Uno sguardo innovativo
2 Gennaio 2014 Share

Uno sguardo innovativo

Giuliana Beltrame, nel suo splendido contributo al libro Grammatica dell’indignazione – Edizioni GruppoAbele (Donne il titolo del suo capitolo), asserisce che la condizione femminile è il modello, il prototipo, di un intero sistema economico e sociale. La donna soggetta allo stesso regime proprietario che sfrutta, violenta, assoggetta e uccide lavoratori, ambiente e qualsivoglia altra categoria “fragile”. Il diritto di proprietà stabilisce l’uso e lo sfruttamento affettivo-economico del “bene” che si possiede. E ancora, l’indignazione non può essere che l’inizio di un percorso, è propedeutica alla consapevolezza di sé inserita all’interno di milioni di consapevolezze altre che insieme si organizzano per il cambiamento.

E cambiare non significa cercare nuovi e più ampi spazi per la propria (delle donne) affermazione bensì arrivare ad una nuova visione del mondo partendo dal proprio vissuto e dal proprio corpo.

Cambiare diventa così ragionare su una condizione di genere per arrivare ad avere uno sguardo globale, ad una prospettiva completamente innovativa. Come dire: non mi accontento più di poter accedere a lavori quali il camionista, il medico, il poliziotto, l’astronauta, il muratore, voglio invece stabilire ciò che complessivamente va fatto perché le sorti del mio paese, e del mondo, cambino. Voglio poter decidere insieme alle altre/i del mio destino, partendo dai nostri bisogni, rimettendo al centro della discussione l’essere umano e mai più il mercato.

Cambiare, insomma, diventa progettare un nuovo mondo insieme agli altri, invertire la rotta. Usare intelligenza, competenze e passione per uscire dalla impasse mortale in cui ci sta costringendo il potere economico e la complice e colpevole inettitudine della politica.

Superbo, dicevo, questo scritto, non solo perché coincide con il mio modo di interpretare le cose, ma soprattutto per l’idea che lo attraversa. Ossia: per promuovere una reale trasformazione della società e della visione del mondo bisogna usare non la sola intelligenza, ovvero autentica adesione alle criticità esistenti, non la sola ideologia, non soltanto ciò che si è acquisito con il lavoro e l’impegno, ma anche e in maggior misura la passione. Per cambiare la realtà bisogna cambiare l’approccio ad essa.

Giorni addietro – in occasione dell’apertura della campagna contro la povertà promossa da Libera, “Miseria ladra” – Giuseppe De Marzo (altro autore del libro citato) ha insistito sullo stesso concetto: per il cambiamento occorre operare con la testa e con il cuore.

A me, da non credente, è parsa un’idea rivoluzionaria.

Acquisire questo concetto come strumento di lotta, porta ad una apertura totale, non viaggio più esclusivamente con coloro i quali utilizzano i miei stessi parametri di giudizio, ma con tutti coloro che condividono il mio obiettivo, mantenendo le mie peculiarità, la mia struttura cognitiva ma con un alleato in più.

Acquisire questo concetto come strumento di lotta vuol dire anche e maggiormente lasciarsi coinvolgere. Tentare di cambiare il corso della storia, provare a riscriverne il racconto. Chiudo con le parole usate da Giuliana Beltrame “Allora l’indignazione consapevole che le donne possono proporre come forza di trasformazione non riguarda le donne e la loro condizione: riguarda il mondo, riguarda tutte/i. Riguarda un nuovo umanesimo da inventare e costruire. È la possibilità di guardare il mondo con uno sguardo finalmente completo: lo sguardo delle donne e degli uomini. Cioè per la prima volta con uno sguardo compiutamente umano”. ☺

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