È di qualche tempo fa l’incontro tra una rappresentanza redazionale del nostro giornale e il vescovo di Campobasso GianCarlo Bregantini. Uno scambio sincero di opinioni sul quadro dell’infor- mazione in Molise e su contenuti e forme che La Fonte divulga sul territorio. Lo stile è stato squisitamente colloquiale e ha posto in chiara evidenza la totale disponibilità di tutto il gruppo a muoversi sul terreno di una comunicazione aperta al territorio: ai suoi bisogni, alle sue richieste e alle sue proposte.
E su quest’ultimo aspetto padre GianCarlo è stato molto determinato nello stimolare una strategia della comunicazione rivolta alla propositività; contro e oltre il costume diffuso di lasciarsi andare ai lamentii e al comodo criticume ricorrente nella piazzetta del paese, nel corso del capoluogo, nei bar e anche nelle sedi emerite della cultura convegnistica. Occorre dare spazio alle proposte per ridestare la volontà di esplorazione e di innovazione, in tempi in cui si stenta a uscir fuori dai recinti di un lessico soffocante: crisi, decrescita, cassa integrazione, precariato diffuso, incertezza di futuro… giovani senza futuro. Si può, ripercorrendo la storia, dare un taglio positivo al quadro per arrivare a riconoscere che in molte vicende umane sono state le crisi l’occasione propizia per aprire le porte al domani?
Nell’ultimo numero del settimanale della diocesi di Campobasso sono stati rilanciati i contenuti di un documento risalente al 1991: “La Chiesa italiana e le prospettive del paese”. E non erano tempi sereni quelli! Si pagavano i prezzi della lunga e complessa stagione di crisi politica e culturale degli anni ’70. Alcuni anni dopo ebbe grande risalto un vigoroso testo prodotto da personalità di alto rilievo, di ispirazione cattolica: “La politica educata”, con un sottotitolo significativo: per la formazione della coscienza civile in Italia. Tra gli autori figuravano Giorgio Campanini, Pietro Scoppola, Alberto Monticone, Giuseppe De Rita e Romano Prodi. Testimoni di grande spessore culturale, ecclesiale, politico che si cimentarono su temi che restano ancora oggi di viva attualità.
Per coglierne la rilevanza vale la pena citare due passaggi presenti nella introduzione di Franco Casavola. “Dobbiamo imparare a dire no alla politica maleducata e diseducante della propaganda demagogica, della lotta faziosa per il potere, delle egemonie autoritarie e intolleranti, se vogliamo realizzare la politica”educata” del buon governo rappresentativo, che agevola, correggendo e non reprimendo, l’autogoverno sociale.
Dobbiamo imparare a rifiutare l’antipolitica di gruppi e privati, che rivendicano la cattiva libertà dei propri egoismi localistici, corporativi, individuali e perseguire invece quella politica che si fa senso comune e del bene comune, tavola di solidarietà e di eguaglianza, comportamento giusto, e sa costruire dal basso, dall’inter- no di ciascuna casa e famiglia, la società e lo Stato, non in antagonismo ma in alleanza”.
Quando la società civile deciderà di adoperarsi per avviare in concreto questa operazione di mutamento dell’esistente, assumendosene il carico, senza deleghe di responsabilità e adoperandosi per dare stimoli in positivo, attraverso un’intera- zione corretta con la politica e le istituzioni? È un problema antico quanto l’uomo. Se qualcosa di positivo hanno le fasi più critiche della storia umana è proprio l’insorgenza della volontà, non più rinviabile, di dare avvio a nuove stagioni: volontà non delegabile che investe l’individuo, la famiglia, l’associazionismo, la religione e l’intera società civile.
