scultura mistica   di Gaetano Jacobucci
29 Settembre 2012 Share

scultura mistica di Gaetano Jacobucci

 

Con le teatrali e struggenti “Estasi di S. Teresa d'Avila” (1647-1652) in Santa Maria della Vittoria e il monumento alla “Beata Ludovica Albertoni” (1674) nella chiesa di S. Francesco a Ripa, opere custodite in queste chiese romane, il grande artista Bernini si misura nello sforzo di cogliere, nel volto della santa e della beata, un'espressione di estasi così pronunciata da far pensare, più che a personaggi presi dall'esaltazione mistica, a donne travolte dall'ebbrezza della sensualità; i panneggi delle vesti sono dinamicamente mossi e la forte teatralità dei due lavori  confermata dai componenti della famiglia Cornero che affacciati al balconcino assistono all'estasi di Santa Teresa e dai volti di angioletti che contemplano l'ebbrezza della Beata Ludovica.

La sensualità barocca

Tutta la cultura barocca è caratterizzata dall'emergere decisivo della sfera dell'esperienza. Questo spiega la proiezione nuova, non mutuata da schemi ideologici o religiosi o estetici preordinati, aperta curiosamente al mondo. Tale rinnovato significato dell'esperienza si rivolge all'esterno del soggetto, in una realtà che si schiude misteriosa e ingannevole, straordinariamente ricca di stupefacenti novità. L'azione profonda della Controriforma opera all'interno del soggetto, scuotendone la coscienza e acuminandone il senso di responsabilità della colpa. Una nuova importanza viene ad assumere l'interiorità dell’individuo: nel “profondo del cuore”, nei suoi spazi sempre più bui e sconosciuti l'uomo del Seicento  spinge lo sguardo, vi scruta tracce di una divinità che pare aver abbandonato il Cielo e il Libro per ritirarsi nelle pieghe più intime e umbratili della coscienza. Ambiente esterno e mondo interiore, corpo e sensi, originano l'incontro che si traduce in strumento e criterio d'indagine del sentimento barocco. Con i sensi il corpo sprofonda nella realtà, percependola nella sua densità carnosa e interrogandone il senso sfuggevole e apparente. Con i sensi la cultura barocca s'immerge nell'immaginario della coscienza tanto da percepire passione ed emozione lette in tutte le sfumature e ambiguità, ma anche sperimentare i segni del divino e i modi di costatarne la presenza nascosta.

S. Francesco di Oratino

L'esperienza del sacro spinge a descrivere e rappresentare la sensualità mediata dalla trascendenza. L'esperienza del Bernini si ripercuote nelle varie scuole della penisola, diventando tendenza esclusiva delle botteghe partenopee. Il linguaggio figurativo e letterario del classicismo si piega a rappresentare una nuova sensibilità di trasfigurazione. La vicenda evangelica, per esempio, della passione di Cristo, viene messa in contatto con il mito classico e la sua grande potenza immaginaria. Vengono accentuati gli aspetti patetici, ma ne sono declinate tutte le risonanze sensuali. Mentre la pittura “realistica” del Caravaggio cerca il divino nei corpi, nei gesti delle mani, le pieghe della pelle, gli sguardi, la pittura “classicista” di Guido Reni reinterpreta la classicità con una nuova sensibilità per la luminosità della pelle e per il patetismo silenzioso dei gesti, coniugando iconologia classica e contenuto religioso.

Queste considerazioni mi spingono a contemplare il S. Francesco di Oratino di Giacomo Colombo, tanto da scoprirvi il dramma religioso e sensuale in impareggiabile bellezza di stile. Il corpo del Santo è percorso dall'emozione dell'estasi, mostra le ferite più per rappresentazione che per assorto sentimento mistico, il volto rivolto al cielo nella ricerca, in bilico tra presenza assenza, tra attimo ed eternità, tra nulla e qualcosa, diventando un silenzioso depositario di una enigmatica verità, prossima al divino.

L'opera di Oratino, a mezzobusto, racchiude una tensione verso l'alto, data idealmente dal Crocifisso che il santo tiene stretto con la mano sinistra; la mano destra aperta e protesa in impotente abbandono; l'impostazione frontale lentamente scivola immergendo il corpo nell'attimo di essere ferito da invisibile dardo che trapassa di dolore invisibile nell'espressione del volto e della bocca. ☺

jacobuccig@gmail.com

 

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