una nuova rappresentanza diCristina Muccilli | La Fonte TV
La sinistra radicale ha promosso un grande momento di elaborazione e proposto, per le prossime elezioni, la nascita di un nuovo soggetto politico alternativo al centrosinistra. Le premesse sono tutte nella natura ormai centrista del PD e nel suo incondizionato appoggio alle politiche di grave scompenso sociale del governo Monti e nella necessità di “far emergere, con l’impegno collettivo, una nuova rappresentanza politica preparata, capace, disinteressata al tornaconto personale e realmente al servizio della comunità”.
Nulla è trapelato sui vari media, quasi si tratti di una congiura di antichi carbonari, nessuno ne ha parlato, nemmeno le testate televisive più virtuose, il dibattito si è svolto tutto all’interno de Il manifesto senza riuscire a tracimare al di fuori. Questo mi dà molto da pensare perché, se da una parte è vero che la cultura politica alternativa non si nutre né si alimenta attraverso i comuni strumenti di informazione, dall’altra si rischia (non la ghettizzazione settaria propria solo dei gruppuscoli) di non fare partecipe gran parte della società che pure potrebbe essere interessata ad una trasformazione del modo di intendere la politica.
La partecipazione, il controllo collettivo sulle scelte politiche, l’interesse primario ad una equa collocazione dei beni comuni, questi i grandi nodi che dovremo tentare di sciogliere se miriamo ad una concreta possibilità di mutamento.
Ma Che fare? chiedeva qualcuno che di cambiamenti se ne intendeva. Non so dare risposte precise, ma so che è fondamentale prospettare trasformazioni reali nelle proposte e nelle metodologie.
Per parlare di cose che ci riguardano da vicino prenderò ad esempio le prossime elezioni regionali. Il centrosinistra avrà le sue brave primarie, vecchie collocazioni e nuovi scontri, i risultati sono tristemente noti fin da ora, chiunque ne risulterà vincitore. Ebbene se dovessimo immaginare di proporre una compagine alternativa a o in queste primarie dovremmo fare delle scelte radicali. Dovremmo individuare un militante o un garante di posizioni condivise da una base di cittadinanza critica, che sia trasparentemente a favore:
– di una politica per il territorio – contro lo scempio dell’eolico e fotovoltaico selvaggio e il suicidio delle centrali a biomasse, per una programmazione di valorizzazione del paesaggio e dei beni culturali, per una crescita mirata e protetta dell’agroalimentare -,
– dell’acqua come bene comune, pubblica e non commercializzabile,
– di una sanità pubblica ed efficiente, i cui sperperi non ricadano sul cittadino,
– di una politica del lavoro che includa e tuteli giovani, migranti e territorio – unica prospettiva percorribile per il Molise e non solo -.
Questi i contenuti, rimane il problema della rappresentanza, chi dovrebbero essere i portatori di queste istanze? Portatori sani:
– in netta discontinuità con la governance del passato – che pure qualche responsabilità dello sfacelo odierno deve prendersela -,
– che garantiscano prassi democratiche, un rapporto dialettico con l’elettorato e siano soprattutto animati da autentica passione civile,
– capaci di elaborazione politica e in costante contatto con le reali problematiche del cittadino e del territorio,
– consapevoli della esclusiva valenza di servizio del proprio mandato,
– che non attuino comportamenti di schizofrenia politica che li veda schierati su fronti opposti a seconda che parlino come rappresentanti regionali o componenti di un partito.
In ultima analisi non possiamo proporci come alternativa se non siamo alternativi nei contenuti e nella prassi e credo di non sbagliare dicendo che per le regionali – diverse sono le considerazioni per le politiche – non abbiamo né nomi credibili da proporre e tantomeno un omogeneo e strutturato elettorato destinatario della proposta.
Né vale aggrapparsi alla disperata scelta del meno peggio, del “ho una certa età, sono stanco di perdere”: sono considerazioni sterili, le cose accadono indipendentemente dalla nostra volontà, certamente anche col nostro apporto, ma solo quando e se ci sono tutte le condizioni perché accadano. I ripescaggi politici sono infruttuosi, le scelte non motivate da urgenze sociali non hanno esiti positivi.
