“Escludere i poveri dall’econo- mia è una perdita per lo sviluppo dell’umanità”.
Il messaggio del Papa per la giornata mondiale della pace – 1° gennaio 2009 – ha come titolo «combattere la povertà, costruire la pace» con l’intento di penetrare dentro il «complesso fenomeno della globalizzazione… sollecitando a guardare ai poveri nella consapevole prospettiva di essere tutti partecipi di un unico progetto divino, quello della vocazione a costituire un'unica famiglia in cui tutti – individui, popoli e nazioni – regolino i loro comportamenti improntandoli ai principi di fraternità e di responsabilità».
Meraviglia come il titolo di un messaggio papale richiami un concetto militare: “combattere”. La scelta del termine esprime il senso dell’urgenza. Non ci mancano le analisi e le conoscenze; mai ne abbiamo avute in abbondanza e ben documentate come nel presente: il monitoraggio del mondo è continuo e preciso. Eppure si è scelto di costruire un mondo “a testa in giù” come dicono titolo e contenuto di un libro di Galeano. La crisi finanziaria di una finanza “gonfiata e ingiusta” la si analizzava da decenni, ma si è percorsa tutta la strada fino al suo tracollo.
Scrive anche il papa: «La funzione oggettivamente più importante della finanza, quella cioè di sostenere nel lungo termine la possibilità di investimenti e quindi di sviluppo, si dimostra oggi quanto mai fragile: … l'appiattimento degli obiettivi degli operatori finanziari globali sul brevissimo termine riduce la capacità della finanza di svolgere la sua funzione di ponte tra il presente e il futuro, a sostegno della creazione di nuove opportunità di produzione e di lavoro nel lungo periodo. Una finanza appiattita sul breve e brevissimo termine diviene pericolosa per tutti, anche per chi riesce a beneficiarne durante le fasi di euforia finanziaria».
Non dimentichiamo che l’Italia è l’unica nazione al mondo ad aver condannato il governatore della Banca d’Italia, Paolo Baffi (1975-1979), succeduto a Carli, avendo posto un secco diniego ad una finanza che il potere del tempo voleva succube dei propri interessi.
In una intervista veniva chiesto a Yunus, Nobel per la pace: «Professor Yunus, lei davvero crede che sia possibile sconfiggere la povertà?». La sua risposta: «Grameen Bank è conosciuta come la Banca dei poveri. E io trovo questa definizione esatta. Grameen Bank nasce come una ribellione ad un sistema bancario colpevole di mettere in atto una inaccettabile apartheid finanziaria. Le banche convenzionali non concedono prestiti ai poveri. Le donne, in Bangladesh, sono escluse dal credito. Le istituzioni finanziarie internazionali sono ingiuste»…«Se le banche e i grandi organismi finanziari aprissero le loro porte, se i banchieri non fossero miopi ed egoisti, potremmo davvero sconfiggere la povertà. Il credito deve diventare un diritto umano. Se il sistema finanziario concedesse opportunità ai poveri, il mondo ne ricaverebbe solo vantaggi: ogni essere umano ha creatività straordinarie e formidabili capacità. La povertà potrebbe essere sconfitta se le grandi istituzioni finanziarie, pubbliche e private, fossero capaci di sfruttare l’immensa potenzialità di ogni essere umano. Escludere i poveri dall’economia è una perdita per lo sviluppo dell’umanità».
Per molto forse continueremo a parlare dei poveri, per i poveri, ma sarà difficile il passaggio culturale e politico a riconoscerli e renderli partecipi, eliminando gli ostacoli che umiliano la dignità umana di cui sono portatori e il potenziale di scommessa e creatività che rappresentano per il mondo. Il 60° dei diritti umani ci vede prostrati nella incapacità di sognare un futuro. Ridurre i poveri solo ad un peso da sopportare o, peggio ancora – non lo si afferma esplicitamente ma lo si progetta come obiettivo strategico – un peso da eliminare, intendendo proprio l’eliminazione dei soggetti per abbandono, mentre si lasciano intatte le cause riconosciute della povertà, tutto questo è il segno drammatico del vuoto spirituale, culturale e sociale, della politica e della economia dominanti in occidente.
