
L’albero del cielo
Cresce così rapidamente che può raggiungere in pochi anni altezze che superano i 25 metri: è l’ailanto, per questo classificato botanicamente come Ailanthus altissima. Ailanto è un termine cinese che significa letteralmente “albero così alto da raggiungere il cielo” e pertanto la pianta è nota anche come albero del paradiso. Dalle nostre parti viene semplicemente chiamata albero del cielo. Un altro nome scientifico è Ailanthus glandulosa, per la presenza, in tutte le parti della pianta, ma soprattutto nelle foglie, di ghiandole che emanano un odore molto sgradevole e nauseante: l’espressione napoletana o’ fetiente rende bene l’idea.
La specie fu introdotta in Italia per un tentativo di produrre seta tramite l’allevamento di un lepidottero (Philo- samia cynthia). Non solo il tentativo non ebbe successo, perché la qualità dei bozzoli era assai inferiore a quella del baco da seta del gelso, ma la pianta diventò un’infestante molto aggressiva, nascendo spontaneamente nei boschi e in altri ambienti anche aridi e sassosi. Negli Stati Uniti fu importata come una specie ornamentale di velocissima crescita e grande adattabilità, e quindi largamente impiegata per ornare strade e parchi. È stata anche ‘protagonista’ nel film di Elia Kazan Un albero cresce a Brooklyn, tratto dal romanzo di Betty Smith, dove proprio un ailanto spunta nel povero cortile di quel quartiere di New York.
Oggi l’ailanto è sempre più considerato un killer dei boschi e del paesaggio. Cresce dovunque e se tagliato o reciso alle radici, acquista maggior vigore, emette nuovi polloni e si moltiplica rinascendo dai suoi stessi frammenti: anche un pezzo di un solo centimetro può emettere germogli che daranno vita a nuove piante. Le radici possono estendersi in lunghezza per 15-20 metri ed è impossibile rimuoverle in modo efficace. L’ailanto, come l’albero di noce, produce inoltre sostanze allelopatiche che inibiscono la crescita di altre piante vicine, esercitando una forte capacità competitiva se non distruttiva. Anche il pirodiserbo, l’utilizzo cioè del fuoco, non si è rivelato una soluzione contro la germinazione continua. Buoni risultati invece hanno dato alcuni diserbanti sistemici, i quali vengono assorbiti dalle foglie e traslocati fino alle radici, ma andrebbero distribuiti solo da personale esperto e con estrema cautela, perché si tratta di prodotti non selettivi, altamente fitotossici per colture arboree ed erbacee in genere, e di forte impatto ambientale. Certo è una lotta improba, ma la macchia mediterranea originaria va preservata da un vero infestante che ormai da anni sta modificando il paesaggio e sta invadendo anche aree protette e parchi, e che lo stesso Fulco Pratesi ha definito un “albero antipatico”.
Tuttavia non manca, nell’ ailanto, qualche nota positiva. È una specie che tollera bene l’ inquinamento atmosferico, la siccità estiva, le alte concentrazioni saline, l’acidità e l’ alcalinità del suolo. È prezioso per il consolidamento di terreni franosi per la sua adattabilità e per la sua grande velocità di crescita. Ha una lunga e ricca storia nella medicina tradizionale cinese per la sua riconosciuta efficacia nel curare mali che vanno dalle malattie mentali alla perdita di capelli. Dall’ailanto le api ottengono un miele di buona qualità, dall’aroma fruttato e dal gusto deciso, particolarmente adatto all’utilizzo nelle macedonie.☺