Un nuovo concetto di salute
14 Giugno 2023
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Un nuovo concetto di salute

Accadimenti recenti offrono l’opportunità di riflettere con più attenzione sulla necessità di un nuovo approccio alla salute. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), nel 1948, definì la salute “assenza di malattia” e “invalidità”, aggiungendovi anche “pieno benessere fisico, psichico e sociale”. Si deve, però, ora prendere coscienza che le condizioni sociali stanno diventando con sempre più evidenza i “determinanti socio-economici-culturali” della salute. Le tante, diversificate e diffuse forme di povertà (si pensi alle povertà relazionali) – volendo esemplificare – incidono in modo pesante sulla salute. I dati disponibili mostrano che, spesso, chi è povero si trova anche a vivere in ambienti malsani incorrendo in tal modo più facilmente nel rischio di malattie. Molte malattie, stanti l’impossibilità o le difficoltà di accesso ai servizi sanitari, incorrono in una decorrenza temporale più lunga e nel rischio di cronicizzazione. Si pensi alle tante e diverse solitudini che incidono sull’equilibrio mentale. Si pensi all’incidenza che hanno sulla salute la mancanza o la carenza di acqua o le difficoltà e i costi di accesso alla stessa. E ancora, la carenza di un’adeguata e sufficiente alimentazione incide sulla salute, specie in alcune fasi della vita, come del resto dover vivere in abitazioni inadeguate, con barriere architettoniche e/o culturali sulle condizioni socio-ambientali.
La pandemia ha documentato con forza e drammaticità come la salute dell’uomo (la nostra salute) sia strettamente legata con la salute degli animali e con la salute dell’ ambiente inteso in senso ampio. La pandemia ha contribuito (forse?) alla presa di coscienza di ciò che già stava accadendo da tempo: la trasmissione interspecifica di alcune patologie tra animali e essere umani. È ancora lenta e nebulosa la presa di coscienza che i cambiamenti climatici, l’inquinamento, lo sfruttamento incontrollato e distruttivo delle risorse naturali hanno incidenza sulla mia/nostra salute. Si è, infatti, ancora schiavi o schiavizzati da interessi ‘di bottega’. Si parla di one health, di planetary health identificando l’ambiente con l’ ecosistema.
Salute deve intendersi lo star bene, nella sua dimensione soggettiva e oggettiva, nel proprio contesto socio-economico-culturale stanti le proprie condizioni psico-fisiche e mentali. Deve essere uno ‘star bene’ in un contesto socio-culturale ‘amico’ che esalta e difende la capacità di ciascuno in ogni fase della vita. È un cambiamento del concetto di salute che impone una diversa politica dei servizi socio-sanitari che deve partire dal territorio; e cioè dagli spazi in cui le persone scelgono di vivere e in cui esprimono i loro bisogni. Si devono educare le persone alla care della salute per cui diventa necessario che psicologi, sociologi, medici, paramedici, studiosi dell’ambiente lavorino e collaborino al fine di comprendere le molteplici e intricate cause dello star male e, poi, individuare percorsi terapeutici appropriati e, ove ciò sia possibile, anche vincenti. La difesa della salute, lo star bene devono assumere centralità e le politiche socio-sanitarie devono porre al centro della prevenzione, della cura e dell’ organizzazione tutti i fattori che possono incidere sulla salute della comunità.
Informazione diffusa, accessibile e corretta ed educazione alla salute devono favorire l’acquisizione della consapevolezza dell’ interazione dei vari comportamenti. One health è una concezione globale della salute: la mia salute è anche la salute di tutti. È una concezione olistica: la salute umana è legata alla salute degli animali e dell’ambiente. È una rivoluzione lunga, difficile e densa di conflitti, ma sempre più necessaria. ☺

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