La cura ludovico
18 Luglio 2021
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La cura ludovico

In questi ultimi giorni nella città di Termoli ha provocato molte discussioni l’ordinanza n. 177 del 17.06.2021, con la quale il sindaco Francesco Roberti  ha disposto lo stop della vendita di qualsiasi tipo di bevanda in vetro dopo le ore 21, il divieto assoluto di “detenzione” di alcolici oltre l’una di notte e di diffusione di musica oltre le ore 24 in tutto il territorio cittadino.

La decisione, che non ha precedenti in quanto a severità nella storia del comune termolese – fatta ovviamente eccezione per i provvedimenti restrittivi dettati per l’ emergenza covid – si è resa necessaria (a detta del Sindaco), a causa degli episodi di grave inciviltà verificatisi negli ultimi weekend, durante i quali Termoli è diventata teatro di risse e dell’incuria più totale dei consumatori di birre in bottiglia con disturbi da amnesia in merito allo smaltimento dei rifiuti in vetro. C’è da evidenziare che il livello di tolleranza al chiasso giovanile non è mai stato elevato in una città come Termoli a prevalente vocazione turistica familiare, ma ora la situazione appare essere più preoccupante.

Per la verità, che le notti termolesi avessero perso la spensieratezza delle serate in stile Sapore di sale fino ad abbracciare atmosfere più simili a quelle di  Arancia Meccanica, era un fatto che si era notato già da qualche anno.

In realtà, i più attenti spettatori di quello che è solo uno dei capolavori di Stanley Kubrick, sanno benissimo che la riflessione sul degrado sociale e sulla violenza è davvero molto più ampia ed è sbagliato ricondurla ad una reazione di mera stigmatizzazione e/o repressione. Occorre prendere atto che la violenza ed il disprezzo dei beni comuni  sono soprattutto un fatto sociale, e non soltanto il punto di arrivo di una cattiva educazione, come semplicisticamente si cerca di ridurre. Siamo esseri umani fortemente connessi gli uni gli altri, nel bene e nel male, come la recente pandemia ci ha insegnato.

C’è perciò una necessità non più rimandabile ed è proprio quella di “ascoltare” il territorio, leggerne i bisogni, individuarne le criticità. E soprattutto quest’ascolto deve essere rivolto ai più giovani. Non si può più delegare questo compito solo alla scuola o alla famiglia: certo, sono i canali essenziali ed irrinunciabili, ma tutta la comunità e le istituzioni dovrebbero dedicare maggiore attenzione alle politiche dedicate ai giovani, soprattutto ora che la comunità scientifica ha analizzato gli effetti devastanti che il lockdown ha prodotto sui bambini e sui ragazzi.

Inoltre, vi è da evidenziare che uno dei messaggi più forti trasmessi da Kubrick in Arancia Meccanica è quello che spesso è proprio lo stesso sistema che astrattamente condanna la violenza ad incorporarla e canalizzarla in forme “socialmente accettabili”. Non a caso proprio il protagonista del film, dopo la famigerata cura Ludovico miseramente fallita, viene risucchiato all’interno dell’“ordine costituito”.

Perciò l’amara constatazione è che il nostro livello di tolleranza alle violenze “socialmente accettabili” stia diventando sempre più elevato, e che il nostro senso di giustizia e di sdegno si stia spostando alla condanna di condotte certamente esecrabili, ma in realtà di minore allarme sociale.

Non è una forma di violenza negare la casa ad una famiglia indigente? Non è una forma di violenza aggredire il territorio e devastare la natura? Non è violenza impedire ad una persona con disabilità di circolare liberamente perché ci sono barriere architettoniche? Ancora, non è violenza negare una sanità dignitosa ed adeguata ai cittadini?

Per questi tipi di violenze purtroppo ci sono sempre giustificazioni burocratiche, economiche, politiche. C’è sempre una “ragion di Stato”, che giustifica le istituzioni preposte a rimandare le soluzioni.

Per questo mi ha lasciato molto perplessa quest’ordinanza sindacale dal “tono un po’ paternalistico” che penalizza indiscriminatamente tutti, senza neanche preoccuparsi di rintracciare i colpevoli, o magari aumentare i controlli sul territorio, calando con disinvoltura la scure del divieto, proponendo l’ennesima inutile cura Ludovico.☺

 

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