Se vogliamo cambiare le cose dobbiamo continuare a lavorare per promuovere il cambiamento, finché ne avremo la voglia e la forza. ☺
cristina.muccilli@gmail.com
La sinistra radicale ha promosso un grande momento di elaborazione e proposto, per le prossime elezioni, la nascita di un nuovo soggetto politico alternativo al centrosinistra. Le premesse sono tutte nella natura ormai centrista del PD e nel suo incondizionato appoggio alle politiche di grave scompenso sociale del governo Monti e nella necessità di “far emergere, con l’impegno collettivo, una nuova rappresentanza politica preparata, capace, disinteressata al tornaconto personale e realmente al servizio della comunità”.
Nulla è trapelato sui vari media, quasi si tratti di una congiura di antichi carbonari, nessuno ne ha parlato, nemmeno le testate televisive più virtuose, il dibattito si è svolto tutto all’interno de Il manifesto senza riuscire a tracimare al di fuori. Questo mi dà molto da pensare perché, se da una parte è vero che la cultura politica alternativa non si nutre né si alimenta attraverso i comuni strumenti di informazione, dall’altra si rischia (non la ghettizzazione settaria propria solo dei gruppuscoli) di non fare partecipe gran parte della società che pure potrebbe essere interessata ad una trasformazione del modo di intendere la politica.
La partecipazione, il controllo collettivo sulle scelte politiche, l’interesse primario ad una equa collocazione dei beni comuni, questi i grandi nodi che dovremo tentare di sciogliere se miriamo ad una concreta possibilità di mutamento.
Ma Che fare? chiedeva qualcuno che di cambiamenti se ne intendeva. Non so dare risposte precise, ma so che è fondamentale prospettare trasformazioni reali nelle proposte e nelle metodologie.
Per parlare di cose che ci riguardano da vicino prenderò ad esempio le prossime elezioni regionali. Il centrosinistra avrà le sue brave primarie, vecchie collocazioni e nuovi scontri, i risultati sono tristemente noti fin da ora, chiunque ne risulterà vincitore. Ebbene se dovessimo immaginare di proporre una compagine alternativa a o in queste primarie dovremmo fare delle scelte radicali. Dovremmo individuare un militante o un garante di posizioni condivise da una base di cittadinanza critica, che sia trasparentemente a favore:
– di una politica per il territorio – contro lo scempio dell’eolico e fotovoltaico selvaggio e il suicidio delle centrali a biomasse, per una programmazione di valorizzazione del paesaggio e dei beni culturali, per una crescita mirata e protetta dell’agroalimentare -,
– dell’acqua come bene comune, pubblica e non commercializzabile,
– di una sanità pubblica ed efficiente, i cui sperperi non ricadano sul cittadino,
– di una politica del lavoro che includa e tuteli giovani, migranti e territorio – unica prospettiva percorribile per il Molise e non solo -.
Questi i contenuti, rimane il problema della rappresentanza, chi dovrebbero essere i portatori di queste istanze? Portatori sani:
– in netta discontinuità con la governance del passato – che pure qualche responsabilità dello sfacelo odierno deve prendersela -,
– che garantiscano prassi democratiche, un rapporto dialettico con l’elettorato e siano soprattutto animati da autentica passione civile,
– capaci di elaborazione politica e in costante contatto con le reali problematiche del cittadino e del territorio,
– consapevoli della esclusiva valenza di servizio del proprio mandato,
– che non attuino comportamenti di schizofrenia politica che li veda schierati su fronti opposti a seconda che parlino come rappresentanti regionali o componenti di un partito.
In ultima analisi non possiamo proporci come alternativa se non siamo alternativi nei contenuti e nella prassi e credo di non sbagliare dicendo che per le regionali – diverse sono le considerazioni per le politiche – non abbiamo né nomi credibili da proporre e tantomeno un omogeneo e strutturato elettorato destinatario della proposta.
Né vale aggrapparsi alla disperata scelta del meno peggio, del “ho una certa età, sono stanco di perdere”: sono considerazioni sterili, le cose accadono indipendentemente dalla nostra volontà, certamente anche col nostro apporto, ma solo quando e se ci sono tutte le condizioni perché accadano. I ripescaggi politici sono infruttuosi, le scelte non motivate da urgenze sociali non hanno esiti positivi.