Una buona notizia per il Molise. Rinasce la Scuola di Formazione all’impe- gno sociale e politico “P. Borsellino”, promossa nel 1993 dalla Caritas di Trivento. Animata e guidata allora, e ancor oggi, da un sacerdote di frontiera: Alberto Conti. È stato un laboratorio di testimonianze e di progettualità in campo ecclesiale, sociale e civile che ha coinvolto figure dalla più diversa provenienza, su tematiche di viva attualità: non solo accademiche elucubrazioni, ma propositività applicata ai territori più segregati dell’Italia come le zone interne d’ Abruzzo e Molise
È tempo di andare oltre i lamenti e di farsi carico, di adoperarsi per esplorare strade nuove in una logica che tenda sempre più a costruire rapporti, anche fra diversi, e per dare testimonianze di vita e di azione che pongano fine alla degenerazione culturale e ad una visione necrologica della storia in cui tutto è destinato a finire nel male, nella degenerazione, nella illegalità, nella violenza. E di questo si faccia carico anche chi, come noi, opera nel campo della comunicazione che oggi costituisce uno dei fattori che alimentano la sfiducia e un fatalismo rassegnato dinanzi allo snocciolare quotidiano degli scontri senza regole, di cui la politica offre una spettacolarizzazione invasiva, all’ invadenza ossessiva della cronaca nera su giornali e telegiornali, che si presta solo alla competizione tra redazioni.
Su questo terreno l’universo di terzo settore è chiamato a mobilitarsi attraverso concrete proposte di azione. La volontà di adoperarsi per la realizzazione sul nostro territorio di una Fondazione di Comunità si va traducendo in progetto. In questa fase ci si sta adoperando per dare forza di rappresentanza al Gruppo Promotore che dovrà delineare le aree di impegno, attingendo alle esperienze già attive nei territori del nord Italia. Un nuovo passo è stato avviato per assicurare all’interno del gruppo la presenza di interlocutori designati dalle Caritas che operano nelle diocesi presenti in Molise. Proseguirà intanto il raccordo con la Fondazione Sud per definire il programma di un evento pubblico da realizzare nell’ambito dell’incubatore di terzo settore di Campobasso entro la prossima primavera. Una iniziativa consimile è già in fase di programmazione con la Scuola di Formazione Sociale e Politica “Paolo Borsellino” di Trivento.
Non ci si muove per creare frastuono ma con la dovuta gradualità che l’impresa richiede e con la volontà di coinvolgere al massimo grado l’intero territorio, convinti che i cambiamenti avvengono soprattutto se ci si mobilita dalla base. Occorrerà muoversi sul piano della concretezza, dello sviluppo del territorio. A proposito della Fondazione Sud, scrive Stefano Zamagni tra i più accreditati esperti in materia: “…opererà in modo da risvegliare il territorio, mediante la creazione di apposite Fondazioni di Comunità, i talenti nascosti dell’imprenditorialità sociale e civile”. Tale risveglio si estenderà anche alla dimensione politica, nella direzione di promuovere una partecipazione attiva volta a far maturare una nuova stagione, che rilanci i valori costituzionali oggi alla ribalta di frequente nel frastuono convulso che tanto disserta e poco spazio lascia alla testimonianza. ☺
le.leone@tiscali.it
È di qualche tempo fa l’incontro tra una rappresentanza redazionale del nostro giornale e il vescovo di Campobasso GianCarlo Bregantini. Uno scambio sincero di opinioni sul quadro dell’infor- mazione in Molise e su contenuti e forme che La Fonte divulga sul territorio. Lo stile è stato squisitamente colloquiale e ha posto in chiara evidenza la totale disponibilità di tutto il gruppo a muoversi sul terreno di una comunicazione aperta al territorio: ai suoi bisogni, alle sue richieste e alle sue proposte.
E su quest’ultimo aspetto padre GianCarlo è stato molto determinato nello stimolare una strategia della comunicazione rivolta alla propositività; contro e oltre il costume diffuso di lasciarsi andare ai lamentii e al comodo criticume ricorrente nella piazzetta del paese, nel corso del capoluogo, nei bar e anche nelle sedi emerite della cultura convegnistica. Occorre dare spazio alle proposte per ridestare la volontà di esplorazione e di innovazione, in tempi in cui si stenta a uscir fuori dai recinti di un lessico soffocante: crisi, decrescita, cassa integrazione, precariato diffuso, incertezza di futuro… giovani senza futuro. Si può, ripercorrendo la storia, dare un taglio positivo al quadro per arrivare a riconoscere che in molte vicende umane sono state le crisi l’occasione propizia per aprire le porte al domani?
