una politica praticabile
3 Luglio 2011 Share

una politica praticabile

 

La situazione politico-ammini- strativa che coinvolge il Molise (ed in modi differenti le varie regioni d'Italia) richiede una riflessione forte e determinata sulla deriva politico-intellettuale dell'attuale panorama di interventi. Assistiamo ormai, privi di volontà, ad una partita a scacchi scorretta e malconcia che non è altro che l'esito di un sistema elettorale nato per annegare il dibattito democratico, la pluralità delle varie anime sensibili, il senso della unità regionale prima che politica. Mentre le risorse dei molisani vengono spese per campagne elettorali militarizzate, fatte di calcoli numerici, per nulla attente alle esigenze ed alle competenze specifiche, tutto intorno regna la paralisi. Sì, la paralisi. Perché 500 candidati alla Provincia di Campobasso sono davvero troppi!

Intanto regna tra la gente l'idea che votare sia inutile, ma altrettanti cittadini non si rassegnano al pensiero di essere chiamati a porre un segno di croce senza una vera opportunità di scelta, come fossimo tutti analfabeti! “La politica fa schifo” è il refrain più diffuso, ma poi ti chiede il voto il parente o l'amico e se non voti per lui/lei si rompe l'amicizia, si spaccano le famiglie!

Le liste ci appaiono ormai un alfabeto tragico, e talvolta i soggetti non riescono neppure a reggere il confronto/scontro, si lasciano andare ad esternazioni denigratorie ed offensive, non avendo in realtà né programmi né spessore dialettico e politico. Cosicché ci ritroviamo tutti a vagheggiare personaggi del passato, spinti dall’ambizioso obiettivo di una regione piccola ma dalle mille risorse, che brillasse di luce propria, in autonomia.

Ha vinto la legge dei furbi, la legge del consenso ad ogni costo, la legge che ti induce a pensare che l'opposto sia un nemico. Ma l'opposto è l'altra faccia della medaglia, il segnale che ti avvisa di un pericolo, di una deriva. Nei rapporti quotidiani con i miei cari non vorrei mai che fossero tutti d'accordo con me, che non ponessero mai il loro pensiero critico per salvarmi dagli errori, per stimolarmi ad essere persona giusta, per me stessa e per chi mi vuole bene.

Ci fa male quest'aria malsana e furba che si respira, produrrà pericoloso assenteismo, assenza di dibattito e contraddittorio, in una parola mancherà la democrazia. Il Molise ha fatto suo da sempre lo slogan “tanto non cambia niente” ma la rinuncia ad essere cittadini è una sconfitta ed è uno schiaffo a chi ha dato la vita per permetterci di scegliere. Sento il bisogno di fare due citazioni, la prima è una frase di Don Milani: “Uscire dai problemi da soli è egoismo, sortirne insieme è politica”. L'altra è la dichiarazione del 5 maggio del Capo dello Stato Giorgio Napolitano: “Eccezioni a parte, nel corso degli anni c'è stato un grave impoverimento culturale dei partiti e della loro funzione formativa… Il vero problema è ciò che oggi i partiti non riescono più ad essere rispetto a quel che accadeva in passato. Colpa di un divorzio tra politica e cultura, di un rapporto che si è rotto, da tutte e due le parti nel corso degli ultimi dieci o venti anni”. E lancia un pesante monito: “Credibile. Affidabile. Praticabile. O la sinistra immagina così l'alternativa oppure resterà all'opposizione”. Giorgio Napolitano cita il pensiero di Antonio Giolitti, e lo sente suo per regalarlo agli italiani, nella speranza di una rinascita del pensiero politico alto a disposizione del bene comune. Ma è un pensiero che vale anche per la destra, è un pensiero universale.

Dopo il Medio Evo venne il Rinascimento e le speranze di vita cambiarono. Auguro a tutti coloro che amano il dovere civile della politica di ogni schieramento di guardare lontano ritrovando l'essenza vera della vita, quella che lasceremo ai nostri figli. Il nostro vero “rinascimento”.

Sento il dovere personale di queste esternazioni, senza scopi elettorali e senza dietrologie, certa di esternare un sentimento comune, consapevole del grave rischio a cui sono esposti i molisani, tutte le attività produttive, tutti i servizi, in una regione senza economia, senza strade e con poche idee a disposizione.

Ai giovani l'esortazione a restare liberi dal clientelismo, ad amare il lavoro, anche il più umile, pur di restare qui a difendere la nostra terra, perché è bellissimo esser grati solo alle nostre proprie risorse, anche senza poter realizzare la vita sognata. Vale di più la libertà.

Nessuna sigla di appartenenza serve per chiedere giustizia sociale in una repubblica democratica fondata sul lavoro.☺

giuliadambrosio@hotmail.it

 

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