iniziare le comunità in molise
13 Aprile 2010 Share

iniziare le comunità in molise

 

È stata un’opportunità molto attesa e tenacemente ricercata quella occorsami a Roma il 30 settembre scorso e che mi ha dato l’opportunità di incontrare un giovane molto dialogico ed esperto in tema di fondazioni di comunità come Pietro Ferrari Bravo che opera nell’ufficio nazionale della Fondazione per il Sud. Quest’ultima è un soggetto privato nato dall’alleanza tra le fondazioni di origine bancaria e il mondo del terzo settore e del volontariato per promuovere l’infrastrutturazione sociale nelle regioni del sud. E da due anni promuove progetti e iniziative nei territori del sud Italia.

Siamo partiti, come Forum del Terzo Settore del Molise, con la volontà decisa di portare avanti una proposta/sogno ma che tale non è poi se in tante realtà del nord e in diversi territori del centro Italia si è tradotta in azione. Si sono sviluppate e sono in pieno fermento di animazione del territorio fondazioni che operano in contesti molto ben definiti e circoscritti.

Tant’è che al termine del cordialissimo colloquio il nostro esperto mi ha fornito una ricca  documentazione su fondazioni di comunità che navigano a vele spiegate in mare aperto e con approdi molto avvincenti. Inoltre, dopo avermi presentato il direttore generale Giorgio Righetti della Fondazione Sud, si è dichiarato disponibile a dare il suo contributo qualora ritenessimo opportuno promuovere un pubblico incontro sul tema, da tenere in Molise. E la cosa, gli ho assicurato, si farà.

È giunta l’ora di provare anche da noi. Sarebbe un bel segnale per l’intero centro-sud Italia. Noi si vuol partire.

Cosa e come fare?

La fondazione di comunità ha la funzione di promuovere la crescita endogena del territorio. In fase di partenza occorre avviare un’azione battente di informazione e di stimolo rivolta alla popolazione residente per far capire ai cittadini che è in loro potere determinare i cambiamenti all’interno del territorio.

E qui si coglie l’attualità che una iniziativa del genere assume in un momento storico in cui si registra un forte calo dell’impegno da parte dei cittadini per l’interesse comune; quando non si tratta di un vero e proprio scetticismo che approda al distacco dalla politica e al disincanto su questioni riguardanti la presenza attiva nel sociale. Recenti dati statistici ne offrono un quadro allarmante.

Per andare oltre questa situazione di resa all’esistente occorre raccogliere istanze, risposte a bisogni concreti provenienti da chi risiede sul terreno in cui si intende operare, sollecitare l’iniziativa volta al cambiamento della situazione di stasi, come pure alla valorizzazione delle risorse che sono distribuite sul territorio e spesso lasciate nell’abbandono. Così come occorre  coinvolgere quanti più soggetti possibile nella individuazione dei progetti e nel sostegno della loro realizzazione attraverso la promozione di una cultura della donazione.

La raccolta dei fondi deve essere rivolta al coinvolgimento di singoli cittadini, famiglie, parrocchie, scuole, associazioni e organizzazioni di terzo settore e anche titolari di impresa sensibili al tema della rivitalizzazione delle comunità locali con strumenti che mirano a sollecitare la partecipazione di tutti e l’iniziativa operosa dei cittadini per accrescere l’indice di qualità della vita.

I fondi possono essere anche “nominativi” e assumere il nome di chi se ne è fatto promotore: semplice cittadino, famiglia, associazione… Le raccolte vanno promosse per l’attuazione di iniziative e progetti che possono riguardare l’intera comunità, o che siano mirate verso obiettivi di più specifico riferimento territoriale nell’ambito di settori quali: assistenza, solidarietà, cooperazione, questione giovanile, terza età, ambiente, turismo; ma anche cultura, ricerca, innovazione… Sarà lo statuto della fondazione a definirne il quadro.

Soggetti particolarmente sensibili a tale impresa sono gli emigranti, soprattutto quelli non troppo giovani, né troppo anziani e che hanno un forte richiamo alle radici in cui riscoprono ancora segni concreti di presenza della comunità di loro appartenenza. Si può far riferimento a persone e gruppi che conservano un più vivo e continuo contatto con le origini e che, magari, di tanto in tanto ritornano a casa.

Nei confronti della politica e delle istituzioni la fondazione di comunità è chiamata ad assumere una linea del tutto innovativa sul piano della interlocuzione. A suo fondamento si pone un postulato che è parte integrante di ogni politica che si muova nel sociale e che vada oltre gli interessi di casta, di gruppi, di nicchie per dare spazio e respiro a tutti e promuovere azioni rivolte al sostegno di chi versa in condizioni di disagio, di emarginazione, di solitudine e di fragilità. Anche con riferimento a fasce di popolazione come i giovani talenti, dei quali assistiamo da tempo alla fuga in cerca di lavoro anche in terre molto lontane dal Molise e dall’Italia.

Parlare più alle persone che alle rappresentanze.

Nella fase di avvio dell’azione di promozione della fondazione di comunità occorre creare un gruppo che sia “nocciolo duro” e fondamento genitoriale coeso di una creatura che è destinata a crescere solo dopo aver acquisito una chiara identità pluralistica che si fonda sul principio che il bene del territorio richiede anzitutto di sottrarsi al rischio del particolarismo. Tale fenomeno dilaga quando si dà prevalenza, nei ruoli di rappresentanza e di gestione, a persone o gruppi di provenienza politica di parte, di fede religiosa chiusa al dialogo, di familismo e campanilismo non conciliabili con la cultura e le concrete azioni di comunità. Resta allora un obiettivo di alto vertice quello di sottrarsi alla frammentazione degli interessi che finisce sempre col far pagare i prezzi più alti all’intera comunità.

È un compito prioritario quello che sollecita la lettura attenta del territorio per commisurare ai suoi bisogni le iniziative da avviare, i progetti da lanciare, le persone da coinvolgere in fase di avvio della fondazione per delinearne la fisionomia, le strategie, le azioni da intraprendere, lo statuto da concordare.

Nell’immediato anche attraverso una comunicazione diffusa e senza esclusioni, ci si muoverà da subito su queste due linee. E sulle stesse terremo informati costantemente i cittadini:

– Creare un gruppo ristretto (Comitato Promotore) per definire una strategia di partenza. I componenti non devono caratterizzarsi troppo per incarichi che rivestono nei settori del pubblico, dell’economia e della politica. 

– Raccogliere adesioni per una sistematica diffusione dell’idea nella comunicazione corrente ma anche attraverso la rete di associazioni e organizzazioni sensibili come pure con  approcci porta a porta. ☺

le.leone@tiscali.it

 

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