Cammino per caso per una strada, la più conosciuta di una cittadina di provincia del sud. Ritorno a Campobasso, ma questa volta con l’occhio della turista:svagata,incantata,curiosa al nuovo al vecchio all’antico;mi sento disponibile, aperta, come tutti i turisti curiosi di vedere conoscere gustare sentire.
Giro per il Corso Vittorio Emanuele che mi dà, sì, qualche palpito di ricordo: lì mi fermavo con Amalia per parlare con il farmacista, lì giocavo vicino alla vasca a zampilli, lì verso il fondo mi attirava sempre quella macchia scura che prelude alla zona di S.Leonardo, alla Campobasso antica tutta sussurro e scalini, ogni porta un sospiro d’ombra, qualche pianta in fiore, portoni e portoncini con rare bellezze che si disvelano: un archetto, un bassorilievo, qualche rosone.
Ma voglio tuffarmi nell’attuale, cosa si farà e come sarà l’estate campobassana, molisana? Cerco di dissetarmi o di prendere qualcosa di buono prima di affrontare il problema: tavolini e bar sono aumentati; a sinistra scendendo per il corso sorge una specie di bunker marrone-scuro come una galleria passaggio, intuisco che è il dehor di un nuovo bar ma mentre tutti i bar hanno i tavolini sull’altro marciapiede cittadino, fra alberi e inizio giardini, questo funereo e quasi alpino catafalco sorge a sinistra in una delle poche parti del Corso che aveva conservato una grazia costruttiva che passava fra ghirigori gentili delle balconate e la costruzione discreta non chiassosa delle varie case che nel tempo hanno conservato una loro bellezza senza che il modernismo, non la modernità a volte bene accetta, abbiano compiuto scempi.
Mi viene in mente a questo proposito la bellezza di piazza Savoia: esempio, uno dei più belli, degli Incis anni 30; una piazza con al centro lampioni in ferro battuto, esempio di arredo popolare non solo dignitoso ma anche di respiro ampio e bello che ho trovata deturpata da archetti e isole spartitraffico: bruttezza inequivocabile e perfettamente inutile per l’uso nuovo della piazza stessa.
Se fossi Sgarbi già avrei vomitato parolacce su qualcuno, non so chi… responsabile di tali scempi, perché non solo le opere d’arte vanno tutelate ma ogni opera che ha una sua storia in una città non dovrebbe essere manomessa da modernismi senza senso e senza logica.
Ma torniamo al turismo: voglio ridere voglio ballare voglio vedere… spettacoli!
Mi premuro di andare in un ufficio dell’urp del Comune di Campobasso (ridente cittadina nota per il suo clima estivo e per il traforo delle lame e per le terrecotte… così recitavano e a volte recitano i libri di geografia), ma in Comune una svogliata impiegata e un vigile urbano seduto, anzi quasi disteso sulla sedia, alla mia domanda, prima mi guardano stupiti, poi rispondono di non avere alcun materiale.
Io replico “sembra che ci siano delle serate di jazz, vorrei avere notizie”. Il vigile senza guardarmi ma parlando con la collega risponde. “ah di quello non ne saccio nulla, perché a me il jazz non mi piace…!” Oh numi tutelari dell’antico Sannio contenetemi! Infatti mi contengo e rispondo in modo secco ma garbato- “meno male che non le piace solo il jazz altrimenti noi turisti non sapremmo nulla, non so, neppure di opera lirica o di teatro se ciò non le garbasse!”-
Mi guardano seccati, ho rubato loro del tempo che stavano usando diversamente. Oh… brunetta della gentil casa in questo momento ti adoro, ti evoco!
Arrivata con amici bolognesi e molisani ad un bar vicino la scala di s.Leonardo, noto al centro della storica e stupenda, ma ahimé piccola, piazzetta un enorme vaso di cemento (Fioriera? Contenitore di cicche?) e grandi ombrelloni di tela ecrù con sopra la scritta Heineken, più qualche tavolino malmesso e non proprio pulito. La piazzetta è divorata da questi elementi.