«Mettere i poveri al primo posto comporta, infine, – ricorda il papa – che si riservi uno spazio adeguato a una corretta logica economica da parte degli attori del mercato internazionale, ad una corretta logica politica da parte degli attori istituzionali e ad una corretta logica partecipativa capace di valorizzare la società civile locale e internazionale».
Le organizzazioni mondiali, ONU e proprie Agenzie, insieme alle ONG (Organizzazioni non governative), continueranno a darci la misura della sofferenza e dei problemi. Però, finché lasceremo che i Club esclusivi, vere Lobby autoreferenti – G8, Banca Mondiale, WTO (Commercio mondiale), ecc., operanti senza democrazia e rappresentatività, continuino a imporre strategie a tutela di interessi di pochi, noi non usciremo fuori dal rischio planetario. Occorre fermare e cancellare questo modus operandi che, per quanto paludato possa apparire, si rivela logica criminale che non teme di giocarsi il mondo e gli uomini del mondo pur di non mettere in gioco i propri interessi o, come si usa dire in modo più sfumato, gli “obiettivi strategici”. ☺
“Escludere i poveri dall’econo- mia è una perdita per lo sviluppo dell’umanità”.
Il messaggio del Papa per la giornata mondiale della pace – 1° gennaio 2009 – ha come titolo «combattere la povertà, costruire la pace» con l’intento di penetrare dentro il «complesso fenomeno della globalizzazione… sollecitando a guardare ai poveri nella consapevole prospettiva di essere tutti partecipi di un unico progetto divino, quello della vocazione a costituire un'unica famiglia in cui tutti – individui, popoli e nazioni – regolino i loro comportamenti improntandoli ai principi di fraternità e di responsabilità».
Meraviglia come il titolo di un messaggio papale richiami un concetto militare: “combattere”. La scelta del termine esprime il senso dell’urgenza. Non ci mancano le analisi e le conoscenze; mai ne abbiamo avute in abbondanza e ben documentate come nel presente: il monitoraggio del mondo è continuo e preciso. Eppure si è scelto di costruire un mondo “a testa in giù” come dicono titolo e contenuto di un libro di Galeano. La crisi finanziaria di una finanza “gonfiata e ingiusta” la si analizzava da decenni, ma si è percorsa tutta la strada fino al suo tracollo.
Scrive anche il papa: «La funzione oggettivamente più importante della finanza, quella cioè di sostenere nel lungo termine la possibilità di investimenti e quindi di sviluppo, si dimostra oggi quanto mai fragile: … l'appiattimento degli obiettivi degli operatori finanziari globali sul brevissimo termine riduce la capacità della finanza di svolgere la sua funzione di ponte tra il presente e il futuro, a sostegno della creazione di nuove opportunità di produzione e di lavoro nel lungo periodo. Una finanza appiattita sul breve e brevissimo termine diviene pericolosa per tutti, anche per chi riesce a beneficiarne durante le fasi di euforia finanziaria».
Non dimentichiamo che l’Italia è l’unica nazione al mondo ad aver condannato il governatore della Banca d’Italia, Paolo Baffi (1975-1979), succeduto a Carli, avendo posto un secco diniego ad una finanza che il potere del tempo voleva succube dei propri interessi.
