A scuola di…regole
13 Giugno 2016
La Fonte (351 articles)
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A scuola di…regole

Il Presidente della Repubblica direbbe, forse: “Questo è un libro dedicato agli italiani”. È infatti rivolto a chi crede che le regole e la legalità siano valori educativi da coltivare e far crescere con fiducia e continuità.

Le regole del gioco di Rossella Diana (La Meridiana, 2005) è un manuale di cui mi sono innamorata alcuni anni fa e che mi piace riproporre in questa rubrica, ormai al termine dell’anno scolastico, per trarne soprattutto – noi insegnanti – un bilancio di quanto e come fatto, e per progettare un cammino di legalità per il prossimo anno.

Maggio è il mese in cui ricordiamo (sì, i pochi rimasti a onorare la memoria di certe figure) la morte del giudice Giovanni Falcone, la strage di Capaci insomma. E, ogni anno, rifletto sul senso di percorsi di legalità a scuola, legati alla sua testimonianza, a quella del giudice Borsellino, di don Peppe Diana, di Peppino Impastato, e di molte altre vittime delle mafie.

Il senso profondo di un cammino di educazione alla legalità in aula, tra preadolescenti e adolescenti, a mio parere, pur partendo dallo studio e dall’approfondimento (legittimo, interessantissimo) di questi giganti, deve però poi approdare a contenuti e messaggi estremamente concreti e vicini alla quotidianità del ragazzo. È significativo, e ogni volta commovente, far vedere I cento passi o leggere insieme Per questo mi chiamo Giovanni (per citare due degli strumenti più noti e utilizzati, attualmente) ma come caliamo, poi, concretamente, nella quotidianità dei nostri alunni, il messaggio che questi grandi ci hanno lasciato? Cosa significa combattere la mafia a tredici anni in una tranquilla cittadina di provincia?

Significa riconoscere anzitutto che la mafia è una mentalità e può annidarsi dentro di noi nelle cose più spicciole. Ogni volta che si tace di fronte ad un compagno che viene preso in giro o minacciato, ogni volta che si sceglie la scorciatoia di copiare (anziché prepararsi bene il giorno prima per la verifica), ogni volta che si infrange consapevolmente il regolamento d’istituto sbeffeggiando il bene comune… quello è un bel bocciolo di mentalità mafiosa che prende corpo tra i banchi.

E noi insegnanti? Quanto siamo credibili nell’offrire ai ragazzi modelli significativi e rispettabili di onore delle regole? Noi che spesso riceviamo telefonate in classe sullo smartphone di ultima generazione (e poi lo sequestriamo ai ragazzi se lo becchiamo sotto il banco), o noi che non lo sequestriamo e accettiamo un po’ di sano casino, perché puntiamo ad avere e dare la pacca sulla spalla amichevole… perché fare gli amiconi dà popolarità.

Beh, io mi interrogherei. E rileggerei a fondo, con gusto, questo testo che può essere un validissimo aiuto per chi vuole intraprendere un sano cammino di educazione alla legalità in classe.

Apriamo gli occhi, da educatori, senza pietà: siamo il paese con più leggi e meno senso delle regole, con più legami alla “famiglia” o al gruppo e meno vincoli per il bene comune, con più codice affettivo materno e meno codice normativo paterno.

Le regole del gioco è una proposta metodologica a cui occorre avvicinarsi con il desiderio di vivere una nuova esperienza formativa. È stato, e resta, il primo manuale del genere in Italia e necessita di educatori “sufficientemente imperfetti”, che vogliano, insieme alle nuove generazioni, lasciare la palude delle abitudini acquisite, fuoriuscire dal labirinto vischioso dell’implicito che rende tutto approssimativo e arbitrario.

Il coraggio dell’educatore sarà ripagato, nelle pagine di questo libro, fidatevi di chi lo ha usato più volte, da un consistente repertorio di idee e proposte di didattica attiva grazie alle quali si potrà sperimentare, con i ragazzi, che si cresce, anzi si diviene grandi davvero, quando si diventa capaci di accettare i limiti e le regole. Fino a concorrere, quando necessario, attivamente, da protagonisti, al loro cambiamento. ☺

 

 

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