Arriva un cameriere che ci chiede cosa vogliamo: le birre scritte nel menù non ci sono tranne due che arrivano calde, il caffè freddo è quasi tiepido, facciamo fatica a interloquire con il cameriere che parla uno strettissimo dialetto. Dopo due ore mi alzo furiosa (oh Bologna dei filistei, Bologna la rossa come ti amo in questo attimo, anche con i tuoi prezzi da oreficeria!).
Ma che turista sono? Cosa voglio infine?
Vorrei da cittadina del mondo un servizio discreto dalle istituzioni con informazioni, le più vaste e variegate possibile sulle manifestazioni che si tengono in città e in provincia; vorrei da esercizi privati un buon caffè freddo o caldo, un servizio umano non disumano; vorrei ritornare nel luogo dove sono nata sentendomi straniera solo per le conseguenze del tempo che passa non per la bruttezza che cambia fisionomia ai luoghi e aumenta l’imbarbarimento delle persone.
PS: Ma vi dico anche che ho goduto del bar di Brisotti e di Lupacchioli di antica generazione, rinnovati ma non involgariti, che ho sentito della buona musica con Toquinho a Toro e che ho anche ballato la Pizzica a Spinete…
Tutto questo anche in barba alla smemoratezza del vigile urbano quasi disteso sulla sua sedia di lavoro e grazie alle mie invocazioni ai penati che mi donassero almeno una sera dell’antica e memorabile vivacità culturale campobassana!☺
ninive@aliceposta.it
Cammino per caso per una strada, la più conosciuta di una cittadina di provincia del sud. Ritorno a Campobasso, ma questa volta con l’occhio della turista:svagata,incantata,curiosa al nuovo al vecchio all’antico;mi sento disponibile, aperta, come tutti i turisti curiosi di vedere conoscere gustare sentire.
Giro per il Corso Vittorio Emanuele che mi dà, sì, qualche palpito di ricordo: lì mi fermavo con Amalia per parlare con il farmacista, lì giocavo vicino alla vasca a zampilli, lì verso il fondo mi attirava sempre quella macchia scura che prelude alla zona di S.Leonardo, alla Campobasso antica tutta sussurro e scalini, ogni porta un sospiro d’ombra, qualche pianta in fiore, portoni e portoncini con rare bellezze che si disvelano: un archetto, un bassorilievo, qualche rosone.
Ma voglio tuffarmi nell’attuale, cosa si farà e come sarà l’estate campobassana, molisana? Cerco di dissetarmi o di prendere qualcosa di buono prima di affrontare il problema: tavolini e bar sono aumentati; a sinistra scendendo per il corso sorge una specie di bunker marrone-scuro come una galleria passaggio, intuisco che è il dehor di un nuovo bar ma mentre tutti i bar hanno i tavolini sull’altro marciapiede cittadino, fra alberi e inizio giardini, questo funereo e quasi alpino catafalco sorge a sinistra in una delle poche parti del Corso che aveva conservato una grazia costruttiva che passava fra ghirigori gentili delle balconate e la costruzione discreta non chiassosa delle varie case che nel tempo hanno conservato una loro bellezza senza che il modernismo, non la modernità a volte bene accetta, abbiano compiuto scempi.
Mi viene in mente a questo proposito la bellezza di piazza Savoia: esempio, uno dei più belli, degli Incis anni 30; una piazza con al centro lampioni in ferro battuto, esempio di arredo popolare non solo dignitoso ma anche di respiro ampio e bello che ho trovata deturpata da archetti e isole spartitraffico: bruttezza inequivocabile e perfettamente inutile per l’uso nuovo della piazza stessa.
Se fossi Sgarbi già avrei vomitato parolacce su qualcuno, non so chi… responsabile di tali scempi, perché non solo le opere d’arte vanno tutelate ma ogni opera che ha una sua storia in una città non dovrebbe essere manomessa da modernismi senza senso e senza logica.
Ma torniamo al turismo: voglio ridere voglio ballare voglio vedere… spettacoli!
Mi premuro di andare in un ufficio dell’urp del Comune di Campobasso (ridente cittadina nota per il suo clima estivo e per il traforo delle lame e per le terrecotte… così recitavano e a volte recitano i libri di geografia), ma in Comune una svogliata impiegata e un vigile urbano seduto, anzi quasi disteso sulla sedia, alla mia domanda, prima mi guardano stupiti, poi rispondono di non avere alcun materiale.
