
Il campo del vasaio
Purtroppo non c’entra Camilleri, tanto meno Montalbano, e speriamo neanche Giuda. Si tratta, nel nostro caso, dei terreni di Pantano basso che avrebbero dovuto ospitare una struttura di rilievo nazionale, un interporto importante per i collegamenti nord-sud ed est-ovest, con un finanziamento complessivo, fra Regione e Ministero dei trasporti, di oltre 16 milioni di euro, ma che oggi vengono messi a bando come terreni agricoli.
La vicenda è lunga decenni. Alcuni di quei terreni vennero espropriati proprio per la rilevanza dell’opera; nel 1991 il CIPE aveva persino deliberato in proposito, prima tranche scadenza ottobre 2007, ma nel frattempo l’amministrazione comunale propone un diverso sito, non più Pantano basso bensì l’area dell’ex Stefana che, però, è ben lontana dal mare: come si farà per i collegamenti marittimi? Tutti sappiamo che l’interporto di Termoli non esiste e quindi è evidente che non se n’è fatto più nulla.
A distanza di quasi 10 anni quei terreni, destinati ad un ben più lustre destino, sono diventati semplici terreni agricoli, non vale più neanche la motivazione all’epoca addotta dal comune per spostare la location: “vocazione esclusivamente turistica”. Lo scorso 7 ottobre la Giunta regionale ha deciso di cederli in affitto annuale con un bando di gara a base d’asta di € 20.000.
L’appezzamento è di circa 40 ettari coltivabili che risultano: “liberi, privi di vincoli specifici di destinazione”, ma che si trovano attualmente in uno stato di abbandono che “espone la proprietà, da un lato a potenziali rischi di accumulamento di rifiuti, anche di natura pericolosa, con gravi conseguenze per la salute pubblica e, dall’altro, a possibili occupazioni abusive di difficile individuazione, considerata la consistente estensione fondiaria e la folta vegetazione dei luoghi”.
In definitiva quei terreni costati diversi milioni e contenziosi legali sono ora diventati un peso per la regione che cerca di ottimizzare lasciando che siano altri a prendersene cura e raccogliere i frutti del lavoro.
Da quel dì che fu è successa anche un’altra cosa di notevole rilievo: l’alluvione del gennaio 2003 che ha riversato tutto il suo potere proprio nella zona di Pantano basso con annesso Nucleo industriale. Nella delibera in questione (la 456/16), però, non si fa alcun cenno ad eventuali analisi effettuate sul terreno, visto che molti materiali inquinanti provenienti dalle fabbriche si riversarono liberamente nella zona circostante, trasportati dall’acqua. Viene solo specificato che “i fondi rustici saranno consegnati nelle condizioni in cui si trovano attualmente per cui l’offerente è tenuto a prendere preventiva visione e conoscenza”. Significa che se ho dei dubbi devo pagare io le analisi del terreno per conoscerne lo stato di salute?
In ogni caso si tratta di fondi non coltivati da decenni per cui chi lo affitterà per primo avrà un bel da fare per renderlo fertile e produttivo avendo persino l’obbligo contrattuale di “coltivare i terreni secondo le migliori tecniche agrarie”.
La domanda potrà essere presentata da giovani agricoltori in forma singola o societaria; imprenditori agricoli in possesso della qualifica IAP o coltivatori diretti in forma singola o societaria; le organizzazioni di produttori o cooperative agricole che nelle ultime tre annate abbiano registrato un fatturato di 40 mila euro.
Il limite dell’affitto ad una sola annata agricola, con l’eventuale possibilità di una sola proroga, crea le condizioni per cui ciascun affittuario cercherà di trarre il massimo profitto dal quel terreno, con buona pace di chi gli subentrerà. E la rotazione agricola? E il rispetto per i terreni e l’ambiente circostante?
Una scelta più coraggiosa poteva essere quella di affidare i terreni (sempre che siano nelle condizioni di dare prodotti sicuri, magari genuini) a giovani imprenditori o cooperative sociali, ad agricoltori locali o affidarli a Libera, che già sa come muoversi per la conduzione di terreni confiscati, ma comunque per almeno cinque anni.
Le modalità previste dalla Giunta mettono in evidenza l’intenzione di far cassa e niente affatto quella di migliorare il territorio o dare nuova spinta alla produzione locale.☺