mobilitarsi ora
15 Aprile 2010 Share

mobilitarsi ora

 

La campagna elettorale, nonostante la pacatezza di Veltroni e la sua capacità di soffermarsi sul progetto di una nuova Italia anziché sulla denigrazione degli avversari, va progressivamente inasprendosi con cadute di tono e stracci per aria. Il settantenne Cavaliere di Arcore non ha argomenti politici né idee da comunicare agli italiani. Si propone per quello che è (Ghe pensi Mi). Il ragazzo, cresciuto cantando sulle navi e che dal niente è diventato uno degli uomini più ricchi del mondo. Come ha fatto è cosa vecchia. E la sua scalata al successo, con qualsiasi mezzo e a qualunque costo, è una leggenda per le tante anime perse di una società liquida che ha issato sugli altari un moderno Vitello d’oro da adorare. Silvio Berlusconi si ripropone dal 1994 con la solita compagnia di giro e per un Casini in meno ha imbarcato neo-fascisti, leghisti xenofobi, pluri-condannati e veline. Con la chioma al vento e la camicia nera è irresistibile. Ne ha per tutti. Battute sagaci come il suggerimento alla giovane precaria di sposare un milionario e risolvere il problema della vita. È incredibile che una figura simile, già sperimentata al Governo dell’Italia per sette anni con scarso costrutto, riesca ancora ad abbindolare un’infinità di italiani. Non si fa alcuna remora per i manifesti elettorali razzisti della Lega Nord contro gli immigrati. Il gossip sulle belle donne lo diverte. Il fascismo è un dettaglio. Il protezionismo di Tremonti lo affascina. Non menziona mai il Mezzogiorno. D’altronde nel suo ultimo Governo la maggioranza dei ministri era lombarda. Sui diritti civili non proferisce parole. Ai lavoratori offre gli scudetti del Milan ed i varietà televisivi con ballerine e veline. Per il resto possono sempre giocare la schedina o arrangiarsi. Ancor oggi disconosce che l’ingresso dell’Italia nell’area Euro ci ha salvato dalla bancarotta. E non fa ammenda delle responsabilità del suo Governo 2001-2006 che all’atto dell’introduzione della moneta non esercitò alcun controllo sull’aumento indiscriminato dei prezzi. Eppure i sondaggi lo danno in vantaggio di 3 o 4 punti percentuali sul Partito Democratico.

C’è una parte d’Italia che odia le regole, si affida alla sorte, sogna la bella vita, non disdegna imbrogliare, tollera i furbi e si inchina al cospetto dei disonesti. Se non hai avuto un avviso di garanzia, un rinvio a giudizio, un arresto o simili altre amenità, sei un disadattato, un semi-fallito. E la politica, com’è sempre accaduto, riflette ciò che c’è nella società. Non è né migliore né peggiore. D’altronde sarebbe singolare che una società civile illuminata esprimesse pervicacemente una classe politica inetta. Sta di fatto che l’Italia esprime qualità, merito, competenze, energie che non aspettano altro che di essere portate a sintesi per il progresso civile, la crescita economica e l’elevamento delle condizioni di vita dei cittadini. Basta dividere i giovani e gli anziani, il Nord e il Sud, i lavoratori e gli imprenditori, i fedeli e gli atei, i connazionali e gli immigrati.

È l’ora di unire l’Italia su un progetto di paese solidale, competitivo e coeso, dove ciascun cittadino può offrire la propria opera ed intelligenza per uno sviluppo equilibrato, giusto ed armonico. Le parole del futuro sono accogliere, includere, integrare, conoscere e studiare. Il metodo di domani dovrà essere quello del dialogo, del rispetto e del confronto. Il pluralismo è un valore. La differenza è una risorsa in più. La democrazia non ha emuli di pari livello nemmeno nella competizione globale planetaria. Il lavoro stabile di qualità per un paese non detentore di materie prime è il cardine del proprio sistema economico. Senza l’esperienza degli anziani non si agevolano i giovani e un Sud depresso non aiuta il Nord così come senza gli immigrati l’Italia non potrà mai farcela a crescere e progredire. Questo è il progetto del Partito Democratico, culturalmente alternativo a quello del Popolo della Libertà.

Chi non intende rassegnarsi alla deriva populistica di una destra senza idee può scegliere di mettersi le scarpe sulle spalle e fare campagna elettorale. Nel 2006 lo scarto tra i due schieramenti è stato solo di 24 mila voti e in Molise la destra perse con 4 mila voti in meno. Ciò significa che chiunque voglia fare qualcosa ha il dovere di farlo ora. Berlusconi è stato sperimentato. Sappiamo chi è e cosa ha in mente. Quindi o ci si mobilita adesso altrimenti si abbia il pudore di tacere dopo il 15 aprile. Del senno di poi sono piene le fosse. E ai filosofi sdraiati sui divani su posizioni sovversive-qualunquiste dico che contro questa Destra pericolosa senza più l’equilibrio del Centro non so se un domani ci sarà ancora una CGIL capace di fare da argine.☺

petraroia.michele@virgilio.it

 

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