il sindaco spregiudicato
30 Aprile 2011 Share

il sindaco spregiudicato

 

Quando un’amministrazione comunale, come quella di Casacalenda, arriva a strumentalizzare anche gli anziani vuol dire che ha toccato il fondo. Ora può solo raschiarlo!

Che ci si può attendere da un sindaco condannato se non che chiami, come ha fatto il 26 marzo alla presenza del commissario per la ricostruzione Iorio, imbecilli delle persone che hanno il solo torto di credere nella legalità e pretendere che si persegua? Un tizio condannato per omissione di soccorso può avere in considerazione la sorte di un paese e in special modo degli anziani che vanno appunto soccorsi? E su chi altri poteva contare per tenergli il sacco Nicola Eugenio Romagnuolo, mandante di tutte le anomalie che attualmente si registrano a Casacalenda?

Si sono appropriati di un progetto di casa di riposo, e passi; hanno scaricato il partner, grazie al quale il progetto è andato al finanziamento più facilmente, e passi; hanno fatto il bando e aggiudicato il servizio nonostante che il Tar del Molise, chiamato in causa, debba ancora pronunciarsi nel merito, e passi; hanno creato una fucina ventilando la possibilità di assunzioni clientelari, e passi; fanno in pompa magna l’inaugurazione della struttura, senza né anziani né operatori, alla vigilia delle elezioni provinciali, e passi; si riaccenderanno i riflettori sulla casa di riposo naturalmente in prossimità delle elezioni regionali, e passi; c’è una denuncia, per una serie di possibili illeciti, alla Procura della Repubblica che probabilmente sta ancora indagando ma, Berlusconi insegna, se ne infischiano, e passi. Quante altre cose dovranno essere inghiottite prima che la gente si indigni e cacci via il sindaco e il suo mandante?

Sicuramente è per colpa di una parte della sinistra che ha consegnato consapevolmente il comune nelle mani di certi soggetti se spadroneggiano senza alcun ritegno, ma finalmente qualcosa di nuovo sta nascendo. Speriamo prima che sia troppo tardi. Dagli anni ottanta fino alla scorsa legislatura il clientelismo era aborrito a Casacalenda con la consapevolezza che il lavoro è un diritto e non può essere concesso come favore. Poi, vuoi la crisi, vuoi gli ammiccamenti, vuoi i ricatti, tutto è precipitato. Sarebbe interessante fare la conta delle persone a cui è stato promesso il posto di lavoro, per vedere quante decine si sono lasciate infinocchiare per disperazione. La resa dei conti ci sarà dopo la fregatura, naturalmente a elezioni regionali avvenute. Intanto possiamo solo dire che se i condannati fossero tenuti lontani dalla politica, sicuramente la cosa pubblica andrebbe meglio.

Antonio Di Lalla

 

 

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