uomini virtuosi di Gaetano Jacobucci | La Fonte TV
Francesco De Sanctis, nella terza edizione del libro Notizie Istoriche di Ferentino nel Sannio al presente la Terra di Ferrazzano in Provincia di Capitanata, stampata a Napoli il 1741 e di recente ristampata, dedica alcune pagine ad “Uomini Virtuosi” nati nella Terra di Loretino (Uomini Virtuosi, Dante Gentile Lorusso, ed. Limiti Inchiusi, 2002).
Il De Sanctis, nato a Ferrazzano il 26 febbraio 1666, è legato alla Terra di Loretino, che definisce “Terra Ava”, infatti il padre era nato ad Oratino e a partire del XVI secolo si rivelano tracce del casato. Il bisnonno di Francesco, di nome Epifanio, con un fratello, vi giunge dall’Umbria, dalla città di Foligno. Della famiglia De Sanctis si ricorda un sacerdote Bonifacio, che grazie all’aiuto di un prete suo conterraneo, ancora adolescente fu introdotto presso Maurizio D’Ajello, sacerdote suo conterraneo, a Napoli nel 1643. Il compito del giovane Bonifacio era quello di coadiuvarlo nell’incarico di procuratore del Monastero delle Monache di S. Maria di Donna Albina. Asceso agli ordini sacri, continua ad applicarsi allo studio della filosofia e della teologia scolastica. Alla morte dell’Ajello gli succede nella carica di procuratore del monastero. Con meticolosità descrive il patrimonio appartenente all’ antichissimo edificio. Bonifacio impetrò dal cardinale Gaspar De Carpineo, Vicario di sua Santità, la reliquia della coscia di S. Bonifacio Martire, donata all’arcipretale di S. Maria Assunta di Oratino. Il degno sacerdote passa cinquantaquattro anni come procuratore e alla sua morte lascia come successore il nipote Francesco De Sanctis, autore del volume su Ferrazzano.
Canonici letterati
Il De Sanctis cita nel suo libro il canonico Francesco Pallante, definito eccellente scrittore, nel senso più letterale del termine, ammirabile, perché scriveva con la destra e, senza alcuna difficoltà, anche con la sinistra. Il De Sanctis aggiunge: “come era singolare nella penna così di cervello incostante”. Il Pallante viaggiò molto per l’Italia e la Francia in cerca di mecenati illustri. Fu a Venezia e a Costantinopoli ma l’autore scriverà con ironia: “la sua virtù non potea in ogni cantone farle trovare un Re di Francia”, dovette tornare ad Oratino canuto e squattrinato e vi morì il 1640.
Domenico Giuliani
Il sacerdote Domenico Giuliani è ricordato dal De Sanctis quale discepolo e nipote. “Al pari del maestro riesce nello scrivere”, apre per molti anni una rinomata scuola in Napoli, imita le virtù dello zio, ereditandone la follia di cervello. Nel tentativo cocciuto di “fissare il Mercurio” sperpera il frutto della sua vita. Più che adombrare inclinazioni sessuali licenziose, l’espressione riconduce la fine dell’oratinese nel mondo dell’alchimia. Don Domenico incarna alla perfezione il ritratto dell’ alchimista tipo: fissare, “coagulare” il mercurio, in alchimia detto argento vivo. Don Giuliani nella vecchiaia trascorre gli ultimi anni, fuori le mura di Napoli, nell’ospedale di S. Gennaro dove, acciaccato e paralitico, muore nel gennaio del 1693 (idem: Poeti, Mistici, Letterati e Musicisti, pagg. 88 – 93).
Giorgio Gizzarone
Un elegante scrittore e poeta fu Giorgio Gizzarone, “obnepote” di Domenico Giuliani, secondo il De Sanctis “d’ingegno sublime”. Dopo aver vissuto a Napoli per diversi anni si trasferì a Roma. Qui divenne maestro di Sacra teologia e Dottore in Utroque; a detta del De Sanctis il Gizzarone “però è troppo amico delle conversazioni allegre”.
“Magra, negra, scontenta, e poverella
era arreddutta affè la poesia,
e non tenenno straccio de gonnella
s’assomegliava à la Felosofia.
(Sonetto per le composizione poetiche mucose De lo Signò Giambattista Grappelli).
