
Giganti nani (e ballerine)
Ve lo giuro, miei 25 lettori, mi preparo molto tempo prima per l’articolo su la fonte. Curo la collana delle “Preziose” e questo mese volevo parlarvi di Consuelo Suncín de Sandova sposata con Antoine de Saint Euxpery, autore de Il piccolo principe. E poi volevo parlarvi di Sibilla Aleramo la grande scrittrice femminista, una che sulla propria vita e sulla propria pelle assaggia il problema dell’indipendenza e della libertà della donna nel volere essere quello che vuole essere.
Invece incappo sempre nella solita squadriglia di “giganti (aggiungo io) nani e ballerine” che dagli anni ’80 fanno scintillare il nostro mondo italiano, quello che un De Michelis, un Craxi e un vicino Berlusconi portarono in Italia: un mondo di decadenza di etica e di costume. Le ballerine forse sono rientrate in gruppi di odierne donne del potere o normali combattenti della vita: da giganti e nani invece siamo invasi.
Stavo scrivendo sulla mia Consuelo, ma avevo già in gola e nella testa la foto del “gigante buono” che per troppo amore aveva massacrato la sua amica, pentendosi dopo una settimana, piangendo dopo avere guardato sconsolato le uova raccolte nel pollaio per lei.
Il gigante buono, (non solo nel caso di Massimo Sebastiani, l’assassino di Elena Pomarelli) dichiara di aver fatto “una stupidaggine”. Come se ammazzare una donna fosse assimilabile a un danno a una cosa, un gesto d’impulso. Una stupidaggine.
NO: chi è “tanto innamorato” da uccidere è un assassino, convincetevene e non basta deferire Feltri all’ordine dei giornalisti perché tanto di giganti buoni pullula oggi l’Italia imbarbarita, avvelenata da capitani tracotanti e nani folleggianti tra una rete e l’altra a dichiarare la propria rinascita di essere nani in un’Italia viva che seguita a ciangottare con questi nani ringalluzziti forse proprio solo dal proprio ego fallico autoreferenziale.
Ed un nano, in tv, lo segue e lo punzecchia, peccato che questo nano, Vespa, molesta, non abbia capito di avere cambiato, più tardi, interlocutore e che abbia infierito con domande a dir poco allucinanti con Lucia.
Lucia dopo diciotto mesi burrascosi di relazione lascia il compagno: ma non può; l’effetto oggetto di possesso scatta sempre e il suo uomo innamorato o quello che la Vespa bavosa e fastidiosa dichiara essere innamorato altrimenti “se la voleva uccidere la uccideva” dopo aver chiesto malmostosamente “ma lei aveva un altro?” come se questo giustificasse botte, le pugnalate cosi forti che il manico si stacca dalla lama e Lucia può fuggire nel portone salvata dal figlio.
Deferita anche la Vespa lumacona al potere dei giornalisti? Punita? Non ci interessa o forse non interessa solo questo.
Le donne muoiono, e nel momento in cui muoiono eccole compiante dai giornali, gli stessi che relegano le istanze del femminismo alle seconde e terze pagine e le loro collaboratrici agli articoli di costume. Le donne muoiono perché non contano niente: ogni volta che ne muore una, e si parla della sua morte e della violenza maschile contro le donne, arriva sempre un uomo o più a dire che “gli uomini non sono tutti così”, cercando assoluzione e mettendosi contemporaneamente al centro della scena. Dobbiamo dichiarare e trovare i segni non solo per contrastare ma per denunciare in maniera inequivocabile.
Propongo al giornale la fonte di darmi una facciata mensile dove scriverò e metterò le storie delle donne uccise ogni mese: una ogni 72 ore in Italia dai 27 ai 90 anni. Oltre alle foto delle donne vittime di femminicidio, troverete le foto dei loro assassini: fidanzati, mariti, conviventi, ex, a volte anche padri. Le loro motivazioni sono quasi sempre le stesse e convergono in una sola: l’essere uomini che si ritengono proprietari della vita delle donne.
Eppure i mass media cercano altrove le ragioni di un inaccettabile costume sociale: la gelosia non è insano possesso e aggravante, piuttosto debolezza dell’uomo. È il comportamento della donna ad essere messo sotto la lampada dell’ispettore: di lei si analizzano le abitudini, gli orari, le frequentazioni, l’utilizzo di internet, gli sms, l’abbigliamento. Si eseguono ecografie e tamponi vaginali postmortem, l’utero della donna uccisa viene scandagliato come se lì potesse trovarsi una qualche ragione della follia maschile. Quasi sempre del coniuge o da chi è compagno da tempo non questi brutti sporchi e cattivi che osano arrivare da altrove, occupare le nostre case, abusare delle nostre donne ecc.
No, signori miei, la violenza è domestica al 90%, convincetevene e finché la nostra cultura sarà di nani che folleggiano malignamente e bassamente e giganti buoni che piangono sull’amore ucciso e perduto saremo uno stato di barbari. Cerchiamo la cultura nell’uguaglianza dei sessi, nella differenza dei generi, nella parità delle incombenze, dei lavori, nelle parole per dirlo, nei sentimenti per esprimerlo.
E forse ce la faremo.☺