Nell’ultimo numero del settimanale della diocesi di Campobasso sono stati rilanciati i contenuti di un documento risalente al 1991: “La Chiesa italiana e le prospettive del paese”. E non erano tempi sereni quelli! Si pagavano i prezzi della lunga e complessa stagione di crisi politica e culturale degli anni ’70. Alcuni anni dopo ebbe grande risalto un vigoroso testo prodotto da personalità di alto rilievo, di ispirazione cattolica: “La politica educata”, con un sottotitolo significativo: per la formazione della coscienza civile in Italia. Tra gli autori figuravano Giorgio Campanini, Pietro Scoppola, Alberto Monticone, Giuseppe De Rita e Romano Prodi. Testimoni di grande spessore culturale, ecclesiale, politico che si cimentarono su temi che restano ancora oggi di viva attualità.
Per coglierne la rilevanza vale la pena citare due passaggi presenti nella introduzione di Franco Casavola. “Dobbiamo imparare a dire no alla politica maleducata e diseducante della propaganda demagogica, della lotta faziosa per il potere, delle egemonie autoritarie e intolleranti, se vogliamo realizzare la politica”educata” del buon governo rappresentativo, che agevola, correggendo e non reprimendo, l’autogoverno sociale.
Dobbiamo imparare a rifiutare l’antipolitica di gruppi e privati, che rivendicano la cattiva libertà dei propri egoismi localistici, corporativi, individuali e perseguire invece quella politica che si fa senso comune e del bene comune, tavola di solidarietà e di eguaglianza, comportamento giusto, e sa costruire dal basso, dall’inter- no di ciascuna casa e famiglia, la società e lo Stato, non in antagonismo ma in alleanza”.
Quando la società civile deciderà di adoperarsi per avviare in concreto questa operazione di mutamento dell’esistente, assumendosene il carico, senza deleghe di responsabilità e adoperandosi per dare stimoli in positivo, attraverso un’intera- zione corretta con la politica e le istituzioni? È un problema antico quanto l’uomo. Se qualcosa di positivo hanno le fasi più critiche della storia umana è proprio l’insorgenza della volontà, non più rinviabile, di dare avvio a nuove stagioni: volontà non delegabile che investe l’individuo, la famiglia, l’associazionismo, la religione e l’intera società civile.
Una buona notizia per il Molise. Rinasce la Scuola di Formazione all’impe- gno sociale e politico “P. Borsellino”, promossa nel 1993 dalla Caritas di Trivento. Animata e guidata allora, e ancor oggi, da un sacerdote di frontiera: Alberto Conti. È stato un laboratorio di testimonianze e di progettualità in campo ecclesiale, sociale e civile che ha coinvolto figure dalla più diversa provenienza, su tematiche di viva attualità: non solo accademiche elucubrazioni, ma propositività applicata ai territori più segregati dell’Italia come le zone interne d’ Abruzzo e Molise
È tempo di andare oltre i lamenti e di farsi carico, di adoperarsi per esplorare strade nuove in una logica che tenda sempre più a costruire rapporti, anche fra diversi, e per dare testimonianze di vita e di azione che pongano fine alla degenerazione culturale e ad una visione necrologica della storia in cui tutto è destinato a finire nel male, nella degenerazione, nella illegalità, nella violenza. E di questo si faccia carico anche chi, come noi, opera nel campo della comunicazione che oggi costituisce uno dei fattori che alimentano la sfiducia e un fatalismo rassegnato dinanzi allo snocciolare quotidiano degli scontri senza regole, di cui la politica offre una spettacolarizzazione invasiva, all’ invadenza ossessiva della cronaca nera su giornali e telegiornali, che si presta solo alla competizione tra redazioni.
