l’alloro
22 Marzo 2010 Share

l’alloro

 

L’alloro, albero o arbusto sempreverde che può raggiungere dimensioni notevoli (fino a 10 metri di altezza), è una delle piante tipiche della macchia mediterranea. Lo si trova unito ad altre piante ma anche solo, a formare il lauretum o macchia ad alloro lungo la fascia costiera dei paesi che circondano il Mediterraneo, nella stessa area di vegetazione dell’olivo, dal livello del mare fino ai 500-600 metri di altitudine. Spesso si trova coltivato nei regolari e simmetrici giardini all’italiana, perché la sua folta e lucida chioma si presta, con la potatura, ad assumere forme globose o piramidali molto decorative.

È una pianta dioica, quindi la produzione dei semi si ha solo in presenza contemporanea di piante maschili e femminili (il kiwi è un esempio di pianta dioica). I frutti sono delle bacche commestibili, con proprietà medicinali, di forma ovoidale che a completa maturazione assumono una colorazione nero violacea.

  Il suo nome scientifico Laurus nobilis allude al fatto che presso il popolo ellenico era consacrato ad Apollo, dio del sole, e perciò considerato il simbolo della gloria. Sia i Greci che i Romani cingevano con corone di lauro il capo degli eroi e dei trionfatori, dei poeti e degli artisti.  Se l’alloro è ritenuto simbolo di sapienza e gloria e con esso si onoravano poeti e atleti, presso il popolo italiano vanta in merito una particolare tradizione. E non a caso è riportato, al lato sinistro della ruota dentata, nello stemma della Repubblica Italiana (sul lato destro vi compare invece, come si ricorderà, un ramoscello di quercia, pianta trattata nell’ultimo numero de la fonte. Nel Medioevo la corona di alloro fu riservata anche a giovani dottori che superavano difficili esami; da questa usanza deriva il titolo accademico di “laurea”.

“L’aura si sente / d’un fresco ed odorifero laureto” canta il Petrarca nella lirica CXXIX del Canzoniere (vv. 69-70). E l’intenso profumo caratteristico dell’alloro è dovuto ad un olio essenziale contenuto nelle cellule delle sue foglie e si avverte non appena queste vengono strofinate con le dita. Anche il legno, ricco di queste sostanze aromatiche, viene usato nella fabbricazione di piccoli mobili, cassette e scatole, assai pregiate perché conservano il profumo inalterato.

Ma oltre al profumo e i significati simbolici, l’alloro possiede moltissime altre virtù.

L’olio essenziale contenuto in tutte le parti della pianta ha proprietà antisettiche e disinfettanti: i rami, per esempio, venivano usati nelle grandi epidemie del passato, per ottenere fuochi e fumigazioni con cui circoscrivere ed arrestare il contagio. Oggi invece vengono utilizzati per affumicare e aromatizzare salumi.

Un piatto prelibato è ’u fech’te erruste. Ricordo con nostalgia la preparazione di questo piatto nel quale l’alloro non poteva mancare. Quanta meticolosità nell’avvolgere il fegato c’a rezze (l’omento del suino) e con foglie fresche di alloro per cuocerlo arrosto! Era un rito nella mia famiglia, di tradizione contadina legata radicalmente a usi e costumi locali. Anche Trilussa, famoso poeta romanesco, ricorda nella sua poesia Li pensieri dell’Arberi come l’alloro renda più appetibile l’arrosto di fegato:

“L’alloro dice: – Poveretti noi!

Dove so’ annati queli tempi belli

quanno servivo a incoronà l’eroi?

Ormai lavoro pe’ li fegatelli:

o ar più per intreccià quarche corona

su la fronte sudata d’un podista

c’ha vinto er premio de la maratona!

  Sempre per le sue doti antisettiche non manca mai nelle marinate che precedono la cottura delle carni e conferisce ai cibi un’azione digestiva e tonificante.

L’infuso, preparato versando 100 g di acqua bollente su di un pizzico di foglie (circa 2 g), ha proprietà sudorifere, diuretiche ed antireumatiche; dolcificato con miele e bevuto caldo, è di grande sollievo in caso di raffreddori ed influenze.

Il decotto, ottenuto facendo bollire per alcuni minuti gli stessi ingredienti e dosi dell’infuso ed un quantitativo doppio di buccia d’arancia (4 g), è un’ottima bevanda che trova indicazione nelle gastriti, è piacevole da bere e facilita digestioni un po’ laboriose. Il decotto con le bacche di alloro (un cucchiaio colmo di bacche per un litro d’acqua bollito per un minuto e lasciato in infusione per 10 minuti) è molto utile, invece, in caso di affaticamento dopo malattie infettive, bronchiti e sinusiti.

Foglie e bacche vengono impiegate anche per bagni aromatici, tonificanti che ristorano dalle fatiche della giornata. Basta bollire per 20 minuti una manciata di bacche ed una di foglie in due litri d’acqua, lasciare riposare mezz’ora, colare ed aggiungere all’acqua tiepida del bagno. Un pugno di bacche ben mature, grossolanamente tritate e bollite per mezz’ora in un litro d’acqua, fornisce inoltre un buon estratto per pediluvi riposanti e profumati.

Un liquore contro il freddo si prepara mettendo a macerare 35 foglie di alloro in 250 g di alcol. Dopo una settimana si prepara uno sciroppo facendo bollire 250 g di zucchero in 200 g di acqua. Quando lo sciroppo sarà completamente raffreddato, lo si aggiunge all’estratto preparato con foglie ed alcol. Si filtra, si imbottiglia e si lascia riposare per qualche mese. Un bicchierino di liquore di alloro sarà di sollievo, nel freddo dell’inverno, contro raffreddori ed influenze e, se pure non farà miracoli, riuscirà almeno a sollevare il morale.

Patate all’alloro

Sbucciare delle belle patate di medie dimensioni e di forma ovale; tagliarle a metà nel senso della lunghezza, salare leggermente le due parti, appoggiarvi una foglia di alloro e richiuderle.  Avvolgere le patate in sottili fette di pancetta e quindi in fogli di alluminio, una per una, chiudendo bene gli involucri. Cuocere nel forno o fra le braci del camino per tre quarti d’ora. ☺

giannotti.gildo@gmail.com

 

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