Incontrai letterariamente Gianni Rodari nei primi anni 80. Me lo “presentò” Lidio Lalli, maestro anziano ma disponibile a guidare i giovani insegnanti con la sua esperienza, la sua cultura, il suo spirito aperto alle innovazioni pedagogiche e didattiche (faceva parte del Movimento di Cooperazione Educativa che attuava una pedagogia popolare, sull’esempio di Freinet, mirante a sviluppare personalità autonome, critiche, creative, protese verso la conquista della coscienza sociale).
Il maestro venne un giorno nella mia classe e si mise a giocare con i bambini: “Ho conosciuto un tale/ di San Donà del Piave/ che voleva raccontare/ la storia di Biancanave…; Ho conosciuto un tale/ un tale di Cesenatico/ che voleva comprare/ il mare Adriatico…”. I bambini continuarono a rimare: “Ho conosciuto un tale/ un tale di Rotello/ che quando pioveva/ non apriva l’ombrello”… e passarono in rassegna tutti i “tali” dei paesi circostanti divertendosi un mondo. I versi che egli ci presentò facevano parte di “Filastrocche in Cielo e in terra”, un festoso Luna Park variopinto e movimentato, un cielo screziato da fuochi d’artificio, uno scoppio di colori e di idee: lune al guinzaglio, dinastie di poltroni, ascensori che si trasformano in astronavi; accenti che scompaiono, punti e virgole irrequieti, parentesi lasciate aperte…
È vero che i bambini di tutti i tempi sono avidi delle storie di sempre dove vivono streghe e fate, gnomi e giganti, orchi e maghi, animali parlanti e lumicini lontani… ma è anche vero che, non soffrendo di schematismi, essi sono aperti ad ogni audacia, apprezzano l’umorismo, i giochi di parole, la trovata bizzarra, l’accostamento di oggetti e concetti privi di nesso logico; amano la rima, il gioco della ripetizione, la scoperta sonora. Saccheggiammo, perciò, allegramente quel piccolo capolavoro della letteratura per l’infanzia che con le sue immagini surreali, con la sua fantasia scatenata e rompicollo, non rinuncia a rappresentare e a giudicare il mondo e che, sotto il velo scanzonato della filastrocca, insegna quanto falso moralismo ci sia in giro e quanto renda coscienti e consapevoli di se stessi la ribellione all’ingiustizia e al sopruso da qualunque parte provengano.
Sebbene prediliga i racconti tradizionali che soddisfano pienamente le “categorie di sensibilità”, le esigenze profonde della psiche infantile come il miracoloso, l’avventuroso, l’orcale, il minuscolo, l’animalesco… attingo molto dai libri di Rodari: Favole al telefono, Novelle scritte a macchina… Mi piacciono perché accanto alla sua capacità di vedere le cose con la curiosità, l’intensità e l’immaginazione di un bambino si evince in lui un impegno ideologico che, senza essere ingombrante e petulante, è sempre presente,vigile e fa riflettere.
carolinamastrangelo51@gmail.com
Incontrai letterariamente Gianni Rodari nei primi anni 80. Me lo “presentò” Lidio Lalli, maestro anziano ma disponibile a guidare i giovani insegnanti con la sua esperienza, la sua cultura, il suo spirito aperto alle innovazioni pedagogiche e didattiche (faceva parte del Movimento di Cooperazione Educativa che attuava una pedagogia popolare, sull’esempio di Freinet, mirante a sviluppare personalità autonome, critiche, creative, protese verso la conquista della coscienza sociale).
Il maestro venne un giorno nella mia classe e si mise a giocare con i bambini: “Ho conosciuto un tale/ di San Donà del Piave/ che voleva raccontare/ la storia di Biancanave…; Ho conosciuto un tale/ un tale di Cesenatico/ che voleva comprare/ il mare Adriatico…”. I bambini continuarono a rimare: “Ho conosciuto un tale/ un tale di Rotello/ che quando pioveva/ non apriva l’ombrello”… e passarono in rassegna tutti i “tali” dei paesi circostanti divertendosi un mondo. I versi che egli ci presentò facevano parte di “Filastrocche in Cielo e in terra”, un festoso Luna Park variopinto e movimentato, un cielo screziato da fuochi d’artificio, uno scoppio di colori e di idee: lune al guinzaglio, dinastie di poltroni, ascensori che si trasformano in astronavi; accenti che scompaiono, punti e virgole irrequieti, parentesi lasciate aperte…
È vero che i bambini di tutti i tempi sono avidi delle storie di sempre dove vivono streghe e fate, gnomi e giganti, orchi e maghi, animali parlanti e lumicini lontani… ma è anche vero che, non soffrendo di schematismi, essi sono aperti ad ogni audacia, apprezzano l’umorismo, i giochi di parole, la trovata bizzarra, l’accostamento di oggetti e concetti privi di nesso logico; amano la rima, il gioco della ripetizione, la scoperta sonora. Saccheggiammo, perciò, allegramente quel piccolo capolavoro della letteratura per l’infanzia che con le sue immagini surreali, con la sua fantasia scatenata e rompicollo, non rinuncia a rappresentare e a giudicare il mondo e che, sotto il velo scanzonato della filastrocca, insegna quanto falso moralismo ci sia in giro e quanto renda coscienti e consapevoli di se stessi la ribellione all’ingiustizia e al sopruso da qualunque parte provengano.
