ti aspettiamo
1 Marzo 2010 Share

ti aspettiamo

 

Settembre mi suscita un pensiero un po’ malinconico, uno di quei pensieri che fai guardando lontano all’orizzonte.

D’estate i desolati paesini del Molise si ripopolano di tutte le vite che dalla nostra terra hanno avuto origine ma che han dovuto cercare fortuna altrove. Cercare fortuna … è già un bel modo di dire. Se la fortuna è lasciare il tuo paese anche quando non vuoi!

“Il vostro futuro è in voi, nelle vostre radici, nei vostri valori fondamentali”. – Questo il messaggio lasciato dal Presidente Ciampi, in visita speciale in Molise, ai nostri giovani nel marzo del 2002, un ricordo lucido che porto dentro.

Dal Molise i nostri padri e i nostri nonni fuggirono in massa, al nord, in Europa e oltreoceano, per sopravvivere. Intere famiglie sparse per il mondo perché da noi si faceva proprio la fame. Una valigia di cartone, forse legata con lo spago, dentro le poche cose necessarie, qualche fotografia per tener cari i ricordi. C’era la corriera giù nella piazza del paese per iniziare un viaggio che sarebbe stato una lunga avventura mai finita.

Altrove, lontano dalle radici, senza nemmeno un pezzo di carta e per lingua il proprio dialetto. La prima domanda del giovane emigrante sarà stata: “Come farò a farmi capire?”. Con una sola certezza in tasca, quella di potersi difendere con il lavoro, con la forza delle proprie braccia. Famiglie solide, patriarcali, sono state l’argine e lo scudo davanti alle prove della vita.

Poi il quadro si è rasserenato ed il Molise, pur con la sua lentezza e la sua sonnolenza, si è sollevato ed ha trovato un suo equilibrio. Abbiamo fatto grandi progressi, nuove strade, nuove fabbriche (poche), nuove imprese. I figli rigorosamente a scuola, a prendersi quel famoso pezzo di carta. Il posto pubblico, lo stipendio sicuro,  pochi maledetti e subito… si diceva.

Abbiamo iniziato lì ad aver troppo bisogno della politica, abbiamo abbandonato la terra, abbiamo lasciato i paesi ed i più fortunati, in Molise, hanno trovato il posto. Gli altri sono partiti con una bella valigia griffata ma pur sempre una valigia. La laurea in tasca, un bel lavoro ben retribuito, l’auto ultimo grido, ma non più nella propria terra. E senza il desiderio di tornare.

Le luci delle case di paese che d’estate si riaccendono, le feste tradizionali che animano piazze, la musica che si libra nell’aria, le voci dei bimbi che fanno allegria, le tavole imbandite coi parenti venuti da lontano, un bicchiere di vino buono che fa sempre festa. L’aria nativa che ti colora le guance e ti scalda le vene e la casa dove sei nato e l’amico d’infanzia con cui hai giocato e il fratello che hai riabbracciato forte, ma… te ne sei andato. Presto le luci si spegneranno e tutto tornerà tranquillo, troppo tranquillo.

Ad Agnone qualche giorno fa parlavo con una brillante ragazza del posto: -“Abbiamo perso mille abitanti in soli tre anni! E’ così che vanno le cose da noi. E’ assurdo ! Non è accettabile ! Che politica è questa ?”-

Molti dei nostri giovani, non sono più abituati alla fatica. Hanno studiato ma non hanno mai lavorato. Ci provano, ma è sempre più difficile. Non fanno rivoluzioni. A casa si sta bene, finché dura…

“Cari giovani, andate pur via a fare nuove esperienze, imparate, ma poi riportatele qui nella vostra terra e rendetela più ricca e più bella”  – prosegue l’esortazione di Ciampi.

Forse un lavoro si potrebbe inventare, ma c’è da sudare. Meglio andar via.

Certe volte lasciare il Molise non fa poi così male, è quasi una liberazione. Eppure c’è chi si impegna in difesa dell’ambiente. Chi si mobilita nel volontariato. Chi affronta la fatica di un periodo di studio all’estero e impara una lingua straniera in più. Sono le piccole rivoluzioni che partono dal basso. Basterebbe accorgersene e indirizzare le energie della popolazione giovane proprio negli spazi lasciati vuoti. Chiamo in causa l’Università del Molise, affinché non resti un’isola sganciata dalla realtà locale. Abbiamo bisogno di esperti economisti che sappiano convogliare bene le risorse locali, di una pubblica amministrazione che faciliti i percorsi utili ad attingere alle risorse già messe in campo nella più completa trasparenza, formando e informando. Abbiamo bisogno di capacità specifiche per progetti credibili, per utilizzare un territorio vergine che in assenza di ciò sarà predato e saccheggiato ancora di più di quanto non sia già accaduto.

Il nostro “oro blu” è l’acqua e noi ne perdiamo tra il 40% e il 50% di quella prodotta, perché le condutture sono fatiscenti e su questo bisogna lavorare con competenza. I temi sono tanti, mille i pensieri. Basta. Occorre un antidoto alla rassegnazione per reagire, per difenderci “attaccando”, facendo le scommesse giuste. Questo non accadrà se la popolazione molisana continuerà a diminuire ed invecchiare sempre più.

Mi piace immaginare il contenuto di una lettera di un ipotetico padre molisano ad uno dei tanti figli andati via: – Noi restiamo qui. Si sta così bene qui in paese, l’aria è buona, si mangia bene… c’è ancora qualche anziano che lavora in campagna… e poi sai, il nonno la pala eolica nella sua terra non la vuole proprio, vieni a vedere un po’ tu che si può fare, forse c’è già qualche sistema innovativo per l’energia. Insomma, vieni! Tu che hai studiato, inventati qualcosa per noi! D’altra parte fai l’ingegnere… Abbiamo bisogno di te. Ah, dimenticavo! Ti ho messo da parte quelle piccole mele gialle… le limoncelle, quelle che non si trovano più. Accanto alla casa c’è sempre quell’albero di gelsi bianchi… tu da piccolo ne eri pazzo… ti ricordi? Ti aspettiamo.

Con affetto, la tua famiglia molisana -. ☺

giuliadambrosio@hotmail.it

 

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