Io replico “sembra che ci siano delle serate di jazz, vorrei avere notizie”. Il vigile senza guardarmi ma parlando con la collega risponde. “ah di quello non ne saccio nulla, perché a me il jazz non mi piace…!” Oh numi tutelari dell’antico Sannio contenetemi! Infatti mi contengo e rispondo in modo secco ma garbato- “meno male che non le piace solo il jazz altrimenti noi turisti non sapremmo nulla, non so, neppure di opera lirica o di teatro se ciò non le garbasse!”-
Mi guardano seccati, ho rubato loro del tempo che stavano usando diversamente. Oh… brunetta della gentil casa in questo momento ti adoro, ti evoco!
Arrivata con amici bolognesi e molisani ad un bar vicino la scala di s.Leonardo, noto al centro della storica e stupenda, ma ahimé piccola, piazzetta un enorme vaso di cemento (Fioriera? Contenitore di cicche?) e grandi ombrelloni di tela ecrù con sopra la scritta Heineken, più qualche tavolino malmesso e non proprio pulito. La piazzetta è divorata da questi elementi.
Arriva un cameriere che ci chiede cosa vogliamo: le birre scritte nel menù non ci sono tranne due che arrivano calde, il caffè freddo è quasi tiepido, facciamo fatica a interloquire con il cameriere che parla uno strettissimo dialetto. Dopo due ore mi alzo furiosa (oh Bologna dei filistei, Bologna la rossa come ti amo in questo attimo, anche con i tuoi prezzi da oreficeria!).
Ma che turista sono? Cosa voglio infine?
Vorrei da cittadina del mondo un servizio discreto dalle istituzioni con informazioni, le più vaste e variegate possibile sulle manifestazioni che si tengono in città e in provincia; vorrei da esercizi privati un buon caffè freddo o caldo, un servizio umano non disumano; vorrei ritornare nel luogo dove sono nata sentendomi straniera solo per le conseguenze del tempo che passa non per la bruttezza che cambia fisionomia ai luoghi e aumenta l’imbarbarimento delle persone.
PS: Ma vi dico anche che ho goduto del bar di Brisotti e di Lupacchioli di antica generazione, rinnovati ma non involgariti, che ho sentito della buona musica con Toquinho a Toro e che ho anche ballato la Pizzica a Spinete…
Tutto questo anche in barba alla smemoratezza del vigile urbano quasi disteso sulla sua sedia di lavoro e grazie alle mie invocazioni ai penati che mi donassero almeno una sera dell’antica e memorabile vivacità culturale campobassana!☺
Cammino per caso per una strada, la più conosciuta di una cittadina di provincia del sud. Ritorno a Campobasso, ma questa volta con l’occhio della turista:svagata,incantata,curiosa al nuovo al vecchio all’antico;mi sento disponibile, aperta, come tutti i turisti curiosi di vedere conoscere gustare sentire.
Giro per il Corso Vittorio Emanuele che mi dà, sì, qualche palpito di ricordo: lì mi fermavo con Amalia per parlare con il farmacista, lì giocavo vicino alla vasca a zampilli, lì verso il fondo mi attirava sempre quella macchia scura che prelude alla zona di S.Leonardo, alla Campobasso antica tutta sussurro e scalini, ogni porta un sospiro d’ombra, qualche pianta in fiore, portoni e portoncini con rare bellezze che si disvelano: un archetto, un bassorilievo, qualche rosone.
Ma voglio tuffarmi nell’attuale, cosa si farà e come sarà l’estate campobassana, molisana? Cerco di dissetarmi o di prendere qualcosa di buono prima di affrontare il problema: tavolini e bar sono aumentati; a sinistra scendendo per il corso sorge una specie di bunker marrone-scuro come una galleria passaggio, intuisco che è il dehor di un nuovo bar ma mentre tutti i bar hanno i tavolini sull’altro marciapiede cittadino, fra alberi e inizio giardini, questo funereo e quasi alpino catafalco sorge a sinistra in una delle poche parti del Corso che aveva conservato una grazia costruttiva che passava fra ghirigori gentili delle balconate e la costruzione discreta non chiassosa delle varie case che nel tempo hanno conservato una loro bellezza senza che il modernismo, non la modernità a volte bene accetta, abbiano compiuto scempi.
