
Una pianta che sa di formaggio
Il caccialepre è una pianta erbacea spontanea diffusa in quasi tutta l’Italia sino a 1.000 metri di quota. Non è presente nelle regioni Lombardia, Trentino e Valle d’Aosta.
Reichardia picroides è il suo nome scientifico e appartiene alla famiglia delle Composite o Asteracee. Il nome del genere le è stato attribuito dal naturalista tedesco J. J. Reichard sulla base del suo cognome, mentre il termine specifico picroides deriva dal greco picróides, “amaro”, in riferimento al tipico sapore amarognolo della pianta. Il nome volgare, caccialepre, è probabilmente dovuto al fatto che i cacciatori erano soliti trovare molte lepri nei luoghi in cui abbonda questa erba, di cui questi animali sono ghiottissimi: si tratta infatti del primo e tenero pasto a loro disposizione quando le nevi si sciolgono e questo permetteva ai cacciatori di sorprenderle più facilmente. Viene anche chiamato grattalingua e latticina o latticello per via del latice contenuto nella pianta.
Cresce preferibilmente su terreni calcarei e aridi, spesso sassosi e in posizioni assolate lungo i sentieri e nei pascoli. Il caccialepre è riconoscibile per il colore verde grigio delle sue foglie carnosette riunite a rosetta e dall’aspetto ceroso. Il colore delle foglie cambia con la stagione e la temperatura: diviene più chiaro nei periodi freschi, grigio scuro nei mesi siccitosi o freddi e assume toni rossastri o nerastri dopo il gelo. In primavera e in estate dalla rosetta di foglie emergono steli fiorali e ai fiori, di colore giallo, seguono i tipici soffioni di colore bianco.
Le foglie giovani del caccialepre sono quelle che si raccolgono e si usano in cucina. Più sono tenere meglio è, quindi il periodo di raccolta ideale è l’inverno quando la giovane rosetta è in formazione. Si raccomanda di non estirpare la radice ma di effettuare un taglio con il coltello a fil di terreno in modo da consentire alla pianta di produrre nuovi germogli. La Reichardia infatti è una pianta perenne che riesce a rigenerarsi facilmente anche grazie al suo forte apparato radicale con rizoma centrale legnoso. Pertanto in inverno genera nuove foglie basali e in primavera allunga gli steli dando inizio a una fioritura che dura fino all’autunno. Crescendo forma un corpo compatto e raggiunge un’ altezza compresa tra i 40 e i 60 cm. Dai fusti, e, in minor misura, dalle foglie, emette un latice biancastro e appiccicoso, ma del tutto innocuo, che a contatto della pelle si rapprende formando macchie nerastre, senza però creare problemi. In alcune zone, per via del latice, il nome caccialepre viene dato anche ai mastrici o lattugacci (vedi la fonte n. 7 di LUG.-AGO. 2019). Questa pianta si può inoltre confondere con altre specie spontanee simili, appartenenti tutte alla sua stessa famiglia, come il crespigno o cicerbita (vedi la fonte n. 4 di APR. 2006), la cicoria (vedi la fonte n. 1 di GEN. 2006) e il tarassaco (vedi la fonte n. 5 di MAG. 2005). Anche se raccomandiamo sempre di accertarsi che la specie raccolta sia quella ricercata, un’eventuale confusione con queste piante non deve destare preoccupazione poiché sono tutte specie commestibili.
Il caccialepre è rinfrescante, depurativo e allevia il dolore. In passato le foglie spezzettate venivano poste sulle parti doloranti in caso di mal di denti, mal di testa o dolori muscolari. Inoltre combatte lo scorbuto in quanto contiene discrete quantità di vitamina C.
Non ci sono molte altre informazioni sull’uso fatto in passato di questa pianta spontanea, ma il suo diffuso impiego in cucina e l’esistenza di molti nomi dialettali lasciano intuire che il caccialepre venga raccolto e consumato da molto tempo. Le radici, oltre che crude o cotte, si possono usare, insieme a quelle di cicoria e tarassaco, quali surrogato del caffè. Le rosette delle foglie, una volta lessate al dente, da sole o con altre erbe spontanee, forniscono una eccellente verdura. Ma il tenero e croccante caccialepre si consuma soprattutto a crudo ed è forse tra le erbe spontanee quella più appetita e ricercata in cucina. Un tempo, in Sicilia, era nota soprattutto in periodi di carestia e oggi è tornata di moda tra chi non può mangiare formaggio. È l’unica pianta che ha infatti il sapore del caciocavallo e a qualcuno suggerisce un sapore di ricotta soprattutto se consumata cruda. Solitamente è mescolata in minestre e misticanze con le suddette erbe affini di cui mitiga il sapore amarognolo della cicoria. Una misticanza con caccialepre si può preparare anche con frutta, olive e pure qualche sua tenera radice, ben lavata e tagliata a sottili rondelle.
Molto invitante è in particolare l’insalata di caccialepre con pomodorini, feta e olive.
Ingredienti: due mazzetti di foglie di caccialepre, una cipolla piccola, 5-6 pomodorini, 100 g di formaggio greco feta, olio, olive, sale.
Procedimento: lavare, asciugare e spezzettare le foglie di caccialepre. Tagliare a tocchetti i pomodorini e la feta, e finemente la cipolla. Mescolare e condire con olio e sale. Decorare il piatto con olive da tavola nere.☺