Sebbene prediliga i racconti tradizionali che soddisfano pienamente le “categorie di sensibilità”, le esigenze profonde della psiche infantile come il miracoloso, l’avventuroso, l’orcale, il minuscolo, l’animalesco… attingo molto dai libri di Rodari: Favole al telefono, Novelle scritte a macchina… Mi piacciono perché accanto alla sua capacità di vedere le cose con la curiosità, l’intensità e l’immaginazione di un bambino si evince in lui un impegno ideologico che, senza essere ingombrante e petulante, è sempre presente,vigile e fa riflettere.
Incontrai letterariamente Gianni Rodari nei primi anni 80. Me lo “presentò” Lidio Lalli, maestro anziano ma disponibile a guidare i giovani insegnanti con la sua esperienza, la sua cultura, il suo spirito aperto alle innovazioni pedagogiche e didattiche (faceva parte del Movimento di Cooperazione Educativa che attuava una pedagogia popolare, sull’esempio di Freinet, mirante a sviluppare personalità autonome, critiche, creative, protese verso la conquista della coscienza sociale).
Il maestro venne un giorno nella mia classe e si mise a giocare con i bambini: “Ho conosciuto un tale/ di San Donà del Piave/ che voleva raccontare/ la storia di Biancanave…; Ho conosciuto un tale/ un tale di Cesenatico/ che voleva comprare/ il mare Adriatico…”. I bambini continuarono a rimare: “Ho conosciuto un tale/ un tale di Rotello/ che quando pioveva/ non apriva l’ombrello”… e passarono in rassegna tutti i “tali” dei paesi circostanti divertendosi un mondo. I versi che egli ci presentò facevano parte di “Filastrocche in Cielo e in terra”, un festoso Luna Park variopinto e movimentato, un cielo screziato da fuochi d’artificio, uno scoppio di colori e di idee: lune al guinzaglio, dinastie di poltroni, ascensori che si trasformano in astronavi; accenti che scompaiono, punti e virgole irrequieti, parentesi lasciate aperte…
È vero che i bambini di tutti i tempi sono avidi delle storie di sempre dove vivono streghe e fate, gnomi e giganti, orchi e maghi, animali parlanti e lumicini lontani… ma è anche vero che, non soffrendo di schematismi, essi sono aperti ad ogni audacia, apprezzano l’umorismo, i giochi di parole, la trovata bizzarra, l’accostamento di oggetti e concetti privi di nesso logico; amano la rima, il gioco della ripetizione, la scoperta sonora. Saccheggiammo, perciò, allegramente quel piccolo capolavoro della letteratura per l’infanzia che con le sue immagini surreali, con la sua fantasia scatenata e rompicollo, non rinuncia a rappresentare e a giudicare il mondo e che, sotto il velo scanzonato della filastrocca, insegna quanto falso moralismo ci sia in giro e quanto renda coscienti e consapevoli di se stessi la ribellione all’ingiustizia e al sopruso da qualunque parte provengano.
Sebbene prediliga i racconti tradizionali che soddisfano pienamente le “categorie di sensibilità”, le esigenze profonde della psiche infantile come il miracoloso, l’avventuroso, l’orcale, il minuscolo, l’animalesco… attingo molto dai libri di Rodari: Favole al telefono, Novelle scritte a macchina… Mi piacciono perché accanto alla sua capacità di vedere le cose con la curiosità, l’intensità e l’immaginazione di un bambino si evince in lui un impegno ideologico che, senza essere ingombrante e petulante, è sempre presente,vigile e fa riflettere.
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