Mi viene in mente a questo proposito la bellezza di piazza Savoia: esempio, uno dei più belli, degli Incis anni 30; una piazza con al centro lampioni in ferro battuto, esempio di arredo popolare non solo dignitoso ma anche di respiro ampio e bello che ho trovata deturpata da archetti e isole spartitraffico: bruttezza inequivocabile e perfettamente inutile per l’uso nuovo della piazza stessa.
Se fossi Sgarbi già avrei vomitato parolacce su qualcuno, non so chi… responsabile di tali scempi, perché non solo le opere d’arte vanno tutelate ma ogni opera che ha una sua storia in una città non dovrebbe essere manomessa da modernismi senza senso e senza logica.
Ma torniamo al turismo: voglio ridere voglio ballare voglio vedere… spettacoli!
Mi premuro di andare in un ufficio dell’urp del Comune di Campobasso (ridente cittadina nota per il suo clima estivo e per il traforo delle lame e per le terrecotte… così recitavano e a volte recitano i libri di geografia), ma in Comune una svogliata impiegata e un vigile urbano seduto, anzi quasi disteso sulla sedia, alla mia domanda, prima mi guardano stupiti, poi rispondono di non avere alcun materiale.
Io replico “sembra che ci siano delle serate di jazz, vorrei avere notizie”. Il vigile senza guardarmi ma parlando con la collega risponde. “ah di quello non ne saccio nulla, perché a me il jazz non mi piace…!” Oh numi tutelari dell’antico Sannio contenetemi! Infatti mi contengo e rispondo in modo secco ma garbato- “meno male che non le piace solo il jazz altrimenti noi turisti non sapremmo nulla, non so, neppure di opera lirica o di teatro se ciò non le garbasse!”-
Mi guardano seccati, ho rubato loro del tempo che stavano usando diversamente. Oh… brunetta della gentil casa in questo momento ti adoro, ti evoco!
Arrivata con amici bolognesi e molisani ad un bar vicino la scala di s.Leonardo, noto al centro della storica e stupenda, ma ahimé piccola, piazzetta un enorme vaso di cemento (Fioriera? Contenitore di cicche?) e grandi ombrelloni di tela ecrù con sopra la scritta Heineken, più qualche tavolino malmesso e non proprio pulito. La piazzetta è divorata da questi elementi.
Arriva un cameriere che ci chiede cosa vogliamo: le birre scritte nel menù non ci sono tranne due che arrivano calde, il caffè freddo è quasi tiepido, facciamo fatica a interloquire con il cameriere che parla uno strettissimo dialetto. Dopo due ore mi alzo furiosa (oh Bologna dei filistei, Bologna la rossa come ti amo in questo attimo, anche con i tuoi prezzi da oreficeria!).
Ma che turista sono? Cosa voglio infine?
Vorrei da cittadina del mondo un servizio discreto dalle istituzioni con informazioni, le più vaste e variegate possibile sulle manifestazioni che si tengono in città e in provincia; vorrei da esercizi privati un buon caffè freddo o caldo, un servizio umano non disumano; vorrei ritornare nel luogo dove sono nata sentendomi straniera solo per le conseguenze del tempo che passa non per la bruttezza che cambia fisionomia ai luoghi e aumenta l’imbarbarimento delle persone.
PS: Ma vi dico anche che ho goduto del bar di Brisotti e di Lupacchioli di antica generazione, rinnovati ma non involgariti, che ho sentito della buona musica con Toquinho a Toro e che ho anche ballato la Pizzica a Spinete…
Tutto questo anche in barba alla smemoratezza del vigile urbano quasi disteso sulla sua sedia di lavoro e grazie alle mie invocazioni ai penati che mi donassero almeno una sera dell’antica e memorabile vivacità culturale campobassana!☺
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