giuseppe tedeschi: perchè
19 Aprile 2010 Share

giuseppe tedeschi: perchè

 

Quest’anno ricorre il trentesimo anniversario dell’assassinio di Padre Giuseppe Tedeschi, un salesiano nato a Jelsi ed emigrato a 15 anni, insieme al resto della famiglia, in Argentina. Il 2 febbraio del 1976 venne ritrovato il suo corpo, orribilmente sfigurato. Gli squadroni della morte, formazioni paramilitari di destra, si accanirono contro Giuseppe per eliminare insieme a lui anche il suo esempio, l’opera in favore dei poveri ed i suoi ideali di giustizia sociale e per il riscatto degli ultimi. Un uomo straordinario capace di restituire speranza a migliaia di diseredati ammassati in un ghetto di Buenos Aires. Un raggio di luce che si irradiava in un deserto di disperazione e di fame. Mezzo milione di persone accalcate l’una sull’altra in baracche fetide senza la disponibilità di alcun servizio civile e questo salesiano molisano che predicando il vangelo aveva costruito con mezzi rudimentali una baracca dove curava i malati, aiutava a partorire le donne, rabberciava qualche medicinale ed un po’ di farmaci che offriva gratuitamente a coloro che ne avevano necessità. Con una forza d’animo straordinaria aveva avviato una cooperativa di consumo per permettere ai poveri di accedere ai beni fondamentali, agli alimenti e ai mezzi di sussistenza. E da sindacalista improvvisato capeggiava le lotte per portare i rubinetti dell’acqua da qualche decina a poche centinaia. Comizi, cortei, rivendicazioni e pressioni esercitate verso le Autorità perché accogliessero le richieste dei senza voce, dei dimenticati delle periferie, di un numero così grande di uomini, donne e bambini relegati ai margini della civiltà e sottomessi al dominio delle classi più abbienti che governavano la città e lo stato.

Padre Giuseppe non si fermò nemmeno di fronte al richiamo ripetuto del proprio Vescovo, scelse di restare col suo popolo e fuori dalle logiche dell’opportunità e della convenienza. E pagò con la vita il coraggio della sua coerenza insieme a tanti altri uomini di chiesa, del sindacato e delle forze politiche di opposizione. Al termine della dittatura militare si contarono a decine di migliaia le vittime della repressione ed emerse la tragedia dei desaparecidos. Ma la ferocia di quei potenti, eliminando Padre Tedeschi, riuscì a uccidere il profeta non i suoi ideali, il suo sogno di un mondo più giusto, la sua voglia di riscattare i più deboli e garantire un futuro migliore a tanti diseredati.

 Ecco, un simile messaggio, così crudo e diretto, travalica il tempo e lo spazio, non limita la propria efficacia al sud del mondo. Basta aprire gli occhi, girarsi e scoprire le molteplici iniquità della nostra società dei consumi. Qui sotto il nostro naso, quotidianamente c’è il dolore, la sofferenza, l’emarginazione e la povertà. E la risposta come ci ha insegnato, Giuseppe Tedeschi, non può consistere nella carità dei ricchi verso i poveri, perché si lede la pari dignità tra tutti gli esseri umani. Altro è costruire, qui e ora, un altro mondo possibile di uomini liberi ed uguali. Non è un sogno né può rimanere un’utopia o un sol dell’avvenire da conquistare con atti salvifici nell’ora fatata. La giustizia sociale si persegue con atti pratici ogni giorno. Chiaramente c’è un orizzonte, una meta che si perde tra il cielo ed il mare, ma è l’impegno diuturno di ciascuno di noi che può determinare il mutamento degli eventi.

Da considerazioni e da constatazioni simili, insieme a diverse altre persone amiche, nella tragica ricorrenza del trentennale dell’ assassinio, abbiamo inteso raccogliere, in modo sobrio, il lascito di ideali e valori di Padre Tedeschi. Perché anche nella terra che gli ha dato i natali il suo messaggio venga divulgato con azioni, opere e iniziative. Quindi non un associazione purchessia, bensì, un luogo di socialità e di promozione che vuole camminare lungo il solco tracciato da questo molisano ignoto. Parlare ai cuori e alle coscienze delle persone perché nessuno è così povero da non poter regalare un sorriso al prossimo, aiutare un bambino a rialzarsi o dare il braccio ad un anziano che sale le scale. Scuotere dal torpore gli assopiti e impegnarli nella lotta per l’uguaglianza, per la giustizia e per la dignità attraverso una semina di valori e di idealità. Contestualmente adoperarsi su situazioni concrete, su temi di attualità, su questioni sociali ed in soccorso di quegli ultimi che abitano nelle nostre stesse case o che scorgiamo affacciandoci alla finestra.

Che promuovere la costituzione nel Molise del 2006 di un’Associazione simile sia un’impresa ardua è indubbio. Troppi animi aridi ci circondano ed il disvalore dei loro comportamenti ci induce a chiuderci in un pessimismo sterile e in un fatalismo qualunquista. Ma basta pensare, solo un attimo, alle complicazioni cosmiche che incrociava Giuseppe Tedeschi, nell’Argentina di trenta anni fa, per convincerci che i nostri sono in fondo problemi superabili. Occorre forza e volontà, e sono certo che avviandoci lungo questo sentiero, strada facendo, ci troveremo in tanti a rendere giustizia, col nostro impegno, al sacrificio di Padre Tedeschi. ☺

 

 

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