Altre somiglianze
23 Gennaio 2018
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Altre somiglianze

Nel mio contributo del mese scorso si sono introdotti, non so come, due errori che devo correggere: l’affitto che pago adesso per il mio appartamento a Berlino è di 560 Euro, non marchi. In marchi sarebbero 1120!

Le somiglianze che sto raccontando non hanno a che vedere tanto con l’Italia di oggi, ma sono somiglianze fra l’ unificazione tedesca e l’unificazione dell’Italia, fra gli anni che sono trascorsi nella Germania orientale dopo il 1989 e quelli trascorsi nel Meridione italiano dopo il 1861.

L’unica differenza è che la Germania occidentale, nel corso dell’annessione della Ex-DDR, non ha usato né soldati né armi e fra gli abitanti del paese annesso non c’erano briganti. Ma dal punto di vista economico le somiglianze saltano agli occhi! Distruzione di quasi tutta l’industria esistente, licenziamenti in massa, sostituzione, sul mercato, di tutti i prodotti autoctoni con prodotti di origine del vincitore… Ma, sopratutto, la distruzione dell’autostima degli abitanti della parte annessa.

I miei cosiddetti concittadini occidentali sapevano come era stata la mia vita. Lo sapevano meglio di me. Mi hanno anche insegnato che dovevo imparare parole nuove per cose vecchie, per non tradire la mia origine. La mia pensione è ancora oggi più bassa di quella di un abitante della Germania Ovest, mi fanno credere che il mio lavoro non ha avuto lo stesso valore del lavoro di una/uno vissuto a Colonia o a Monaco di Baviera. La mia biografia non valeva niente. L’unica cosa della vecchia DDR che è sopravissuta all’unificazione tedesca è l’omino raffigurato nei semafori: il nostro era più dinamico.

Devo confessare che, più che l’atteggiamento dei tedeschi occidentali, che venivano in massa ad occupare posti nell’amministrazione pubblica, nelle poche imprese rimaste etc., mi ha fatto male l’ atteggiamento dei cittadini della Ex-DDR. Per esempio a Berlino, il giorno dell’ apertura del muro correvano verso Berlino Ovest e facevano la coda per ricevere una tazza di tè caldo e una banana. Nelle piccole e nelle grandi cose perdevano la loro dignità, le strade erano piene di uomini vestiti tutti uguali, con quelle giacche di un colore rosso strano che avevano visto alla TV occidentale e che per loro significavano fare il “Wessi”, l’occidentale. Facevano la coda davanti agli archivi della Stasi, il servizio segreto, adesso aperti, per vedere se c’era su di loro un fascicolo, e se non lo trovarono, si sentivano defraudati: significava che non erano tanto importanti!

Nelle case e nelle scuole, praticamente da un giorno all’altro, i bambini e gli adolescenti ascoltavano parole e concetti nuovi, mai sentiti. Parenti e professori negavano il loro passato e ci fu un trasformismo massivo che i parlamentari italiani di oggi se lo sognano. Nacque la parola “Wendehals”, giracollo.

La stragrande maggioranza dei cittadini della Ex-DDR mostrarono sintomi della sindrome dello stress post-traumatico. Le cliniche psichiatriche erano strapiene, ma meno male: c’erano medici venuti dall’ Ovest che facevano costruire cliniche nuove, private, carissime. Qualcuno di questi medici forse aveva studiato nella DDR ed aveva abbandonato il paese per cercare fortuna nella medicina privata dell’Ovest.

Cominciò a sparire tutto quello che nel sistema capitalistico non ha valore perché non dà profitto: asili nido, biblioteche, centri di riunione per i giovani, centri vacanze per i bambini… ma ci hanno lasciato l’omino del semaforo!

Per finire, ancora una storia privata: Nel 1992, una casa editrice della Germania Ovest voleva fare tradurre il romanzo Tinissima della scrittrice messicana Elena Poniatowska. Un romanzo sulla vita di Tina Modotti. Io non solo avevo pubblicato poco tempo prima la mia biografia di Tina, avevo pubblicato un totale di sette libri ed avevo tradotto dallo spagnolo altri cinque libri. Un amico della Germania Ovest fece il mio nome a quelli della casa editrice, proponendomi come traduttrice. La risposta fu: “Ma quella è dell’Est. Noi abbiamo i nostri traduttori!” Elena Poniatowska venne ad aiutarmi e dovette lottare tre mesi per fare sì che la traduzione mi fosse affidata…

Ed ancora una cosa, l’ultima, veramente. Pochi giorni fa, la SIEMENS, che questo anno ha fatto più profitto che mai, ha annunciato che, nella sola Germania, chiuderà tre fabbriche e che saranno licenziati più di 3000 operai. Indovinate dove si trovano due di queste tre fabbriche? Giusto! Nella parte orientale del paese, in quella parte che loro chiamano “i nuovi paesi”, come se loro ci avessero scoperto.

Tutto questo mi passa per la testa quando sento i miei amici italiani meridionali che si chiedono perché tanti loro compaesani hanno interiorizzato il fatto di essere di meno valore che gli italiani del nord. Io credo che questo è un atteggiamento tipico dei discendenti di colonizzati, e ci vorrà, credo, molto tempo finché questi riscoprano il loro vero valore.

In questo senso, amiche ed amici de la fonte, i miei auguri per un buon anno 2018. Anno che forse cominciate leggendo questi miei pensieri nati dalla rabbia.☺

 

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