la gramigna
14 Aprile 2010 Share

la gramigna

 

La gramigna, pianta spontanea perenne, appartiene alla famiglia delle Graminacee. Diffusa un po’ in tutti gli ambienti, invade e soffoca le colture. La si ritrova tanto nelle colture erbacee, in particolare se sottoposte a scarse lavorazioni, quanto in quelle arboree come vigneti e frutteti. Nelle zone più favorevoli al suo sviluppo viene spesso impiegata nell’impianto di prati, grazie all’intreccio dei suoi culmi fitti, emessi dal rizoma lungamente strisciante, che resistono al calpestamento. Proprio per questo motivo a volte viene utilizzata anche nelle aree mediterranee data la sua resistenza alla siccità. È una specie termofila (vegeta meglio con temperature elevate) e si adatta a tutti i tipi di terreno, anche se predilige quelli sciolti e secchi.

Le radici sono rizomatose e intrecciate nei primi strati del terreno, dove si sviluppano abbondantemente formando dei grovigli sotterranei che possono raggiungere la profondità di 40-50 cm. Dalle gemme presenti sui rizomi nascono dei germogli bianchi in grado di penetrare anche attraverso substrati più duri, compreso l’asfalto. I fusti sono dei culmi striscianti che si espandono a macchia d’olio. Quando si raddrizzano, in genere emettono le infiorescenze, formate da spighe composte, di colore rossastro che sono disposte come le dita di una mano. Il suo nome scientifico infatti è Cynodon dàctylon Pers. (dal greco dàctylos = dito); il nome del genere Cynodon deriva invece dalla forma appuntita dei germogli che ricordano i denti del cane.

La gramigna è in grado di generare anche fenomeni di allelopatia: disturba cioè i semi in germinazione e la crescita di altre piante mediante interferenze radicali a causa di alcune sostanze tossiche emesse proprio dalle sue radici, e si sviluppa rapidamente divenendo molto competitiva nei confronti di svariate colture, donde il detto “crescere come la gramigna”. La difesa preventiva contro questa pianta si basa prevalentemente sul contenimento della diffusione dei rizomi vista la modalità di riproduzione quasi esclusivamente vegetativa. Si consiglia di effettuare energiche lavorazioni del terreno nei periodi di gelo invernale poiché gli apparati radicali sono molto vulnerabili alle basse temperature. Le lavorazioni del terreno con mezzi meccanici dotati di organi lavoranti rotativi (fresatrici, motozappe, motocoltivatori, ecc.) ne favoriscono invece la diffusione provocando lo spezzettamento dei rizomi, i suoi organi di moltiplicazione.

La gramigna, come diverse altre specie delle graminacee, è molto nota anche agli allergologi per i problemi che arreca, a molti loro pazienti, con il suo leggero e abbondante polline durante la fioritura.

Ma questa pianta così odiata per le allergie che provoca e per gli ingenti danni che arreca alle colture, alcuni anni fa era molto ricercata dalla povera gente che ne utilizzava i rizomi essiccati come materiale combustibile non avendo legna da ardere. In particolare quando si stipulava un contratto di colonia parziaria o di affitto, la prima cosa che il colono o il fittavolo chiedeva al proprietario era se in quell’appezzamento ci fosse la gramigna: “Ce sta ’a’remégne?”. Essa infatti doveva garantire la regolare cottura d’a pizze de’ rendin’je sotte ’a còppe.

I germogli e i rizomi sono ricchi di vitamine e sali minerali. I primi, a fine inverno, possono essere lessati, saltati in padella o usati per preparare frittate. I germogli freschi, che  in primavera si presentano turgidi e ricurvi verso il basso, vanno raccolti prima di venir fuori all’aperto. Vengono lessati e conditi con olio di oliva, oppure consumati crudi in insalate miste. È questo un cibo diverso dalle solite verdure ma molto salutare per i principi attivi che contiene. Dai secondi, i rizomi, raccolti invece in autunno-inverno, si ottiene un decotto, l’acque d’a remégne con proprietà diuretiche e depurative, indicato e molto usato per la litiasi renale e biliare. Il decotto si prepara facendo bollire 30 g di rizoma in poca acqua per 2 minuti; bisogna poi gettare l’acqua, schiacciare le radici, bollire di nuovo in un litro di acqua per 15 minuti, filtrare e berne 4 tazze al giorno. E sempre dai rizomi, essiccati e sfarinati, si possono ottenere prodotti da forno salati e dolci; essiccati e tostati, essi servono invece per surrogare il caffè e per preparare bevande.

Crespelle alla gramigna in brodo

Ingredienti:

200 g di germogli di gramigna; 4 cucchiai di parmigiano reggiano grattugiato; ½ bicchiere di latte; 4 uova; sale; olio per friggere; ¾ di litro di brodo sgrassato; erba cipollina tritata.

Preparazione:

lessare i germogli di gramigna in poca acqua salata; sgocciolarli, tritarli e riporli in una terrina. Unire il formaggio grattugiato, il latte e le uova sbattute; salare e amalgamare bene. In un padellino unto d’olio friggere le crepes e metterle su carta assorbente a perdere l’unto. Tagliarle poi a listarelle, porle in una zuppiera e versarvi il brodo caldo. Spolverizzare con erba cipollina tritata e servire.

Frittata di gramigna e altre erbe

Ingredienti:

100 g di germogli di gramigna; 10 punte di ortiche; 5 rosette di tarassaco; 10 steli di erba cipollina; un cipollotto; una noce di burro; 6 uova; un cucchiaio di latte; 3 cucchiai di parmigiano reggiano grattugiato; sale e pepe; olio di oliva q.b.

Preparazione:

mondare e lavare le erbe; scottare la gramigna, le ortiche e il tarassaco in poca acqua salata, poi tritarle grossolanamente. Soffriggere il cipollotto affettato sottilmente nel burro, aggiungere le erbe, salare, fare insaporire per pochi minuti, levare dal fuoco. Sbattere le uova con sale, pepe e un cucchiaio di latte; aggiungere il parmigiano reggiano grattugiato, l’erba cipollina tritata e le erbe appassite. Amalgamare bene il composto e cuocere la frittata in una padella antiaderente unta di olio.

giannotti.gildo@gmail.com

 

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