Un passaggio per torremaggiore
30 Agosto 2017
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Un passaggio per torremaggiore

La vecchiaia mi impedisce di ricordare la data ed il cognome. Ma ricordo che è stato un giorno di luglio del 1987 e che l’uomo che ho intervistato in un paesino vicino Boston, Massachusetts, si chiamava Joe. Stavo viaggiando negli Stati Uniti, sulle tracce di Tina Modotti e mi trovavo per tre giorni a Boston, ospite di Bob D’Attilio, uno storico italo-americano. La stanza dove dormivo era piena di giornali anarchici, perché Bob era anarchico e odiava Vittorio Vidali, l’ultimo compagno di Tina, perché Vidali era comunista. Poco importava a Bob che Vidali era stato, negli anni ‘20 del Novecento, amico di Bartolomeo Vanzetti: non credeva che un’amicizia fra un anarchico ed un comunista fosse possibile.

Non so se Bob vive ancora, abbiamo perso i contatti molto tempo fa. Ma quel giorno di luglio del 1987 mi portò a visitare Joe, che doveva avere in quel momento più di 80 anni e che era stato negli anni ‘20 tesoriere di un comitato di solidarietà con Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, i due anarchici italiani che erano stati accusati di aver assassinato due uomini quando cercarono di rubare in una fabbrica di scarpe.

Io volevo intervistare Joe perché la storia di Sacco e Vanzetti la conoscevo molto prima che ci fosse il famoso film con la famosa canzone. Intorno a questi due italo-americani si era sviluppata la prima storia di un movimento mondiale di solidarietà ed era la storia di una solidarietà che non era riuscita a salvare i due anarchici dalla morte sulla sedia elettrica. Nella defunta Repubblica Democratica Tedesca questa storia è stata materia di insegnamento nella scuola.

Quando feci visita a Joe era passato un anno da quando il governatore del Massachusetts, Michael Dukakis, aveva dichiarato pubblicamente che Sacco e Vanzetti non erano stati colpevoli e che la loro esecuzione sulla sedia elettrica era stato un “errore giudiziario”. Il mio ospite Bob D’Attilio era stato uno di quelli che più avevano lottato per ottenere questa dichiarazione di Dukakis, e Bob ha pubblicato negli Stati Uniti molti saggi che raccontano la storia di Sacco e Vanzetti, perseguitati, diffamati e assassinati perché anarchici e immigrati, immigrati poveri. E Bob segnala anche il fatto che nel maggio del 1924 il governo degli Stati Uniti deliberò un effettivo stop all’immigrazione di massa in quel paese, stop che di fatto durò fino alla fine della seconda guerra mondiale. Non credo di sbagliare se penso che il “caso” Sacco e Vanzetti e la campagna mediatica contro l’immigrazione, messa in moto negli Stati Uniti, abbiano contribuito a questa decisione del governo nordamericano.

Sacco e Vanzetti furono arrestati il 5 maggio del 1920, furono assassinati il 23 agosto del 1927 sulla sedia elettrica. Parte delle loro ceneri furono sepolte in un cimitero vicino Boston, e un’altra parte fu trasportata in Italia e sepolta nelle località di nascita di ognuno di loro: Vanzetti era nato a Villafalletto, Cuneo, e Sacco a Torremaggiore, Puglia.

Quando ho conosciuto la storia di Sacco e Vanzetti non potevo prevedere che avrei vissuto, nella vecchiaia, in Molise, a Bonefro, quasi nelle vicinanze di Torremaggiore.

Quest’anno, il 23 agosto, saranno 90 anni dal giorno dell’esecuzione di Sacco e Vanzetti, ed io mi troverò molto vicino al cimitero di Torremaggiore. E questa è la ragione per la quale cerco un passaggio per Torremaggiore, perché mi piacerebbe depositare un fiore rosso sulla tomba che contiene metà delle ceneri di Fernando Nicola Sacco.

Ma c’è di più: mi piacerebbe sapere se questa storia di un assassinato politico è materia scolastica nell’Italia di oggi, se a Torremaggiore si farà, il 23 agosto, qualche atto di commemorazione. Il poco che posso fare per mantenere viva la memoria di due innocenti, assassinati a causa delle loro idee e a causa del loro status di immigrati, è riprodurre qui parte dell’ultima lettera che Nicola Sacco scrisse al suo figlio Dante nei giorni precedenti l’esecuzione: Non dimenticarti giammai, Dante, ogni qualvolta nella vita sarai felice, di non essere egoista: dividi sempre le tue gioie con quelli più infelici, più poveri e più deboli di te e non essere mai sordo verso coloro che domandano soccorso. Aiuta i perseguitati e le vittime perché essi saranno i tuoi migliori amici, essi sono i compagni che lottano e cadono, come tuo padre e Bartolomeo lottarono e oggi cadono…

 

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