Un fiore ingannevole
11 Settembre 2022
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Un fiore ingannevole

Lo stramonio (Datura stramonium L,) è una pianta appartenente alle Solanacee. Si tratta di una famiglia piuttosto grande della quale fanno parte varie specie orticole molto note, come il pomodoro, la melanzana, il peperone e la patata. Appartengono a questa famiglia anche il tabacco e alcune piante tossiche, quali la mandragora (o mandragola) e l’atropa belladonna.

Questa pianta erbacea a ciclo annuale, che può raggiungere i due metri di altezza, presenta una radice a fittone e fusiforme, e un fusto eretto con biforcazioni ramose. È particolarmente ricercata per abbellire e arredare terrazze e giardini perché conserva foglie sempre verdi e brillanti per un lungo periodo. Le foglie sono alterne, di grandi dimensioni, a margine dentato-frastagliato. I fiori, lunghi fino a dieci cm, nascono nelle zone terminali e nelle ascelle dei vari rami, e sono solitari e affascinanti, ma ingannevoli, come si vedrà tra poco. La corolla è di forma tubolare, bianca, spesso arricchita da piacevoli sfumature violacee. La fioritura avviene tra luglio e ottobre: i fiori rimangono chiusi durante il giorno per poi mettere in mostra la loro bellezza aprendosi completamente la notte ed emanando un odore intenso e penetrante, che è sgradevole per l’uomo ma molto apprezzato dalle farfalle notturne, le quali favoriscono l’impollinazione. Il frutto è una capsula globosa della grandezza di una noce e irta di spine (da qui anche il nome di noce spinosa o noce del diavolo). Al suo interno sono contenuti numerosi semi di colore nero, reniformi, lunghi circa 3 mm, che in ottobre-novembre, in seguito all’apertura della capsula, vengono rilasciati verso l’alto.

Lo stramonio cresce nei climi temperati e in Italia si trova naturalizzato in tutte le regioni, negli incolti, vicino ai ruderi e ai margini delle strade. È infestante nelle colture di tabacco.

Come tutte le specie del genere Datura, lo stramonio è una pianta molto velenosa a causa dell’ elevata concentrazione di potenti alcaloidi, presenti in tutte le sue parti e soprattutto nei semi, in particolare la scopolamina. È noto anche come erba del diavolo o erba delle streghe, e questi nomi si riferiscono proprio alle sue proprietà narcotiche, sedative e allucinogene, utilizzate a scopo terapeutico e nei riti magico-spirituali degli sciamani di molte tribù indiane. Ma l’uso della Datura stramonium per questo tipo di finalità curative è estremamente pericoloso, in quanto la dose attiva di alcaloidi allucinogeni è molto vicina alla dose tossica. In medicina, dato l’alto grado di tossicità, si preferisce ricorrere ad alcaloidi artificiali, più sicuri ed efficaci. Un’ intossicazione di stramonio può dar luogo a gravi conseguenze: dalle allucinazioni si arriva a deliri, convulsioni, disturbi gravi della vista, coma per anossia cerebrale. Nei casi più gravi si può anche morire.

Sono noti diversi casi di giovani che per cercare di “evadere” si sono ritrovati intossicati in modo grave dopo aver fumato le foglie secche o dopo averne bevuto la tisana in un festino: sono finiti tutti in ospedale in rianimazione, in gravi condizioni. Si ha notizia anche di casi di giovani trovati affogati in ruscelli poco profondi nel tentativo di bere, causa la secchezza delle fauci e la sete, che si dice sia irrefrenabile. Altri giovani si sono suicidati senza saperlo pensando di poter volare, allucinazione molto frequente nelle intossicazioni provocate da questa specie erbacea.

Cattivo per definizione, lo stramonio è riuscito tuttavia a conquistarsi ruoli anche letterari: le sue proprietà allucinogene sono citate da Shakespeare sia in Giulietta e Romeo sia in Antonio e Cleopatra. Si ritiene inoltre che dello stramonio possa essere stato somministrato dalla maga Circe ai compagni di Ulisse in un noto episodio dell’Odissea. Le allucinazioni e la difficoltà di distinguere la realtà dalla fantasia potrebbero aver fatto credere loro di essere diventati porci. Nel resto della storia, il dio Hermes avverte Ulisse di mangiare un’erba magica, che è stata invece identificata nel bucaneve, in grado, secondo lo scrittore greco Teofrasto, del IV sec. a.C., di combattere gli avvelenamenti. Con le sue proprietà anti-allucinatorie il bucaneve avrebbe quindi protetto Ulisse dagli effetti di quel fiore ingannevole che è lo stramonio.☺

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