Su questo terreno l’universo di terzo settore è chiamato a mobilitarsi attraverso concrete proposte di azione. La volontà di adoperarsi per la realizzazione sul nostro territorio di una Fondazione di Comunità si va traducendo in progetto. In questa fase ci si sta adoperando per dare forza di rappresentanza al Gruppo Promotore che dovrà delineare le aree di impegno, attingendo alle esperienze già attive nei territori del nord Italia. Un nuovo passo è stato avviato per assicurare all’interno del gruppo la presenza di interlocutori designati dalle Caritas che operano nelle diocesi presenti in Molise. Proseguirà intanto il raccordo con la Fondazione Sud per definire il programma di un evento pubblico da realizzare nell’ambito dell’incubatore di terzo settore di Campobasso entro la prossima primavera. Una iniziativa consimile è già in fase di programmazione con la Scuola di Formazione Sociale e Politica “Paolo Borsellino” di Trivento.
Non ci si muove per creare frastuono ma con la dovuta gradualità che l’impresa richiede e con la volontà di coinvolgere al massimo grado l’intero territorio, convinti che i cambiamenti avvengono soprattutto se ci si mobilita dalla base. Occorrerà muoversi sul piano della concretezza, dello sviluppo del territorio. A proposito della Fondazione Sud, scrive Stefano Zamagni tra i più accreditati esperti in materia: “…opererà in modo da risvegliare il territorio, mediante la creazione di apposite Fondazioni di Comunità, i talenti nascosti dell’imprenditorialità sociale e civile”. Tale risveglio si estenderà anche alla dimensione politica, nella direzione di promuovere una partecipazione attiva volta a far maturare una nuova stagione, che rilanci i valori costituzionali oggi alla ribalta di frequente nel frastuono convulso che tanto disserta e poco spazio lascia alla testimonianza. ☺
È di qualche tempo fa l’incontro tra una rappresentanza redazionale del nostro giornale e il vescovo di Campobasso GianCarlo Bregantini. Uno scambio sincero di opinioni sul quadro dell’infor- mazione in Molise e su contenuti e forme che La Fonte divulga sul territorio. Lo stile è stato squisitamente colloquiale e ha posto in chiara evidenza la totale disponibilità di tutto il gruppo a muoversi sul terreno di una comunicazione aperta al territorio: ai suoi bisogni, alle sue richieste e alle sue proposte.
E su quest’ultimo aspetto padre GianCarlo è stato molto determinato nello stimolare una strategia della comunicazione rivolta alla propositività; contro e oltre il costume diffuso di lasciarsi andare ai lamentii e al comodo criticume ricorrente nella piazzetta del paese, nel corso del capoluogo, nei bar e anche nelle sedi emerite della cultura convegnistica. Occorre dare spazio alle proposte per ridestare la volontà di esplorazione e di innovazione, in tempi in cui si stenta a uscir fuori dai recinti di un lessico soffocante: crisi, decrescita, cassa integrazione, precariato diffuso, incertezza di futuro… giovani senza futuro. Si può, ripercorrendo la storia, dare un taglio positivo al quadro per arrivare a riconoscere che in molte vicende umane sono state le crisi l’occasione propizia per aprire le porte al domani?
Nell’ultimo numero del settimanale della diocesi di Campobasso sono stati rilanciati i contenuti di un documento risalente al 1991: “La Chiesa italiana e le prospettive del paese”. E non erano tempi sereni quelli! Si pagavano i prezzi della lunga e complessa stagione di crisi politica e culturale degli anni ’70. Alcuni anni dopo ebbe grande risalto un vigoroso testo prodotto da personalità di alto rilievo, di ispirazione cattolica: “La politica educata”, con un sottotitolo significativo: per la formazione della coscienza civile in Italia. Tra gli autori figuravano Giorgio Campanini, Pietro Scoppola, Alberto Monticone, Giuseppe De Rita e Romano Prodi. Testimoni di grande spessore culturale, ecclesiale, politico che si cimentarono su temi che restano ancora oggi di viva attualità.
Per coglierne la rilevanza vale la pena citare due passaggi presenti nella introduzione di Franco Casavola. “Dobbiamo imparare a dire no alla politica maleducata e diseducante della propaganda demagogica, della lotta faziosa per il potere, delle egemonie autoritarie e intolleranti, se vogliamo realizzare la politica”educata” del buon governo rappresentativo, che agevola, correggendo e non reprimendo, l’autogoverno sociale.
