Un’altra idea di rigenerazione
9 Dicembre 2023
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Un’altra idea di rigenerazione

Un ribaltamento delle gerarchie, una mutazione del linguaggio, un riscatto dell’Italia rurale e paesana. In pratica la proposta di un’inversione di rotta per passare dalla logica penalizzante dei numeri a quella prospettica della qualità della vita. È questa, in sostanza, l’impostazione della Scuola dei Piccoli Comuni (S.PIC.CO), nata tra Abruzzo e Molise per iniziativa del Comune di Castiglione Messser Marino, in particolare della sindaca Silvana Di Palma, della consigliera comunale Sara Franceschelli e del giovane ricercatore Nicholas Tomeo, anche lui originario di Castiglione. Un Comune che istituisce una scuola è già di per sé una bella notizia, tanto più se riesce a farlo contando sulle proprie forze, con una delibera chiara, senza burocrazie o lungaggini, cercando subito alcuni partner di ambito regionale e incontrando la pronta adesione di ANCI, UNCEM, UNPLI, Slow Food, Confcooperative, CAI, AVIS, GAL Maiella Verde e Istituto scolastico. Un partenariato qualificato e significativo, che in futuro potrà allargarsi alle Università, alle organizzazioni sindacali e imprenditoriali e ad altri soggetti del terzo settore. Le attività vere e proprie cominceranno nel 2024, con incontri mensili che metteranno insieme saperi esperti e pratiche di territorio, coinvolgendo direttamente i piccoli Comuni nei quali sono in atto strategie di resistenza o di rivitalizzazione. Come si può notare dal titolo, infatti, S.PIC.CO non è per i Comuni, ma dei Comuni. È un’iniziativa che intende rompere con le iniziative calate dall’alto, le ricette che arrivano dall’esterno, il professionismo spesso retorico applicato alle aree interne. Intanto la Scuola è stata presentata in un fresco mattino di novembre nella affollata sala del Consiglio comunale di Castiglione, ed è stato nominato un comitato scientifico e organizzatore composto, oltre a chi scrive, dalla stessa sindaca e da Sara Franceschelli (Università G. D’ Annunzio di Chieti-Pescara), Nicholas Tomeo (dottorando Università del Molise) e Massimo Luciani, direttore di ANCI-Abruzzo.
S.PIC.CO punta a ridare voce ai piccoli Comuni, creando un’occasione di confronto tra esperienze e progetti locali, per partire da quello che c’è, per favorire la cooperazione al posto della competizione. L’ obiettivo principale è, dunque, fare formazione e diffondere pratiche per la rigenerazione delle aree interne, mettendo a disposizione degli amministratori, del personale degli enti locali e degli operatori del territorio – dalle professioni al volontariato – una cassetta degli attrezzi utile ad avviare ed alimentare processi di rinascita sociale ed economica, di mantenimento e sviluppo dei servizi essenziali. Una Scuola, insomma, che nasce dal basso, non assistita dai grandi finanziamenti che in questo periodo alimentano un attivismo spesso sganciato dalla realtà e guidato solo dalla necessità di spendere. Qui la filosofia è un’altra. Ce lo dicono il nome e il contesto di questa iniziativa, cioè il riferimento esplicito ai piccoli Comuni e l’ancoraggio alla effettiva condizione dei luoghi.
Si può dire che i piccoli Comuni sono grandi, non solo perché spesso lo sono davvero in termini di estensione territoriale, ma anche perché sono contenitori di un ricco patrimonio territoriale (naturale, gastronomico, culturale…); e anche perché essi costituiscono la rete istituzionale di base dell’Italia, l’articolazione dello Stato più vicina ai cittadini e ai territori, un insostituibile presidio ambientale e di democrazia. Per questo è necessario invertire il processo di marginalizzazione a cui sono stati soggetti per decenni.
Castiglione Messer Marino è un Comune di circa 1.500 residenti, a 1.000 metri di altitudine in provincia di Chieti. Anche qui c’è stato lo spopolamento che ha colpito le aree rurali e montane italiane specialmente dopo la metà del ‘900, vittime sacrificali del modello di sviluppo industriale, consumistico, polarizzante e urbanocentrico. Ma nonostante la perdita di popolazione, che tuttavia qui è cominciata un po’ più tardi che altrove, la comunità, forte di una radicata tradizione artigianale, ha saputo resistere meglio, con il paese che ad oggi è riuscito a mantenere i servizi essenziali: scuole e distretto sanitario in primis, ma anche l’ufficio postale, l’edicola, la farmacia e un tessuto commerciale di botteghe e altre attività di servizio alla persona. Si può essere in meno ed avere comunque una buona qualità della vita? È questa la sfida, perché lo spopolamento non sarebbe automaticamente un problema se fosse accompagnato da politiche adeguate, che mettano al primo posto ciò che è giusto, invece di privilegiare ciò che conviene (come generalmente si è fatto finora nella allocazione dei servizi essenziali).
Si tratta, in conclusione, di una scuola teorico-pratica che punta a combinare saperi esperti e saperi contestuali, che parte dall’idea dell’importanza dei contesti locali e dei Comuni. L’idea di rigenerazione che emerge non è quella di trasformare i paesi in borghi vip o in luoghi solamente turistici, ma quella di favorire l’emergere di comunità dove si può vivere bene, in una dimensione che sia popolare e di qualità al tempo stesso, senza perdere il paese, senza chiusure campanilistiche, ma rivalutando il locale come ambiente di vita e come luogo di sviluppo delle relazioni sia interne che esterne. La scuola è comunale e territoriale. Nasce qui, sulle belle e boscose montagne che guardano il Trigno, il fiume che segna il confine tra l’Abruzzo e il Molise, ma è aperta a tutti i piccoli Comuni d’Italia a partire da quelli dell’ampia e lunga fascia appenninica, piena di paesi, di risorse ambientali, di spazio, di tradizioni e di virtù civiche che torneranno utili nel pensare al futuro.
(scuoladeipiccolicomuni@gmail.com) ☺

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