una nuova stagione
17 Aprile 2010 Share

una nuova stagione

 

Il Governo di Romano Prodi, pur con un margine di un solo voto in più al Senato, e nonostante i  ventuno partiti e gruppi che compongono l’eterogenea coalizione, è riuscito in 18 mesi a stabilizzare i conti pubblici, incentivare lo sviluppo e avviare una redistribuzione del reddito verso le fasce più deboli della popolazione. Nella manovra Finanziaria per il 2008 approvata in Consiglio dei Ministri ci sono cento buone notizie per gli italiani, che spaziano dal calo delle tasse per le imprese (IRAP dal 4,25 al 3,9 e IRES dal 33 al 28% ), agli aiuti alle famiglie più povere, il sostegno per pagare gli affitti, le agevolazioni ai giovani, gli investimenti per le infrastrutture e per il Mezzogiorno, fino all’aumento dei fondi per la sanità pubblica e per le politiche sociali. Nel disegno di legge collegato che recepisce l’Accordo tra CGIL-CISL-UIL e Confindustria ci sono l’aumento delle pensioni basse, il riscatto dei contributi per i giovani parasubordinati, il superamento dello scalone di Maroni che obbligava dal 1 gennaio 2008 ad andare in pensione a 60 anni, l’aumento dell’indennità di disoccupazione, sia nell’importo che nella durata, la rivalutazione delle pensioni ed il riconoscimento di un regime migliorativo per i lavori usuranti.

Grazie all’Intesa tra Governo e Parti Sociali saranno redistribuiti, nei prossimi anni, circa 40 miliardi di euro verso le classi meno abbienti e le persone più povere. Il largo consenso ricevuto da quattro milioni di lavoratori e pensionati, sui cinque che hanno votato al referendum, conferma la bontà dell’Accordo, rimarca il valore della partecipazione democratica e, di converso, stabilizza la compagine di governo, a dispetto di quanti soffiano sul vento dell’antipolitica per riportare Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi.

Ovviamente aver predisposto una buona legge finanziaria che, dopo decenni, si orienta a favore delle aree sociali più deboli, e aver siglato un dignitoso Protocollo con Sindacati e Imprese, non significa nulla in termini di precarietà di equilibri del Governo di Centro-Sinistra. Resta immutata la situazione al Senato, con una sostanziale parità che rende accidentato l’iter parlamentare di qualsiasi provvedimento. E non agevola la prospettiva politica della coalizione governativa il fatto che, proprio a Palazzo Madama,  si moltiplicano i gruppi che in diversi casi sono costituiti da un solo senatore. Quindi permane un’incertezza di fondo sul quadro politico-istituzionale che rischia di rimanere prigioniero delle divisioni, dei particolarismi e dei personalismi.

Ed è sempre attuale la possibile caduta di Romano Prodi, il che impedirebbe sia l’approvazione di una buona manovra di bilancio sia il collegato disegno di recepimento dell’Accordo con le parti sociali. Probabilmente il varo di un qualsiasi altro Governo, tecnico o meno che sia, riscriverebbe in chiave moderata la Finanziaria e rimetterebbe in discussione, da destra, il Protocollo su lavoro e pensioni. A gennaio si andrebbe in pensione solo avendo compiuto i 60 anni e addio agli interventi in favore dei giovani e dei più poveri. Purtroppo non abbiamo strumenti per scongiurare una tale eventualità. Il tutto è demandato al buon senso dei ventuno gruppi, partiti e partitini del Centro-Sinistra, sperando che gli stessi sappiano trovare saggiamente una buona sintesi politica, garantendo il prosieguo dell’attività del Governo, con la più consistente presenza della sinistra che la storia della Repubblica ricordi.

Rimane la questione strutturale di un sistema istituzionale che non può reggere in tali condizioni. Occorre una capacità di ripensare le forme della politica, i partiti e la rappresentanza. Per i cittadini le cose devono essere più chiare e più semplici. Per questo ho partecipato convintamene alla costruzione di un grande partito popolare e riformista: credo utile, per le persone, che ci sia un’unica forza socialista e di sinistra, un grande aggregato di destra, una casa dei moderati ed il Partito Democratico. Solo una semplificazione del sistema ed il superamento di una frammentazione dannosa può restituire alla politica quella capacità di aggregazione, rappresentanza ed efficacia che aiuta a trasformare in provvedimenti governativi i programmi elettorali votati dai cittadini. E per una simile prospettiva dobbiamo impegnarci perché, senza una buona politica, lo sbocco è l’uomo solo al comando. ☺

petraroia.michele@virgilio.it

 

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