruire una vita più dignitosa e meno pericolosa.
Le criticità restano molte, moltissime: non è questo il luogo per elencarle dettagliatamente, ma certamente la più eclatante, a Termoli, ha a che fare con l’assenza pressoché totale (l’inconsistenza) di una adeguata cornice politico-istituzionale a supporto di tali processi. L’incapacità di vedere oltre la gestione del quotidiano, e talvolta il vero e proprio disinteresse, così diffusi e radicati nella sfera politica, diventano ostacolo allo sviluppo di ulteriori progetti e interventi che potrebbero assumere, se collocati entro una visione generativa e sistemica delle politiche sociali, maggiore senso, valore e significato.
L’esperienza della ‘Città Invisibile’, non esente da limiti e contraddizioni, dimostra, tuttavia, che un’altra città è possibile: che innanzitutto si può agire concretamente per il miglioramento delle condizioni di vita di persone adulte gravemente emarginate. E già questo è fare politica attivamente, “sortire insieme dai problemi” (Lorenzo Milani). Ma la carica trasformativa di questa pratica sociale potrà emergere pienamente se e quando la cittadinanza nel suo complesso sarà disponibile a farsi interrogare dai margini che noi operatori e attivisti sociali abitiamo faticosamente ogni giorno; e sviluppare, così, a partire da quei margini, nuovi saperi e nuove domande, che diventerebbero leve per il cambiamento sistemico: qual è la dimensione che la grave crisi abitativa nazionale assume nel nostro contesto locale? Come la turistificazione dei nostri territori incide e impatta sull’esclusione e sul disagio abitativi? Quali politiche possibili e necessarie per il diritto alla casa e all’abitare? E come collocare le buone pratiche sociali al centro della vita culturale e politica cittadina?
Domande concrete, politiche, globali e locali, che sollecitano un fare ed un pensare in movimento. Un rimettersi tranquillamente e pazientemente all’opera, dunque, anche se tutto è o pare finito. E ricominciare dall’inizio: dai margini e dai “dannati” della globalizzazione …☺

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