Ottenne da Papa Clemente XI l’incarico di Arcidiacono della Cattedrale di Bojano. Muore il 15 agosto del 1712. Nell’elogio dei defunti emerge: “eccellente nella poesia”.☺
gaetano.jacobucci@virgilio.it
Francesco De Sanctis, nella terza edizione del libro Notizie Istoriche di Ferentino nel Sannio al presente la Terra di Ferrazzano in Provincia di Capitanata, stampata a Napoli il 1741 e di recente ristampata, dedica alcune pagine ad “Uomini Virtuosi” nati nella Terra di Loretino (Uomini Virtuosi, Dante Gentile Lorusso, ed. Limiti Inchiusi, 2002).
Il De Sanctis, nato a Ferrazzano il 26 febbraio 1666, è legato alla Terra di Loretino, che definisce “Terra Ava”, infatti il padre era nato ad Oratino e a partire del XVI secolo si rivelano tracce del casato. Il bisnonno di Francesco, di nome Epifanio, con un fratello, vi giunge dall’Umbria, dalla città di Foligno. Della famiglia De Sanctis si ricorda un sacerdote Bonifacio, che grazie all’aiuto di un prete suo conterraneo, ancora adolescente fu introdotto presso Maurizio D’Ajello, sacerdote suo conterraneo, a Napoli nel 1643. Il compito del giovane Bonifacio era quello di coadiuvarlo nell’incarico di procuratore del Monastero delle Monache di S. Maria di Donna Albina. Asceso agli ordini sacri, continua ad applicarsi allo studio della filosofia e della teologia scolastica. Alla morte dell’Ajello gli succede nella carica di procuratore del monastero. Con meticolosità descrive il patrimonio appartenente all’ antichissimo edificio. Bonifacio impetrò dal cardinale Gaspar De Carpineo, Vicario di sua Santità, la reliquia della coscia di S. Bonifacio Martire, donata all’arcipretale di S. Maria Assunta di Oratino. Il degno sacerdote passa cinquantaquattro anni come procuratore e alla sua morte lascia come successore il nipote Francesco De Sanctis, autore del volume su Ferrazzano.
Canonici letterati
Il De Sanctis cita nel suo libro il canonico Francesco Pallante, definito eccellente scrittore, nel senso più letterale del termine, ammirabile, perché scriveva con la destra e, senza alcuna difficoltà, anche con la sinistra. Il De Sanctis aggiunge: “come era singolare nella penna così di cervello incostante”. Il Pallante viaggiò molto per l’Italia e la Francia in cerca di mecenati illustri. Fu a Venezia e a Costantinopoli ma l’autore scriverà con ironia: “la sua virtù non potea in ogni cantone farle trovare un Re di Francia”, dovette tornare ad Oratino canuto e squattrinato e vi morì il 1640.
Domenico Giuliani
Il sacerdote Domenico Giuliani è ricordato dal De Sanctis quale discepolo e nipote. “Al pari del maestro riesce nello scrivere”, apre per molti anni una rinomata scuola in Napoli, imita le virtù dello zio, ereditandone la follia di cervello. Nel tentativo cocciuto di “fissare il Mercurio” sperpera il frutto della sua vita. Più che adombrare inclinazioni sessuali licenziose, l’espressione riconduce la fine dell’oratinese nel mondo dell’alchimia. Don Domenico incarna alla perfezione il ritratto dell’ alchimista tipo: fissare, “coagulare” il mercurio, in alchimia detto argento vivo. Don Giuliani nella vecchiaia trascorre gli ultimi anni, fuori le mura di Napoli, nell’ospedale di S. Gennaro dove, acciaccato e paralitico, muore nel gennaio del 1693 (idem: Poeti, Mistici, Letterati e Musicisti, pagg. 88 – 93).
Giorgio Gizzarone
Un elegante scrittore e poeta fu Giorgio Gizzarone, “obnepote” di Domenico Giuliani, secondo il De Sanctis “d’ingegno sublime”. Dopo aver vissuto a Napoli per diversi anni si trasferì a Roma. Qui divenne maestro di Sacra teologia e Dottore in Utroque; a detta del De Sanctis il Gizzarone “però è troppo amico delle conversazioni allegre”.
“Magra, negra, scontenta, e poverella
era arreddutta affè la poesia,
e non tenenno straccio de gonnella
s’assomegliava à la Felosofia.
(Sonetto per le composizione poetiche mucose De lo Signò Giambattista Grappelli).
