Un albero ci salverà…forse
17 Ottobre 2019
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Un albero ci salverà…forse

“Non permettere che io tagli alcun albero senza una sacra necessità… Concedimi di piantare sempre alberi, perché gli Dei guardano con benevolenza coloro che piantano alberi lungo le strade, in casa, nei luoghi sacri, agli incroci…”

(Antica preghiera lituana)

Se pensiamo alla nostra regione siamo portati a vederla come una terra piena di verde, e probabilmente è ancora così, ma altrettanto evidente è che da un lato non esiste una chiara consapevolezza del dovere collettivo di tutela di questo patrimonio, e dall’altro non c’è volontà di assumerci gli obblighi di solidarietà che l’emergenza climatica ci chiede.

Solidarietà, sì: perché come per l’ immigrazione anche questo è un tema da affrontare tutti insieme, nessuno escluso. E quanto più lenta è la comprensione di questo obbligo tanto più difficile sarà tentare di invertire la vertiginosa discesa verso l’estinzione. Sarebbe ora di accettare l’idea che l’ambiente non è un hobby, ma una questione sociale, come ha scritto recentemente il neurobiologo vegetale Stefano Mancuso sulle colonne di Repubblica.

Il recente appello delle comunità “Laudato Si’” per la piantumazione in Italia di 60 milioni di alberi (uno per ogni italiano) non è folklore estemporaneo, ma concreta proposta di salvataggio. Sento già i risolini derisori dei cosiddetti benpensanti, che da sempre etichettano chi si dedica all’ambiente come intellettuale agiato che non ha nulla di meglio da fare se non pensare a koala e panda: senza riflettere che le tragiche alterazioni climatiche alle quali stiamo assistendo, anche nella nostra piccola realtà, sono un problema sociale del quale tutti soffriremo le conseguenze; e come sempre a patire di più sarà chi ha di meno, e non potrà comprarsi sicurezza e mitigazione dei danni. E a risolvere il quale siamo chiamati tutti, in primis ovviamente i cosiddetti decisori, gli amministratori a qualunque livello.

Piantare alberi significa diminuire immediatamente la concentrazione di CO2 nell’atmosfera, rendere più respirabile l’aria e più vivibili paesi e città, oltre ad essere un modo concreto, anche nel piccolo, per avvicinare il raggiungimento degli obiettivi dei summit mondiali che non devono più servire per tranquillizzare la coscienza dei grandi che li firmano, ma diventare azioni immediate.

In molte città europee e anche italiane ci si sta provando: del resto già dal 1992 una legge imponeva l’ obbligo di piantare un albero per ogni nuovo nato; ma è purtroppo legge disattesa, anche perché non prevedeva sanzioni. Mentre però altrove sembra che si stia invertendo la rotta, a Termoli da qualche anno assistiamo ad un abbattimento sistematico degli alberi cittadini. Sicuramente molti erano in cattive condizioni di salute (grazie alla mancanza assoluta di cura e manutenzione!), ma non possiamo dimenticare i bellissimi oleandri del corso principale, eliminati dalla sera alla mattina per essere sostituiti da un deserto di pietra lavica; sicuramente le radici affioranti possono costituire un problema per la viabilità, ma non possiamo più permetterci di perdere un solo albero senza moltiplicare quelli subito ripiantati.

Per questo è tempo di ottenere dalle amministrazioni un intervento immediato e deciso per riforestare le nostre città e i nostri paesi: che significa non solo piantare alberi, scegliendoli tra quelli affini al territorio e in grado di resistere bene ad un clima sempre più arido e caldo, ma soprattutto fare campagne informative e di sensibilizzazione nelle scuole, investire in cura e controllo capillare del patrimonio arboreo esistente, studiare per seguire tutte le nuove possibilità in materia di contrasto e mitigazione dell’emergenza climatica, imporre non solo l’efficientamento energetico ma anche le facciate verdi, i tetti a prato o piantumati, l’uso di materiali edilizi che assorbono smog e inquinamento. In una parola, comprendere che quelli legati all’ambiente non sono costi ma investimenti in futuro. E agire di conseguenza.

È evidente che questa azione può essere solo sinergica e coordinata, se vuole essere efficace: dunque via libera ai consorzi tra comuni per abbattere le spese e abituarsi a fare squadra, unendo le forze e moltiplicando le possibilità di reperire fondi, idee e creatività.

Un primo passo può essere l’adesione di più comuni possibili alla dichiarazione di emergenza ambientale, che riconosce l’azione umana e l’uso dei combustibili fossili come causa del disastro che ci attende e individua azioni concrete da mettere in campo a livello comunale e nazionale. È necessaria anche l’approvazione di mozioni che rendano effettivo l’obbligo di piantare un albero per ogni nuovo nato (e magari anche per ogni persona prematuramente morta), e introducano appunto programmi di riforestazione. È quanto spero di riuscire ad ottenere in Comune a Termoli; perché il nostro tempo sta per scadere, e come dice un proverbio cinese “Il momento migliore per piantare un albero era venti anni fa. Il secondo miglior momento è ora”. ☺

 

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