Una nuova stagione
6 Giugno 2022
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Una nuova stagione

Lettera aperta a quanti vogliono scommettere sul cambiamento

La regione Molise ha bisogno di incamminarsi necessariamente verso una nuova stagione, pena la sua implosione. Una rete di movimenti e associazioni tornano a parlare di sviluppo, ambiente, sanità, in una parola di politica, nel senso alto e autentico del termine. Un futuro roseo non ce lo regala nessuno ma è esclusivo frutto di lavoro e impegno da parte di tutti, perché non esistono gli uomini della provvidenza e, quando sono stati acclamati, hanno fatto danni irreparabili, compreso l’attuale capo del governo Draghi. Sembrava a larga parte dell’informazione e ai suoi corifei che senza di lui l’Italia non sarebbe andata da nessuna parte: era indispensabile come presidente del consiglio e oggi sono ancora pochi a scommetterci; era essenziale eleggerlo presidente della repubblica e per fortuna non accadde; ora vorrebbe guidare la NATO, ma forse sarebbe meglio se ripiegasse sull’amministrazione di qualche condominio, ammesso che ne abbia le forze. Da che mondo è mondo un banchiere ha mai fatto l’interesse della collettività e soprattutto dei poveri?

Per fortuna nel Molise non si intravvedono sulla scena persone di cui non si può fare a meno, ecco perché è necessario rimboccarci le maniche e lavorare sodo. Il grande musicista Ennio Morricone – sarà solo per modestia?- diceva che nel suo lavoro l’1% era ispirazione il resto traspirazione, sudore. Lo stesso vale per noi se vogliamo ricostruire una regione massacrata dagli ultimi governi che oscillano come un pendolo da destra a sinistra. È forse il caso di buttare il pendolo e di tornare alla meridiana che ha bisogno della luce del sole e non può stare né agire nell’ombra. È esclusivo demerito nostro se, come abili prestigiatori, mischiamo le carte ma poi finiamo per tirare fuori sempre le stesse figure, che spesso si sono rivelate figuri, anche loschi!

È necessario aggregarsi non per vincere ma per governare. Mi spiego meglio perché la differenza è fondamentale. Fino al recente passato si compattavano a destra e a sinistra e poi entrambi gli schieramenti imploravano l’intervento della corazzata di Patriciello per fare la differenza e vincere. E lui si concedeva ora all’uno ora all’altro facendo pesare il suo appoggio, determinante per la vittoria. Il programma di governo, quando c’era, per quel che serviva, poteva essere scaricato da internet, perché tanto non incideva minimamente sulla gestione di quella che considerano “cosa nostra” visto che non era “cosa pubblica”. Alle scorse elezioni regionali, per rastrellare voti hanno messo in lista quasi un terzo dei molisani! Hanno vinto, perché c’è sempre un parente, un amico, un compare da sostenere in vista del fatidico “non si sa mai mi dovesse servire qualcosa” ma non stanno governando perché un’accozzaglia erano e un’ accozzaglia sono rimasti.

Insieme per governare significa recuperare credibilità presso le persone, restituire dignità ai tanti ricattati o a cui si fanno promesse illusorie, verificare nelle assemblee, nei convegni i progetti da realizzare per il bene comune e assicurare un futuro vivibile alla regione e solo dopo trovare persone serie, credibili e competenti da candidare perché i progetti non restino chimere. Non è detto che si vincerà perché il potere clientelare da frantumare è elevato ma sicuramente si restituirà dignità alla politica e non potremo rimproverarci di non averci provato. Intanto ci consola un fatto: quelli che attualmente ci sgovernano cominciano ad avere paura tanto che hanno alzato dal 3% al 5% la soglia di sbarramento. Presto un fiume in piena li travolgerà e di loro rimarranno solo le macerie che hanno prodotto in questi infelici anni.

È necessario camminare insieme e per farlo bisogna ascoltarsi. Papa Francesco lo va riproponendo alla chiesa cattolica che è nata sinodale ma poi, periodicamente, il servizio diventa autorità e il potere dei segni si trasforma in segni del potere! L’immagine di chiesa nella percezione della maggioranza è quella di struttura piramidale, clericale e maschilista in tutte le sue espressioni fino alle sperdute parrocchie, dove preti e laici si coprono di ruoli e titoli pur di differenziarsi in qualche modo dagli altri. La riprova di quanto sia difficile decidere insieme ce lo mostra la Conferenza Episcopale Italiana che per non assumersi la responsabilità di eleggere il loro presidente lo ha demandato al papa! I vescovi, però, avendo avuto sentore che il papa avrebbe gradito Augusto Paolo Lojudice, vescovo di Siena, hanno scelto, per mostrare che nel loro piccolo “anche le formiche si incazzano”, per questo quinquennio, Matteo Zuppi, vescovo di Bologna. Ottima scelta ma il suo stile semplice, affabile, evangelico è modello ed espressione dei nostri vescovi o semplice piaggeria nei confronti del papa, in attesa che passi la nottata? Quanta strada ancora c’è da fare per tornare ad essere chiesa sinodale ma, poiché il cattolico è anche cittadino, i nuovi percorsi si incrociano e si fecondano reciprocamente per cui maggiore sinodalità in campo ecclesiale diventa maggiore partecipazione socio-politica e viceversa. Il cammino può subire ritardi ma ormai è irreversibile nel campo ecclesiale e sociale.

Negazione totale della politica e della partecipazione è la guerra a cui tragicamente ci stiamo rassegnando, come era accaduto per le altre disseminate sul globo. Se gli Stati Uniti la smettessero con le armi eviterebbero tragedie in casa loro e fuori. Purtroppo la storia continuano a scriverla ancora i vincitori!☺

 

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