Ottenne da Papa Clemente XI l’incarico di Arcidiacono della Cattedrale di Bojano. Muore il 15 agosto del 1712. Nell’elogio dei defunti emerge: “eccellente nella poesia”.☺
Francesco De Sanctis, nella terza edizione del libro Notizie Istoriche di Ferentino nel Sannio al presente la Terra di Ferrazzano in Provincia di Capitanata, stampata a Napoli il 1741 e di recente ristampata, dedica alcune pagine ad “Uomini Virtuosi” nati nella Terra di Loretino (Uomini Virtuosi, Dante Gentile Lorusso, ed. Limiti Inchiusi, 2002).
Il De Sanctis, nato a Ferrazzano il 26 febbraio 1666, è legato alla Terra di Loretino, che definisce “Terra Ava”, infatti il padre era nato ad Oratino e a partire del XVI secolo si rivelano tracce del casato. Il bisnonno di Francesco, di nome Epifanio, con un fratello, vi giunge dall’Umbria, dalla città di Foligno. Della famiglia De Sanctis si ricorda un sacerdote Bonifacio, che grazie all’aiuto di un prete suo conterraneo, ancora adolescente fu introdotto presso Maurizio D’Ajello, sacerdote suo conterraneo, a Napoli nel 1643. Il compito del giovane Bonifacio era quello di coadiuvarlo nell’incarico di procuratore del Monastero delle Monache di S. Maria di Donna Albina. Asceso agli ordini sacri, continua ad applicarsi allo studio della filosofia e della teologia scolastica. Alla morte dell’Ajello gli succede nella carica di procuratore del monastero. Con meticolosità descrive il patrimonio appartenente all’ antichissimo edificio. Bonifacio impetrò dal cardinale Gaspar De Carpineo, Vicario di sua Santità, la reliquia della coscia di S. Bonifacio Martire, donata all’arcipretale di S. Maria Assunta di Oratino. Il degno sacerdote passa cinquantaquattro anni come procuratore e alla sua morte lascia come successore il nipote Francesco De Sanctis, autore del volume su Ferrazzano.
Canonici letterati
Il De Sanctis cita nel suo libro il canonico Francesco Pallante, definito eccellente scrittore, nel senso più letterale del termine, ammirabile, perché scriveva con la destra e, senza alcuna difficoltà, anche con la sinistra. Il De Sanctis aggiunge: “come era singolare nella penna così di cervello incostante”. Il Pallante viaggiò molto per l’Italia e la Francia in cerca di mecenati illustri. Fu a Venezia e a Costantinopoli ma l’autore scriverà con ironia: “la sua virtù non potea in ogni cantone farle trovare un Re di Francia”, dovette tornare ad Oratino canuto e squattrinato e vi morì il 1640.
Domenico Giuliani
Il sacerdote Domenico Giuliani è ricordato dal De Sanctis quale discepolo e nipote. “Al pari del maestro riesce nello scrivere”, apre per molti anni una rinomata scuola in Napoli, imita le virtù dello zio, ereditandone la follia di cervello. Nel tentativo cocciuto di “fissare il Mercurio” sperpera il frutto della sua vita. Più che adombrare inclinazioni sessuali licenziose, l’espressione riconduce la fine dell’oratinese nel mondo dell’alchimia. Don Domenico incarna alla perfezione il ritratto dell’ alchimista tipo: fissare, “coagulare” il mercurio, in alchimia detto argento vivo. Don Giuliani nella vecchiaia trascorre gli ultimi anni, fuori le mura di Napoli, nell’ospedale di S. Gennaro dove, acciaccato e paralitico, muore nel gennaio del 1693 (idem: Poeti, Mistici, Letterati e Musicisti, pagg. 88 – 93).
Giorgio Gizzarone
Un elegante scrittore e poeta fu Giorgio Gizzarone, “obnepote” di Domenico Giuliani, secondo il De Sanctis “d’ingegno sublime”. Dopo aver vissuto a Napoli per diversi anni si trasferì a Roma. Qui divenne maestro di Sacra teologia e Dottore in Utroque; a detta del De Sanctis il Gizzarone “però è troppo amico delle conversazioni allegre”.
“Magra, negra, scontenta, e poverella
era arreddutta affè la poesia,
e non tenenno straccio de gonnella
s’assomegliava à la Felosofia.
(Sonetto per le composizione poetiche mucose De lo Signò Giambattista Grappelli).
Ottenne da Papa Clemente XI l’incarico di Arcidiacono della Cattedrale di Bojano. Muore il 15 agosto del 1712. Nell’elogio dei defunti emerge: “eccellente nella poesia”.☺
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