Un futuro migliore
18 Aprile 2010 Share

Un futuro migliore

 

Intrighi, insidie, voci, storie. Nel Palazzo non manca nulla. E’ lo specchio riflesso di una società incapace di sognare e intrisa di pragmatismo. Qui e ora, questo è il motto imperante di un’epoca dominata dal digitale e dalla commistione tra informazione e potere. A volte mi giro intorno e ho paura del vuoto. Il rischio più grande è quello di essere inghiottiti dai ritmi della burocrazia e dalla palude dello scambio. Il progetto all’interno delle mura annega nel tran tran quotidiano. Lo slancio ideale e la voglia di cambiare  scontano lo scollamento tra la società civile e le istituzioni. C’è un qualunquismo di ritorno alimentato dalle miserie dei mediocri che pone i politici tutti allo stesso livello. Sono tutti uguali, pensano solo a se stessi, vivono di privilegi e dispensano favori ai famigli. Questa è la litania ripetuta all’infinito in ogni dove per sollevare il popolo contro gli eletti, far crescere il malumore verso la generalità dei partiti e favorire l’antipolitica. Una personalizzazione esasperata si è diffusa in profondità anche nelle pieghe più nascoste di quelle formazioni che teoricamente la avversano. Denunce, ricorsi, litigi, spaccature e divisioni in gruppi sempre più piccoli con argomenti giustificativi in progressivo scadimento.

L’unico risultato sicuro di questo costante impegno demolitorio  è lo scollamento tra società civile e rappresentanti nelle istituzioni, tra territorio e eletti, tra cittadini e forze politiche. Indirettamente i soloni del neo-qualunquismo sono i più fedeli aiutanti di Silvio Berlusconi. Azzerare la credibilità di un progetto alternativo, diffondere scetticismo sulla capacità dei partiti di rinnovare la politica o seminare rancori contro i propri rappresentanti nelle istituzioni equivale a rafforzare i metodi di coloro che fanno clientele, che vivono di promesse e di favori, che non si pongono la questione di pianificare delle proposte alternative e men che meno di dotarsi di un programma proprio su cui chiedere il sostegno ai cittadini. Se si distruggono i partiti e restano gli uomini la politica potrà essere fatta solo dai più ricchi. Berlusconi docet.

La vera alternativa si fonda sulla partecipazione attiva, sul rilancio di luoghi di incontro e di confronto, sulla capacità di leggere ed interpretare i bisogni delle comunità locali. Se tagliamo i legami tra cittadini, associazioni, comunità locali e forze politiche, isoliamo chi sta nelle istituzioni e aiutiamo indirettamente un processo di accentramento antidemocratico che colloca in pochissime mani il futuro di uno Stato, di una Regione o di un Comune. E per non rimanere nel limbo dell’astrazione denuncio dall’interno del Palazzo una discriminazione di trattamento, rispetto ad altri luoghi chiusi, dove almeno, qualche anima pia, porta periodicamente, arance e sigarette.

Non basta presentare una proposta di legge per ridurre le indennità. Non è sufficiente l’allerta continua sui temi della legalità (Piedi d’Argilla, Blak Hole,ecc.). Non serve battersi contro il fatto che la Giunta Iorio non esegue una sentenza del TAR che ha annullato il concorso e l’assunzione di 15 dirigenti. E’ una lotta contro i mulini al vento la Mozione presentata per chiedere la revoca dell’incarico al prof. Mario Verrecchia sul piano sanitario per 84 mila euro l’anno. E’ scontato denunciare una parcella di 250 mila euro per un ricorso legale di un Azienda Regionale. I pendolari lasciati a piedi al bivio di Guglionesi, la revoca dell’Atto Aziendale sulla sanità, l’eolico selvaggio in mare o vicino all’Altilia di Sepino, 4 mila famiglie svantaggiate che perdono 250 mila euro di contributi agricoli, centinaia di persone rimaste senza strade e senza autobus nelle contrade di Gambatesa, i soldi del terremoto erogati ai venafrani e la ricostruzione che non comincia. La discarica di S.Giuliano e come si sta ricostruendo. I contributi da restituire all’INPDAP ed il rischio di dissesto finanziario dei Comuni del cratere, in primis Ururi, per il mancato introito dei tributi locali. Potrei proseguire ma rischio di annoiare chi legge.

Ma sul terremoto, sulla sanità, sull’eolico a Sepino, sul bilancio regionale o sui fondi europei, c’è qualcuno che immagina un potere magico concentrato nelle mani dell’opposizione in Regione? O non è il caso di ricostruire un tessuto di relazioni, di rapporti e di confronti che sappiano unire le migliori energie diffuse nella società molisana per alimentare sul terreno dei valori prima che sul piano programmatico, un’alternativa credibile al fallimento politico del Commissario Iorio? Non intendo difendere un Palazzo dove si annida di tutto, ma qualcuno pensa al superamento della democrazia rappresentativa? O  c’è solo da rimettersi sotto a lavorare seriamente ogni giorno per risolvere, insieme, i problemi della gente partendo dalle fasce popolari più deboli?

Personalmente, dalle mie prigioni, pur nell’angustia di un luogo oscuro, insisto a immaginare un’altra politica, a sognare una società più giusta, a seguire un orizzonte di cambiamento che aiuti l’intera società a crescere e progredire. E sono convinto che sia nel Palazzo che nelle contrade molisane sono in tanti ad essere convinti che il Molise può e deve avere un futuro migliore. ☺

 

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