
Ventidue anni di nulla
Ci siamo, il treno elettorale è partito e tra qualche giorno conosceremo i candidati presidenti della nostra regione. Molto probabilmente l’attuale sindaco di Campobasso, Gravina, per la Sinistra e il sindaco di Termoli, Francesco Roberti per la destra. Come rivista avevamo insistito molto per una concreta discontinuità con le precedenti esperienze politico-ammini- strative. Le nostre preghiere, inascoltate, erano rivolte soprattutto al campo progressista che a quanto pare si muove simmetricamente alla Destra. Il segretario del PD ha preferito Gravina, sgradito ai 5S, costringendo Conte a fare una virata sulle regole (o forse Conte era d’accordo con loro?), per liberare il campo, (il comune di Campobasso) in favore di una sostenitrice di Elly, ma il diabolico Ruta ha fatto i conti senza l’oste perché questa aggregazione di scappati di casa perderà e il comune di Campobasso resterà nelle mani di Gravina. Non siamo tra quelli che reputano il vecchio tutto cattivo e il nuovo tutto buono e quindi ci facciamo guidare dai fatti, dalle scelte operate dagli uni e dagli altri, ripercorrendo in sintesi gli ultimi venti anni della vita pubblica molisana, ripartendo dal patrimonio trasferito alle future generazioni dai governi Veneziale/Di Stasi, espressioni del fu centrosinistra, fino al periodo berlusconiano: in buona sostanza da Iorio a Toma passando per Frattura, anch’egli espressione della stessa cultura.
Quando la sentenza del Consiglio di Stato, ricca di bizantinismi, mandò a casa il presidente Di Stasi, la situazione economica e sociale del Molise era in piena ripresa. L’uscita dall’obiettivo uno in cui erano incluse tutte le regioni europee meno sviluppate e l’aggancio all’obiettivo due in cui venivano collocate le regioni del centro e del centronord era a portata di mano. Il PIL registrava all’epoca una crescita contenuta ma costante, anche se a questo non corrispondeva un aumento proporzionale dei posti di lavoro; i conti della regione erano in sostanziale equilibrio e veniva considerato preoccupante il debito sanitario ammontante, all’epoca, a circa 40 milioni di euro, nonostante Neuromed e Cattolica. Il governo nazionale aveva finanziato la progettazione della superstrada Termoli San Vittore inserendo quell’ opera tra le prime da realizzare; in cantiere e già finanziato c’era l’interporto di Termoli e la progettazione per l’ammodernamento della linea ferroviaria che avrebbe collegato l’Adriatico al Tirreno. Questa, l’eredità del centrosinistra.
Poi è arrivato Iorio e insieme a lui anche il terremoto di San Giuliano che, se per i molisani ha rappresentato un’immane tragedia, per lui, Michele Iorio, si è rivelato un’enorme fortuna. Da commissario alla ricostruzione si è inventato il “Modello Molise” e con il concorso di Berlusconi ha speso miliardi di euro in opere a volte inutili ed a volte dannose. La scuola e la piscina di San Giuliano ne sono un esempio. Con i fondi europei, statali e regionali (Art 15) ha finanziato progetti per centinaia di milioni di euro, senza che si creasse un solo posto di lavoro: evviva la fantasia al potere! In cambio è stato rieletto per ben tre volte alla guida della Regione. E veniamo al tasto dolente: la Sanità, commissariata da quando Iorio l’ha modellata a sua immagine e per la quale, essendo medico, avrebbe dovuto avere una competenza specifica, così come essendo commissario avrebbe dovuto conoscere le leggi e la Costituzione: ebbene, il presidente commissario, in un’intervista radiofonica, a precisa domanda su quale fosse il modello sanitario a cui si sarebbe ispirato, con estremo candore ha risposto: quello americano. In verità è stato di parola: ancora oggi, il sistema sanitario molisano non offre i livelli minimi di assistenza e chi vuole curarsi deve andare altrove, forse in America. Intanto durante l’ impero Iorio il debito sanitario è schizzato alle stelle, da 40 milioni ereditati dalle giunte di sinistra è passato ad oltre 600 milioni di euro, non di chiacchiere.
Ma dove erano i Progressisti ai tempi di Iorio? Bisogna apprezzare la tenacia di quest’uomo che oggi ripropone la sua candidatura a governatore, appunto per risolvere i problemi della sanità molisana oltre a quelli avicoli e della viabilità. Non sto qui a ricordare che dopo vent’anni aspettiamo ancora la realizzazione della Termoli San Vittore in qualsiasi versione.
Il presidente Frattura, esponente di spicco della destra molisana, insieme ai suoi amici Facciolla e Fanelli oltre ai parlamentari Leva, Ruta, Venittelli, e Patriciello è riuscito a moltiplicare i problemi della sanità, della viabilità, dei trasporti e dello sviluppo, riportando la regione nell’obiettivo uno dei parametri europei e facendo apparire una vittoria, e non un fallimento, l’avere ottenuto fondi per l’Area di Crisi Complessa: quelli che si danno ai cani quando sono affamati. Non siamo disposti, come rivista, a condonare i responsabili solo perché sedicenti Progressisti ed è per questo che abbiamo chiesto e chiediamo discontinuità a tutti i livelli.
Per quanto riguarda il presidente Toma, è solo il caso di riportare le ultime stime elaborate dalla SVIMEZ relative al 2022: le regioni italiane hanno recuperato per intero la ricchezza non prodotta nel periodo della pandemia, il Molise è rimasto indietro di 2,2 punti percentuali rispetto alle altre. Da quintultimi siamo diventati ultimi. Per quanto riguarda il lavoro è invece andata peggio. Sempre secondo le stime, il PIL pro capite del cittadino molisano è cresciuto, nel 2021 del 4,2%, il più basso di tutta la penisola, isole comprese: un rimbalzo alquanto contenuto dopo la recessione del 2020. Per farla breve, sempre secondo le stime della SVIMEZ, mentre l’occupazione si è ridotta del 4,5% e siamo pertanto arrivati ultimi nella classifica generale delle quantità, quanto alla qualità del lavoro, sempre dati e non opinioni, il 23% dei lavoratori ha un contratto a termine da almeno 5 anni e nell’ultimo anno le retribuzioni, in termini reali, si sono ridotte del 9,4% rispetto al 2,5 delle regioni del Nord. Le ricette di Toma saranno anche ispirate, ma noi molisani, cosa abbiamo fatto di male per arrivare sempre ultimi? Nel mondo della scuola, luogo dal quale proviene il nostro governatore, l’85,42% dei ragazzi della scuola primaria è privo del servizio mensa e, cosa ancora più grave, gli stessi allievi frequentano mediamente 4 ore di scuola in meno alla settimana rispetto agli stessi ragazzi del Nord: circa 200 ore l’anno, che moltiplicate per cinque fanno un anno di scuola in meno e anche questi sono fatti non opinioni. Negli ultimi cinque anni questa regione è stata caratterizzata dalle politiche del nulla impastato col nulla, come dicono i Siculi: nulla per la sanità, per i trasporti, per la viabilità, per l’agricoltura, per l’ambiente, per le risorse energetiche. In cinque anni non sono stati cazzi di redigere i complementi di programmazione al piano energetico regionale ed hanno l’ardire di riproporsi per decidere del nostro futuro.☺