Se vogliamo cambiare le cose dobbiamo continuare a lavorare per promuovere il cambiamento, finché ne avremo la voglia e la forza. ☺
La sinistra radicale ha promosso un grande momento di elaborazione e proposto, per le prossime elezioni, la nascita di un nuovo soggetto politico alternativo al centrosinistra. Le premesse sono tutte nella natura ormai centrista del PD e nel suo incondizionato appoggio alle politiche di grave scompenso sociale del governo Monti e nella necessità di “far emergere, con l’impegno collettivo, una nuova rappresentanza politica preparata, capace, disinteressata al tornaconto personale e realmente al servizio della comunità”.
Nulla è trapelato sui vari media, quasi si tratti di una congiura di antichi carbonari, nessuno ne ha parlato, nemmeno le testate televisive più virtuose, il dibattito si è svolto tutto all’interno de Il manifesto senza riuscire a tracimare al di fuori. Questo mi dà molto da pensare perché, se da una parte è vero che la cultura politica alternativa non si nutre né si alimenta attraverso i comuni strumenti di informazione, dall’altra si rischia (non la ghettizzazione settaria propria solo dei gruppuscoli) di non fare partecipe gran parte della società che pure potrebbe essere interessata ad una trasformazione del modo di intendere la politica.
La partecipazione, il controllo collettivo sulle scelte politiche, l’interesse primario ad una equa collocazione dei beni comuni, questi i grandi nodi che dovremo tentare di sciogliere se miriamo ad una concreta possibilità di mutamento.
Ma Che fare? chiedeva qualcuno che di cambiamenti se ne intendeva. Non so dare risposte precise, ma so che è fondamentale prospettare trasformazioni reali nelle proposte e nelle metodologie.
Per parlare di cose che ci riguardano da vicino prenderò ad esempio le prossime elezioni regionali. Il centrosinistra avrà le sue brave primarie, vecchie collocazioni e nuovi scontri, i risultati sono tristemente noti fin da ora, chiunque ne risulterà vincitore. Ebbene se dovessimo immaginare di proporre una compagine alternativa a o in queste primarie dovremmo fare delle scelte radicali. Dovremmo individuare un militante o un garante di posizioni condivise da una base di cittadinanza critica, che sia trasparentemente a favore:
– di una politica per il territorio – contro lo scempio dell’eolico e fotovoltaico selvaggio e il suicidio delle centrali a biomasse, per una programmazione di valorizzazione del paesaggio e dei beni culturali, per una crescita mirata e protetta dell’agroalimentare -,
– dell’acqua come bene comune, pubblica e non commercializzabile,
– di una sanità pubblica ed efficiente, i cui sperperi non ricadano sul cittadino,
– di una politica del lavoro che includa e tuteli giovani, migranti e territorio – unica prospettiva percorribile per il Molise e non solo -.
Questi i contenuti, rimane il problema della rappresentanza, chi dovrebbero essere i portatori di queste istanze? Portatori sani:
– in netta discontinuità con la governance del passato – che pure qualche responsabilità dello sfacelo odierno deve prendersela -,
– che garantiscano prassi democratiche, un rapporto dialettico con l’elettorato e siano soprattutto animati da autentica passione civile,
– capaci di elaborazione politica e in costante contatto con le reali problematiche del cittadino e del territorio,
– consapevoli della esclusiva valenza di servizio del proprio mandato,
– che non attuino comportamenti di schizofrenia politica che li veda schierati su fronti opposti a seconda che parlino come rappresentanti regionali o componenti di un partito.
In ultima analisi non possiamo proporci come alternativa se non siamo alternativi nei contenuti e nella prassi e credo di non sbagliare dicendo che per le regionali – diverse sono le considerazioni per le politiche – non abbiamo né nomi credibili da proporre e tantomeno un omogeneo e strutturato elettorato destinatario della proposta.
Né vale aggrapparsi alla disperata scelta del meno peggio, del “ho una certa età, sono stanco di perdere”: sono considerazioni sterili, le cose accadono indipendentemente dalla nostra volontà, certamente anche col nostro apporto, ma solo quando e se ci sono tutte le condizioni perché accadano. I ripescaggi politici sono infruttuosi, le scelte non motivate da urgenze sociali non hanno esiti positivi.
Se vogliamo cambiare le cose dobbiamo continuare a lavorare per promuovere il cambiamento, finché ne avremo la voglia e la forza. ☺
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