In una intervista veniva chiesto a Yunus, Nobel per la pace: «Professor Yunus, lei davvero crede che sia possibile sconfiggere la povertà?». La sua risposta: «Grameen Bank è conosciuta come la Banca dei poveri. E io trovo questa definizione esatta. Grameen Bank nasce come una ribellione ad un sistema bancario colpevole di mettere in atto una inaccettabile apartheid finanziaria. Le banche convenzionali non concedono prestiti ai poveri. Le donne, in Bangladesh, sono escluse dal credito. Le istituzioni finanziarie internazionali sono ingiuste»…«Se le banche e i grandi organismi finanziari aprissero le loro porte, se i banchieri non fossero miopi ed egoisti, potremmo davvero sconfiggere la povertà. Il credito deve diventare un diritto umano. Se il sistema finanziario concedesse opportunità ai poveri, il mondo ne ricaverebbe solo vantaggi: ogni essere umano ha creatività straordinarie e formidabili capacità. La povertà potrebbe essere sconfitta se le grandi istituzioni finanziarie, pubbliche e private, fossero capaci di sfruttare l’immensa potenzialità di ogni essere umano. Escludere i poveri dall’economia è una perdita per lo sviluppo dell’umanità».
Per molto forse continueremo a parlare dei poveri, per i poveri, ma sarà difficile il passaggio culturale e politico a riconoscerli e renderli partecipi, eliminando gli ostacoli che umiliano la dignità umana di cui sono portatori e il potenziale di scommessa e creatività che rappresentano per il mondo. Il 60° dei diritti umani ci vede prostrati nella incapacità di sognare un futuro. Ridurre i poveri solo ad un peso da sopportare o, peggio ancora – non lo si afferma esplicitamente ma lo si progetta come obiettivo strategico – un peso da eliminare, intendendo proprio l’eliminazione dei soggetti per abbandono, mentre si lasciano intatte le cause riconosciute della povertà, tutto questo è il segno drammatico del vuoto spirituale, culturale e sociale, della politica e della economia dominanti in occidente.
«Mettere i poveri al primo posto comporta, infine, – ricorda il papa – che si riservi uno spazio adeguato a una corretta logica economica da parte degli attori del mercato internazionale, ad una corretta logica politica da parte degli attori istituzionali e ad una corretta logica partecipativa capace di valorizzare la società civile locale e internazionale».
Le organizzazioni mondiali, ONU e proprie Agenzie, insieme alle ONG (Organizzazioni non governative), continueranno a darci la misura della sofferenza e dei problemi. Però, finché lasceremo che i Club esclusivi, vere Lobby autoreferenti – G8, Banca Mondiale, WTO (Commercio mondiale), ecc., operanti senza democrazia e rappresentatività, continuino a imporre strategie a tutela di interessi di pochi, noi non usciremo fuori dal rischio planetario. Occorre fermare e cancellare questo modus operandi che, per quanto paludato possa apparire, si rivela logica criminale che non teme di giocarsi il mondo e gli uomini del mondo pur di non mettere in gioco i propri interessi o, come si usa dire in modo più sfumato, gli “obiettivi strategici”. ☺
“Escludere i poveri dall’econo- mia è una perdita per lo sviluppo dell’umanità”.
Il messaggio del Papa per la giornata mondiale della pace – 1° gennaio 2009 – ha come titolo «combattere la povertà, costruire la pace» con l’intento di penetrare dentro il «complesso fenomeno della globalizzazione… sollecitando a guardare ai poveri nella consapevole prospettiva di essere tutti partecipi di un unico progetto divino, quello della vocazione a costituire un'unica famiglia in cui tutti – individui, popoli e nazioni – regolino i loro comportamenti improntandoli ai principi di fraternità e di responsabilità».
Meraviglia come il titolo di un messaggio papale richiami un concetto militare: “combattere”. La scelta del termine esprime il senso dell’urgenza. Non ci mancano le analisi e le conoscenze; mai ne abbiamo avute in abbondanza e ben documentate come nel presente: il monitoraggio del mondo è continuo e preciso. Eppure si è scelto di costruire un mondo “a testa in giù” come dicono titolo e contenuto di un libro di Galeano. La crisi finanziaria di una finanza “gonfiata e ingiusta” la si analizzava da decenni, ma si è percorsa tutta la strada fino al suo tracollo.
