i poveri senz’acqua
3 Luglio 2011 Share

i poveri senz’acqua

 

A Termoli i poveri rimangono senz’acqua perché non riuscendo a pagare le bollette subiscono la disattivazione dei contatori. È giusto, in fondo non hanno pagato! È invece una catastrofe antropologica se abbiamo diritto all’acqua in quanto cittadini paganti e non come persone.

La società privata che gestisce il servizio idrico integrato a Termoli dal 1993 non vuole sentire ragioni: non garantisce il minimo vitale (40/50 lt al giorno) a persona. Nessuna legge lo impone e quindi a cosa sono serviti i referendum? A molto perché hanno evitato alle società pubbliche la svendita ai privati del nostro patrimonio idrico e questo ha comportato una svendita di azioni delle società quotate che ha fatto tremare i consigli di amministrazione delle multinazionali. Ma c’è di più, nessun comune è obbligato ad affidare a società private il servizio idrico integrato. Non è obbligato, ma può. E così a Termoli, nel silenzio, gli impiegati sono costretti a disattivare. E se uno non ha la possibilità di pagare non avrà acqua in casa né per lavarsi né per cucinare, né per bere. In una città in cui quasi tutte le fontane sono senz’acqua e dove è impossibile rifornirsi gratuitamente d’acqua, obbligano i poveri a comprare la minerale privandosi di una quota sostanziale del loro esiguo reddito. Qual è  la differenza tra l’Italia e l’Africa? Nessuna.

E noi cristiani potremmo accettare l’idea che è necessario fare la carità (ossia comprare l’acqua ai poveri o pagare loro le bollette) e non denunciare questa profonda ingiustizia? Di chi è l’acqua? È nostra o è di una società privata che in nome dell’efficienza, del profitto e di accordi politici opachi, che le garantiscono la permanenza, può far morire di sete o comunque causare fortissimi disagi ai poveri, persone in carne ed ossa, esclusi dalla vita perché la crisi economica li ha privati di quel poco che avevano?

Quando al Comune di Termoli ci hanno chiamato per conferire in commissione ambiente sulla necessità di riconoscere il servizio idrico integrato, di interesse generale e a non rilevanza economica, ci hanno fatto capire che non era possibile e che a quella società privata avrebbero giustamente garantito il profitto. Ma si può fare profitto sull’acqua? Ora, dopo il referendum che impedisce di applicare il 7% di redditività del capitale investito, in tariffa e quindi in bolletta, sarà più difficile fare profitti, ma la vendetta dei grandi gruppi economici interessati sta per scagliarsi sui poveri generando una nuova classe di esclusi e oppressi. E l’amministra- zione comunale? Non si rende conto che il 63,5% dei termolesi ha votato Sì per l’abrogazione della norma che garantiva l’acqua al mercato ed i profitti sull’acqua? Come cristiani e come persone diversamente credenti dovremmo indignarci e chiedere al comune di non affidare più la gestione del servizio idrico integrato ai privati ma, da subito, imporre l’applicazione dell’eroga- zione del minimo vitale d’acqua a cui nessuno può essere sottratto. Il diritto all'acqua risulta quale estensione del diritto alla vita affermato dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Esso riflette l'imprescindibilità di questa risorsa relativamente alla vita umana. La Risoluzione ONU del 29 luglio 2010 dichiara per la prima volta nella storia il diritto all'acqua un diritto umano universale e fondamentale.

La Risoluzione sottolinea ripetutamente che l'acqua potabile e per uso igienico, oltre ad essere un diritto di ogni uomo, più degli altri diritti umani, concerne la dignità della persona, è essenziale al pieno godimento della vita, è fondamentale per tutti gli altri diritti umani.

La Risoluzione non è vincolante, ovvero afferma un principio che ancora raccomanda (non obbliga) gli Stati ad attuare iniziative per garantire a tutti un'acqua potabile di qualità, accessibile, a prezzi economici. È stata approvata dall'Assemblea Generale con 122 voti favorevoli, 41 astensioni e nessun contrario. Altri documenti dell'ONU avevano affermato il diritto all'acqua come diritto di alcune categorie di persone (minorenni, disabili), mai come diritto universale.

La povertà va conosciuta, la povertà va riscattata, la povertà va condivisa. Ed allora, in nome dei poveri ed in nome della fede nella persona che dovrebbe essere propria di ogni cittadino, potremmo riflettere ed invocare vie legali, ma anche attivare una resistenza attiva con l’obiezione al pagamento delle bollette del servizio idrico integrato a Termoli, dichiarandoci tutti poveri. Se non sono questi i valori non negoziabili allora cos’è la sequela di Cristo e la conseguente eminente dignità dei poveri☺

adelellis@virgilio.it

 

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