Puntualmente in ogni campagna elettorale che precede le elezioni amministrative nei nostri piccoli comuni riemerge l’entusiasmo e la voglia di partecipare a tutte le discussioni che iniziano a intrecciarsi qualche mese prima.
Puntualmente tutti mostrano la loro spiccata coscienza civile parlando di cambiamento, bene comune, bilanci, prospettive, programmi ed esigenze della comunità non soddisfatte. Tutti, eletti ed elettori, partiti, associazioni, singoli e movimenti vari nel descrivere gli errori e le inefficienze delle amministrazioni uscenti, alla vigilia di ogni tornata elettorale, si rendono disponibili a elaborare il programma e la squadra del nuovo governo locale da sottoporre agli elettori. Si dimentica che il proprio contributo di idee e di azioni, di critica e di proposta, con gli strumenti propri delle società civili e democratiche (partiti, associazioni, movimenti di idee e gruppi di pressione), dovrebbe essere manifestato sempre e comunque e non solo alla fine di ogni mandato amministrativo.
Non è necessario candidarsi o essere candidati a diventare amministratori comunali per esternare il proprio senso civico e la propria empatia, anzi se si desidera veramente che le nostre piccole comunità siano più vive, più coese e progredite diventa essenziale promuovere e presiedere tutti i luoghi di confronto aventi il fine di riaffermare da un lato, percorsi e progetti culturali che diffondono tolleranza e solidarietà e, dall’altro, bandire definitivamente la sottocultura che alimenta il diffondersi sempre più di comportamenti asociali dell’osten- tazione, dell’emulazione e dell’opportunismo.
Motivazioni e interessi diversi dovrebbero spingere, soprattutto gli universitari, a vivere e guidare questa sorta di work in progress di impulsi e contaminazioni socio-culturali nei sentieri della crescita individuale e collettiva che ci conducono ad affermare quotidianamente la voglia di partecipare, il nostro spirito civico, la nostra sensibilità ambientale. Quest’ampia esperienza di vita reale è la sola che, nello stesso tempo, consente al cittadino impegnato di misurare la sua credibilità e i suoi errori mentre la comunità è messa nelle condizioni di creare o rompere, giorno per giorno, relazioni di stima ed affinità elettive, diretti presupposti per poter scegliere, in ogni momento elettorale e senza mediazioni altre chi, tra i tanti candidati amministratori, garantisce, incarna e trasmette progetti di educazione ed emancipazione civica che perseguano la realizzazione di livelli alti di sviluppo sostenibile, coesione sociale e qualità della vita.
Enzo D’Onofrio
Puntualmente in ogni campagna elettorale che precede le elezioni amministrative nei nostri piccoli comuni riemerge l’entusiasmo e la voglia di partecipare a tutte le discussioni che iniziano a intrecciarsi qualche mese prima.
Puntualmente tutti mostrano la loro spiccata coscienza civile parlando di cambiamento, bene comune, bilanci, prospettive, programmi ed esigenze della comunità non soddisfatte. Tutti, eletti ed elettori, partiti, associazioni, singoli e movimenti vari nel descrivere gli errori e le inefficienze delle amministrazioni uscenti, alla vigilia di ogni tornata elettorale, si rendono disponibili a elaborare il programma e la squadra del nuovo governo locale da sottoporre agli elettori. Si dimentica che il proprio contributo di idee e di azioni, di critica e di proposta, con gli strumenti propri delle società civili e democratiche (partiti, associazioni, movimenti di idee e gruppi di pressione), dovrebbe essere manifestato sempre e comunque e non solo alla fine di ogni mandato amministrativo.
Non è necessario candidarsi o essere candidati a diventare amministratori comunali per esternare il proprio senso civico e la propria empatia, anzi se si desidera veramente che le nostre piccole comunità siano più vive, più coese e progredite diventa essenziale promuovere e presiedere tutti i luoghi di confronto aventi il fine di riaffermare da un lato, percorsi e progetti culturali che diffondono tolleranza e solidarietà e, dall’altro, bandire definitivamente la sottocultura che alimenta il diffondersi sempre più di comportamenti asociali dell’osten- tazione, dell’emulazione e dell’opportunismo.
Motivazioni e interessi diversi dovrebbero spingere, soprattutto gli universitari, a vivere e guidare questa sorta di work in progress di impulsi e contaminazioni socio-culturali nei sentieri della crescita individuale e collettiva che ci conducono ad affermare quotidianamente la voglia di partecipare, il nostro spirito civico, la nostra sensibilità ambientale. Quest’ampia esperienza di vita reale è la sola che, nello stesso tempo, consente al cittadino impegnato di misurare la sua credibilità e i suoi errori mentre la comunità è messa nelle condizioni di creare o rompere, giorno per giorno, relazioni di stima ed affinità elettive, diretti presupposti per poter scegliere, in ogni momento elettorale e senza mediazioni altre chi, tra i tanti candidati amministratori, garantisce, incarna e trasmette progetti di educazione ed emancipazione civica che perseguano la realizzazione di livelli alti di sviluppo sostenibile, coesione sociale e qualità della vita.
Puntualmente in ogni campagna elettorale che precede le elezioni amministrative nei nostri piccoli comuni riemerge l’entusiasmo e la voglia di partecipare a tutte le discussioni che iniziano a intrecciarsi qualche mese prima.
Puntualmente tutti mostrano la loro spiccata coscienza civile parlando di cambiamento, bene comune, bilanci, prospettive, programmi ed esigenze della comunità non soddisfatte. Tutti, eletti ed elettori, partiti, associazioni, singoli e movimenti vari nel descrivere gli errori e le inefficienze delle amministrazioni uscenti, alla vigilia di ogni tornata elettorale, si rendono disponibili a elaborare il programma e la squadra del nuovo governo locale da sottoporre agli elettori. Si dimentica che il proprio contributo di idee e di azioni, di critica e di proposta, con gli strumenti propri delle società civili e democratiche (partiti, associazioni, movimenti di idee e gruppi di pressione), dovrebbe essere manifestato sempre e comunque e non solo alla fine di ogni mandato amministrativo.
Non è necessario candidarsi o essere candidati a diventare amministratori comunali per esternare il proprio senso civico e la propria empatia, anzi se si desidera veramente che le nostre piccole comunità siano più vive, più coese e progredite diventa essenziale promuovere e presiedere tutti i luoghi di confronto aventi il fine di riaffermare da un lato, percorsi e progetti culturali che diffondono tolleranza e solidarietà e, dall’altro, bandire definitivamente la sottocultura che alimenta il diffondersi sempre più di comportamenti asociali dell’osten- tazione, dell’emulazione e dell’opportunismo.
Motivazioni e interessi diversi dovrebbero spingere, soprattutto gli universitari, a vivere e guidare questa sorta di work in progress di impulsi e contaminazioni socio-culturali nei sentieri della crescita individuale e collettiva che ci conducono ad affermare quotidianamente la voglia di partecipare, il nostro spirito civico, la nostra sensibilità ambientale. Quest’ampia esperienza di vita reale è la sola che, nello stesso tempo, consente al cittadino impegnato di misurare la sua credibilità e i suoi errori mentre la comunità è messa nelle condizioni di creare o rompere, giorno per giorno, relazioni di stima ed affinità elettive, diretti presupposti per poter scegliere, in ogni momento elettorale e senza mediazioni altre chi, tra i tanti candidati amministratori, garantisce, incarna e trasmette progetti di educazione ed emancipazione civica che perseguano la realizzazione di livelli alti di sviluppo sostenibile, coesione sociale e qualità della vita.
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