Scrive anche il papa: «La funzione oggettivamente più importante della finanza, quella cioè di sostenere nel lungo termine la possibilità di investimenti e quindi di sviluppo, si dimostra oggi quanto mai fragile: … l'appiattimento degli obiettivi degli operatori finanziari globali sul brevissimo termine riduce la capacità della finanza di svolgere la sua funzione di ponte tra il presente e il futuro, a sostegno della creazione di nuove opportunità di produzione e di lavoro nel lungo periodo. Una finanza appiattita sul breve e brevissimo termine diviene pericolosa per tutti, anche per chi riesce a beneficiarne durante le fasi di euforia finanziaria».
Non dimentichiamo che l’Italia è l’unica nazione al mondo ad aver condannato il governatore della Banca d’Italia, Paolo Baffi (1975-1979), succeduto a Carli, avendo posto un secco diniego ad una finanza che il potere del tempo voleva succube dei propri interessi.
In una intervista veniva chiesto a Yunus, Nobel per la pace: «Professor Yunus, lei davvero crede che sia possibile sconfiggere la povertà?». La sua risposta: «Grameen Bank è conosciuta come la Banca dei poveri. E io trovo questa definizione esatta. Grameen Bank nasce come una ribellione ad un sistema bancario colpevole di mettere in atto una inaccettabile apartheid finanziaria. Le banche convenzionali non concedono prestiti ai poveri. Le donne, in Bangladesh, sono escluse dal credito. Le istituzioni finanziarie internazionali sono ingiuste»…«Se le banche e i grandi organismi finanziari aprissero le loro porte, se i banchieri non fossero miopi ed egoisti, potremmo davvero sconfiggere la povertà. Il credito deve diventare un diritto umano. Se il sistema finanziario concedesse opportunità ai poveri, il mondo ne ricaverebbe solo vantaggi: ogni essere umano ha creatività straordinarie e formidabili capacità. La povertà potrebbe essere sconfitta se le grandi istituzioni finanziarie, pubbliche e private, fossero capaci di sfruttare l’immensa potenzialità di ogni essere umano. Escludere i poveri dall’economia è una perdita per lo sviluppo dell’umanità».
Per molto forse continueremo a parlare dei poveri, per i poveri, ma sarà difficile il passaggio culturale e politico a riconoscerli e renderli partecipi, eliminando gli ostacoli che umiliano la dignità umana di cui sono portatori e il potenziale di scommessa e creatività che rappresentano per il mondo. Il 60° dei diritti umani ci vede prostrati nella incapacità di sognare un futuro. Ridurre i poveri solo ad un peso da sopportare o, peggio ancora – non lo si afferma esplicitamente ma lo si progetta come obiettivo strategico – un peso da eliminare, intendendo proprio l’eliminazione dei soggetti per abbandono, mentre si lasciano intatte le cause riconosciute della povertà, tutto questo è il segno drammatico del vuoto spirituale, culturale e sociale, della politica e della economia dominanti in occidente.
«Mettere i poveri al primo posto comporta, infine, – ricorda il papa – che si riservi uno spazio adeguato a una corretta logica economica da parte degli attori del mercato internazionale, ad una corretta logica politica da parte degli attori istituzionali e ad una corretta logica partecipativa capace di valorizzare la società civile locale e internazionale».
Le organizzazioni mondiali, ONU e proprie Agenzie, insieme alle ONG (Organizzazioni non governative), continueranno a darci la misura della sofferenza e dei problemi. Però, finché lasceremo che i Club esclusivi, vere Lobby autoreferenti – G8, Banca Mondiale, WTO (Commercio mondiale), ecc., operanti senza democrazia e rappresentatività, continuino a imporre strategie a tutela di interessi di pochi, noi non usciremo fuori dal rischio planetario. Occorre fermare e cancellare questo modus operandi che, per quanto paludato possa apparire, si rivela logica criminale che non teme di giocarsi il mondo e gli uomini del mondo pur di non mettere in gioco i propri interessi o, come si usa dire in modo più sfumato, gli “obiettivi strategici”. ☺
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