a fianco dei lavoratori    di Gabriella de Lisio
27 Aprile 2012 Share

a fianco dei lavoratori di Gabriella de Lisio

 

             “Ha vinto la democrazia con un risultato straordinario in termine di partecipazione al voto. La FLC CGIL si conferma primo sindacato e ha ottenuto più voti in tutti i comparti della conoscenza. È il riconoscimento delle lavoratrici e dei lavoratori della conoscenza per le battaglie condotte in questi anni contro il tentativo di demolire i diritti e di devastare l'istruzione e la ricerca pubblica”. A parlare così, visibilmente soddisfatto, è Gianluigi Giuliano – membro del direttivo regionale della Federazione Lavoratori della Conoscenza-CGIL Molise – che abbiamo incontrato per commentare insieme i risultati, freschi freschi, delle elezioni delle RSU nel pubblico impiego, svoltesi tra il 5 ed il 7 marzo scorso. Con un occhio particolare sui banchi di scuola.

Forse è opportuno non dare per scontato che tutti sappiano che cosa sono le Rappresentanze Sindacali Unitarie e quali siano i loro compiti.

Infatti. Personalmente ci tengo a sottolineare come questo gruppo di persone non sia affatto uno strumento di mediazione fra l’ammini- strazione e i lavoratori, né una parte necessariamente “avversa” al datore di lavoro, bensì un organo collettivo rappresentativo dei lavoratori che svolge la fondamentale funzione di tutelarne i diritti. Stiamo parlando di tutti i lavoratori, naturalmente: le RSU devono prescindere dai singoli comportamenti di voto dei colleghi e da qualunque riferimento alla loro eventuale iscrizione ad un sindacato. Riguardo al mondo della scuola, nello specifico, devono anche spogliarsi delle loro vesti di docenti, se lo sono, poiché hanno il compito di rappresentare anche le altre categorie del personale. Mi sembra una premessa essenziale. La RSU deve anzitutto conquistare la fiducia dei colleghi e diventare un punto di riferimento solido, competente, leale, per tutti.

Cosa fa, detto questo, una RSU nella scuola?

Il suo ruolo è duplice: nell’interloquire con la dirigenza ha, da un lato, il compito di contrattare il cosiddetto compenso accessorio (che si attinge dal Fondo d’Istituto e da altre fonti di finanziamento) e, dall’altro, quello di garantire l’attuazione di quelle buone regole su cui si basa tutto il funzionamento del sistema-scuola. Sono due piste che vanno di pari passo: un compenso equo è un compenso che qualifica il lavoro per il quale viene erogato e gratifica e motiva il lavoratore. Inoltre, la garanzia di buone regole è la garanzia di un’offerta formativa di livello, poiché in un sistema in cui mi sento tutelato come lavoratore, offro automaticamente un servizio di qualità, do il meglio di me. Le buone regole sono un valore aggiunto, per tutti: il lavoratore svolge un servizio più efficace e piacevole, e chi ne fruisce è più soddisfatto. È questa la ricetta per assicurare un’offerta formativa qualificata,accurata, dignitosa.

Se è vero che la RSU non deve pregiudizialmente sentirsi “avversaria” del datore di lavoro, non si corre mai il rischio che, al contrario, si appiattisca sulla volontà della controparte?

C’è eccome, basta guardare alle scelte fatte da alcuni sindacati nell’ambito della vicenda FIAT, che sono costate l’espulsione della FIOM-CGIL dalle trattative. Tuttavia è un rischio con cui si devono fare i conti in questo tipo di impegno. E non è l’unico: bisogna sempre scongiurare il pericolo che la RSU si faccia condizionare da interessi personali, o di parte insomma. È importante vigilare, selezionare accuratamente i candidati, garantire una formazione seria ed una motivazione solida in chi accetta di far parte di questa avventura. E la CGIL è sensibile a questa fase dell’azione.

Quale significato hanno avuto le elezioni del marzo scorso a fronte del blocco imposto dal ministro Brunetta durante il governo Berlusconi?

Un significato straordinario, il segnale di una voglia forte di ristabilire le regole della democrazia, confermato da una partecipazione massiccia al voto e, per quanto riguarda la FLC-CGIL, da un ampio riconoscimento delle battaglie portate avanti. Come si ricorderà, fino al 2006 l’elezione delle RSU era triennale, e ciò garantiva la sicurezza di un rinnovo periodico, la crescita di una mentalità, la possibilità di risolvere positivamente i problemi che nascono sul luogo di lavoro, usando gli strumenti giusti. Brunetta ha bloccato tutto, procurando un danno enorme: rafforzare il sindacato sul posto di lavoro è invece una garanzia di equità. Abbiamo ottenuto un grande risultato: dopo sei anni, le RSU riportano – con la loro stessa presenza – la democrazia nei rapporti di lavoro nel pubblico impiego. È prezioso che ciò accada in una fase delicata come questa, in cui stanno venendo meno le regole essenziali su cui si regge tutto il sistema della tutela dei diritti dei lavoratori.

La FLC-CGIL ha ottenuto un largo consenso, a livello nazionale e regionale, lo scorso marzo: quale lettura ne viene data?

Con i nostri 2505 voti (pari al 47,37% del totale e cresciuti del 10% rispetto al 2006), abbiamo almeno una RSU in ciascuna scuola della provincia di Campobasso, in percentuale abbiamo superato anche regioni “rosse” come la Toscana e l’Emilia, e nell’Univer- sità del Molise il consenso è raddoppiato. I risultati e le percentuali ci hanno profondamente gratificati, è vero. Ma, al di là di facili trionfalismi, li leggiamo come la conseguenza di un impegno costante, fianco a fianco con i lavoratori, su tutte le questioni a tutela dei diritti, sui princìpi, sulla sicurezza. È evidente che i lavoratori ci considerano un punto di riferimento, è questo che ci gratifica al di là dei numeri. Le elezioni hanno risposto – non “premiato”, parola brunettiana che non ci piace – alla nostra presenza sul territorio che è stata assicurata anche nei mesi estivi, senza sosta, né sconti..né compromessi.

Compromessi?

L’unità del fronte sindacale è sempre auspicabile, naturalmente, e resta un potente strumento di pressione sulle scelte di governo. Ma laddove le altre forze non stanno dalla parte dei lavoratori, la CGIL non può appiattirsi sulle loro posizioni, né scendere a patti. L’interesse dei lavoratori resta sempre primario rispetto a tutto il resto. Non serve aggiungere altro.

Quale scuola sarà quella del 2012-2013 nel Molise?

Una scuola più povera, di alunni, di personale e di risorse. Se nel precedente triennio sono stati tagliati oltre 1000 posti, tra personale docente ed ATA, quest’anno siamo già a -39 unità, solo nel personale docente. Per quanto riguarda gli ATA, stiamo aspettando. Il decreto ministeriale sugli organici per il prossimo anno scolastico parla chiaro. Purtroppo la politica dei tagli sembra non aver avuto alcuna inversione di tendenza. È significativo ricordare che le uniche parole di apprezzamento di Mario Monti – appena insediatosi come Primo Ministro – sull’operato del governo Berlusconi, sono state rivolte alla Riforma Gelmini. Ma siamo qui per non rassegnarci all’amarezza. La democrazia è messa a dura prova in questo momento: noi vogliamo fare bene il nostro lavoro. ☺

gadelis@libero.it

 

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