Una nuova fase
4 Ottobre 2019
laFonteTV (3191 articles)
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Una nuova fase

Con il nuovo governo Pd – Cinque Stelle si è aperta una nuova fase e grandi sono gli interrogativi sul futuro. Riuscirà il governo giallo-rosso a superare le differenze e i contrasti che per anni hanno diviso i due soggetti politici fondamentali del nuovo governo? Riuscirà la nuova maggioranza di governo a contendere alla lega di Salvini il primato nel consenso elettorale? E quale le conseguenze della scissione di Renzi? Sono previsioni non facili da fare.

Il Partito Democratico e i Cinque Stelle hanno ben chiaro che un fallimento, una crisi di governo aprirebbe inesorabilmente le porte alla destra di Salvini, ma questa consapevolezza non è sufficiente a definire una solida e coraggiosa politica di governo. Pd e Cinque Stelle, se non vogliono trasformare la vittoria di oggi in una disfatta domani, hanno l’obbligo di definire in tempi rapidi un programma vero, una sintesi politica e una strategia per il futuro. Impresa non facile, perché negli anni passati vi è stata una incompatibilità fra Pd e Cinque Stelle sull’idea stessa della politica, sul valore delle istituzioni e sulla concezione della democrazia rappresentativa. Pur tuttavia, se andiamo oltre la polemica e oltre gli aspri scontri politici di ieri, qualcosa di buono si trova. Diversamente che con la Lega, i Cinque Stelle condividono con il Pd parti importanti del lessico del cambiamento economico-sociale: economia circolare, sviluppo sostenibile, economia verde e tanto altro. Ma il passaggio dalle parole ai fatti è molto complesso e irto di ostacoli, come testimoniano i primi passi del governo. E soprattutto, ciò che appare oltremodo complicato è la ricostruzione di una empatia, di una affinità sentimentale fra la maggioranza parlamentare del governo Conte  e il popolo. I Cinque Stelle hanno perso il 17% alle elezioni europee e il Partito Democratico nel corso degli anni ha compromesso una parte importante del suo elettorato popolare; non è un caso che il voto del Pd si concentri nelle zone più benestanti delle grandi città, mentre molto perde nelle aree più periferiche e povere delle città. Per ritrovare questo consenso popolare è decisivo affrontare la sfida con la destra populista su due terreni fondamentali: da una parte la ripresa dello sviluppo economico, la drastica riduzione delle povertà, delle diseguaglianze, della precarietà e della insicurezza sociale, e dall’altra affrontare il problema dell’immigrazione sia per coglierne le opportunità, sia per sostenere politiche di integrazione e sia per contrastare i fenomeni della clandestinità e, più in generale, della illegalità. È una sfida di grande difficoltà, perché l’economia dei paesi europei, in particolare dell’Italia e dei paesi del Sud dell’Europa, è da diversi anni entro un lungo ciclo di stagnazione. E con la crisi del 2008 la situazione italiana è divenuta particolarmente critica: il PIL italiano si è contratto del 10%, si è perso un quinto della capacità industriale e il 30% delle imprese hanno chiuso.

Fra i paesi fondatori dell’Unione Europea, l’Italia è quello che più di altri ha visto crescere la protesta e la critica antieuropea, è il solo paese dell’ Europa Occidentale nel quale due forze dichiaratamente populiste e fortemente polemiche con le istituzioni europee hanno conquistato il governo del paese. La fine del governo Lega-Cinque Stelle non solo non cancella questa situazione, ma, in assenza di fatti nuovi e importanti, in un prossimo futuro noi potremmo avere un’ulteriore avanzata delle forze nazionaliste e antieuropee, e questa volta dichiaratamente di destra. L’Italia è stata e continua ad essere un vero laboratorio sociale e culturale del populismo e del nuovo sovranismo. Questo è certamente un problema italiano, ma è anche un grande problema europeo e di ciò ormai la classe dirigente europea dovrebbe essere pienamente consapevole.

La crisi  economica, come tutti i dati sulla situazione industriale tedesca indicano, ha ormai contagiato il cuore dello sviluppo europeo, ovvero quella stessa Germania che in tutti questi anni è stata la garante delle politiche di austerità delle istituzioni europee. Lo spettro della recessione si aggira nello stesso territorio tedesco, il che è un grande problema per l’insieme dell’Europa, ma anche per gli stessi tedeschi. Si sono così determinate alcune condizioni importanti, sia politiche che economiche, che potrebbero permettere al nuovo governo italiano di aprire un nuovo capitolo in Europa sia per ottenere una maggiore flessibilità sui vincoli di bilancio e sostenere così una nuova politica di investimenti, sia  per modificare quel trattato di Dublino che ha causato grandi problemi sul fronte della immigrazione clandestina. Si possono determinare quelle precondizioni essenziali per avere un vero cambiamento della realtà italiana e perché l’alleanza del governo Conte acquisti sostanza programmatica e strategia politica.

In questo contesto la scissione di Renzi non aiuta: è l’ulteriore dimostrazione di quanto sia profonda la malattia del narcisismo e del politicantismo. Non solo, aver messo un posto in più nella tavola della maggioranza del governo Conte, sarà sicuramente una ulteriore complicazione politica per il governo. Pur tuttavia anche gli eventi sgradevoli talvolta ci riservano delle sorprese gradite e noi si possa – pure in questa circostanza disdicevole e non solo per scaramanzia – ripetere l’antico detto: forse non tutti i mali vengono per nuocere.☺

 

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