Dobbiamo imparare a rifiutare l’antipolitica di gruppi e privati, che rivendicano la cattiva libertà dei propri egoismi localistici, corporativi, individuali e perseguire invece quella politica che si fa senso comune e del bene comune, tavola di solidarietà e di eguaglianza, comportamento giusto, e sa costruire dal basso, dall’inter- no di ciascuna casa e famiglia, la società e lo Stato, non in antagonismo ma in alleanza”.
Quando la società civile deciderà di adoperarsi per avviare in concreto questa operazione di mutamento dell’esistente, assumendosene il carico, senza deleghe di responsabilità e adoperandosi per dare stimoli in positivo, attraverso un’intera- zione corretta con la politica e le istituzioni? È un problema antico quanto l’uomo. Se qualcosa di positivo hanno le fasi più critiche della storia umana è proprio l’insorgenza della volontà, non più rinviabile, di dare avvio a nuove stagioni: volontà non delegabile che investe l’individuo, la famiglia, l’associazionismo, la religione e l’intera società civile.
Una buona notizia per il Molise. Rinasce la Scuola di Formazione all’impe- gno sociale e politico “P. Borsellino”, promossa nel 1993 dalla Caritas di Trivento. Animata e guidata allora, e ancor oggi, da un sacerdote di frontiera: Alberto Conti. È stato un laboratorio di testimonianze e di progettualità in campo ecclesiale, sociale e civile che ha coinvolto figure dalla più diversa provenienza, su tematiche di viva attualità: non solo accademiche elucubrazioni, ma propositività applicata ai territori più segregati dell’Italia come le zone interne d’ Abruzzo e Molise
È tempo di andare oltre i lamenti e di farsi carico, di adoperarsi per esplorare strade nuove in una logica che tenda sempre più a costruire rapporti, anche fra diversi, e per dare testimonianze di vita e di azione che pongano fine alla degenerazione culturale e ad una visione necrologica della storia in cui tutto è destinato a finire nel male, nella degenerazione, nella illegalità, nella violenza. E di questo si faccia carico anche chi, come noi, opera nel campo della comunicazione che oggi costituisce uno dei fattori che alimentano la sfiducia e un fatalismo rassegnato dinanzi allo snocciolare quotidiano degli scontri senza regole, di cui la politica offre una spettacolarizzazione invasiva, all’ invadenza ossessiva della cronaca nera su giornali e telegiornali, che si presta solo alla competizione tra redazioni.
Su questo terreno l’universo di terzo settore è chiamato a mobilitarsi attraverso concrete proposte di azione. La volontà di adoperarsi per la realizzazione sul nostro territorio di una Fondazione di Comunità si va traducendo in progetto. In questa fase ci si sta adoperando per dare forza di rappresentanza al Gruppo Promotore che dovrà delineare le aree di impegno, attingendo alle esperienze già attive nei territori del nord Italia. Un nuovo passo è stato avviato per assicurare all’interno del gruppo la presenza di interlocutori designati dalle Caritas che operano nelle diocesi presenti in Molise. Proseguirà intanto il raccordo con la Fondazione Sud per definire il programma di un evento pubblico da realizzare nell’ambito dell’incubatore di terzo settore di Campobasso entro la prossima primavera. Una iniziativa consimile è già in fase di programmazione con la Scuola di Formazione Sociale e Politica “Paolo Borsellino” di Trivento.
Non ci si muove per creare frastuono ma con la dovuta gradualità che l’impresa richiede e con la volontà di coinvolgere al massimo grado l’intero territorio, convinti che i cambiamenti avvengono soprattutto se ci si mobilita dalla base. Occorrerà muoversi sul piano della concretezza, dello sviluppo del territorio. A proposito della Fondazione Sud, scrive Stefano Zamagni tra i più accreditati esperti in materia: “…opererà in modo da risvegliare il territorio, mediante la creazione di apposite Fondazioni di Comunità, i talenti nascosti dell’imprenditorialità sociale e civile”. Tale risveglio si estenderà anche alla dimensione politica, nella direzione di promuovere una partecipazione attiva volta a far maturare una nuova stagione, che rilanci i valori costituzionali oggi alla ribalta di frequente nel frastuono convulso che tanto disserta e poco spazio lascia alla testimonianza. ☺
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