il pianeta nano
17 Aprile 2010 Share

il pianeta nano

 

Proseguendo il nostro viaggio nella scienza, iniziato nei precedenti numeri della rivista, porremo in questo articolo la nostra attenzione su una recente decisione assunta in campo astronomico: la nuova definizione di “pianeta” e il conseguente “declassamento” di Plutone.

Nell’antichità il termine pianeta, che in greco significa errante, vagabondo, veniva utilizzato per indicare tutti gli astri che si spostavano nel cielo rispetto allo sfondo delle stelle fisse: la Luna, il Sole, Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno. Dalla rivoluzione copernicana ai nostri giorni, di pari passo con il progresso delle scoperte scientifiche, anche il sistema di classificazione degli oggetti celesti è cambiato, sino all’ultima modifica dell’estate 2006.

L’Assemblea Generale dell’Unione Astronomica Internazionale, cioè la più grande assise mondiale di astronomi professionisti, ha adottato, al termine di un percorso di riflessione durato 2 anni, una risoluzione che definisce “pianeta” un corpo celeste che a) è in orbita intorno ad una stella, b) possiede una massa sufficiente a far sì che la propria gravità gli faccia assumere una forma quasi sferica (questo avviene generalmente con una massa di almeno 500 miliardi di miliardi di kg [5×1020 kg] e un diametro superiore agli 800 km), c) è dominante nella sua fascia orbitale, avendola “ripulita” da altri oggetti di dimensioni confrontabili. Secondo questa definizione i pianeti del sistema solare sono solo 8: Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove, Saturno, Urano e Nettuno. Si definisce, invece, “pianeta nano” (dwarf planet) un corpo celeste che rispetta le prime due condizioni ma non è dominante nella sua fascia orbitale, purché non sia un satellite orbitante intorno ad un altro pianeta. In base a questa definizione, Plutone è un pianeta nano perché la sua orbita non è “ripulita” ma è immersa in una fascia di numerosi oggetti più o meno analoghi, compresa tra 30 e 50 unità astronomiche (l’unità astronomica corrisponde alla distanza media Terra-Sole); insieme ad esso lo sono anche Cerere, con diametro di circa 975 km, situato tra Marte e Giove e fino ad oggi classificato come asteroide, e Eris, un corpo celeste ghiacciato, scoperto nel 2005 da Mike Brown ad una distanza dal Sole di circa 97 unità astronomiche all’afelio e 37 al perielio, con un diametro stimato di 2400 km, più grande quindi di Plutone.

C’è da notare inoltre che i pianeti classici, cioè quelli scoperti prima del 1900, percorrono orbite quasi circolari e poco inclinate rispetto al piano orbitale della Terra. Gli oggetti cosiddetti “trans-nettuniani”, oltre le 30 unità astronomiche, percorrono invece orbite fortemente ellittiche ed inclinate rispetto al piano di rivoluzione dei pianeti classici.

Tutti gli altri oggetti che non soddisfano i requisiti descritti sono considerati “piccoli corpi del sistema solare” (Small Solar System Bodies): si tratta, per fare un esempio, degli asteroidi e delle comete.

Ma torniamo al nostro Plutone, cercando di “guardarlo” più da vicino. Scoperto nel 1930 dall’astronomo americano Clyde Tombaugh, è stato per tutti questi anni il nono pianeta del sistema solare, con una distanza dal Sole variabile dalle 29 alle 49 unità astronomiche e un diametro di circa 2300 km. Come termine di paragone, si tenga presente che la Terra ha un diametro di 12756 km e la Luna di 3476 km.

In base alle osservazioni compiute, Plutone dovrebbe avere una struttura costituita da un miscuglio di materiali rocciosi,  ghiaccio d’acqua e metano solido, e presentare anche una tenue atmosfera di metano gassoso e azoto.

Nel 1978 venne scoperto il suo satellite Caronte. Si tratta di un satellite con caratteristiche molto particolari rispetto ai satelliti che normalmente si incontrano nel sistema solare. Questi ultimi hanno una massa molto più piccola rispetto a quella del pianeta di appartenenza, di solito tra 1/100 e 1/10000. Invece Caronte ha una massa paragonabile a quella di Plutone, circa 1/10, ed ha un diametro medio pari alla metà di quello di Plutone.

Si tratta di una coppia di oggetti che comunque possiede una massa molto più piccola di quella terrestre, a differenza di tutti gli altri pianeti esterni (Giove, Saturno, Urano e Nettuno) che sono invece di gran lunga più massicci della Terra e sono infatti conosciuti come “giganti gassosi”. A tutto questo si deve aggiungere anche, come accennato sopra, che Plutone non è isolato, ma è solo uno dei rappresentanti di una “fascia” di molte centinaia di oggetti (KBO “Kuiper Belt Objects”), situata al di là dell’orbita di Nettuno, teorizzata negli anni 40 e 50 dagli astronomi Edgeworth e Kuiper, e “osservata” a partire dagli anni 90.

Il “declassamento” di Plutone non ha comunque fatto venir meno il grande interesse degli astronomi per questo pianeta nano, ed in generale per tutti gli oggetti trans-nettuniani. La prima sonda spaziale di fabbricazione umana appositamente concepita per l’osservazione ravvicinata di Plutone è la sonda New Horizons della NASA. E’ stata lanciata nel gennaio 2006 ed incontrerà il pianeta nano a luglio 2015. Si tratterà di un sorvolo che permetterà di ottenere immagini molto migliori di quelle ottenibili dai telescopi terrestri e dal telescopio spaziale Hubble, consentendo una conoscenza molto più approfondita di questo lontano mondo ghiacciato. ☺

domenico.dicienzo@tin.it

 

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