sanità:l’ora della verità
14 Aprile 2010 Share

sanità:l’ora della verità

 

Il largo anticipo con cui scrivo queste scarne considerazioni mi esporrà al rischio di giungere ai nostri lettori in ritardo rispetto agli eventi. Sulla sanità non ci sono pause estive o fermi biologici. Le Regioni indebitate hanno obblighi a cui attenersi, vincoli precisi e controlli ripetuti da parte delle competenti sedi ministeriali che non conoscono soste. Ed i recenti avvenimenti abruzzesi, con arresti e nuove elezioni, ci indicano la delicatezza delle vicende sanitarie sull’assieme delle attività istituzionali. Il Molise è alle prese con un deficit annuale nel settore dal 2001 quando Di Stasi consegnò la Presidenza della Giunta a Iorio con circa 40 milioni di euro di passivo. Da allora è stato un crescendo rossiniano fino ai 388 milioni di debiti accumulati al 31.12.05 a cui vanno sommati altri 150 milioni di disavanzo tra 2006 e 2007. Queste cifre sono sottostimate perché i fondi giunti dal Governo Prodi per estinguere i debiti al 31.12.2005 sono poco meno di 450 milioni di euro nel mentre diverse pronunce della Corte dei Conti del Molise mettono a fuoco responsabilità, ritardi, omissioni e inadeguatezze. Lo stesso Collegio dei Sindaci Revisori dell’AS- REM ha più volte mosso rilievi ed espresso parere negativo sui bilanci. Sta di fatto che a fronte degli arresti per lo scandalo della sanità nel Basso Molise e nonostante mozioni, ordini del giorno e interpellanze in Consiglio Regionale, il Presidente Iorio non ha fatto una piega. Debiti per centinaia di milioni di euro, servizio in caduta libera, sanità privata sempre più invadente a scapito di quella pubblica, regione sottoposta al Piano di Rientro dal debito con l’Accordo Ministeriale del 27.3.07, e per il Governatore tutto va bene.

Il Piano Sanitario è arrivato in Consiglio con sette mesi di ritardo e malgrado l’Opposizione ne avesse chiesta l’approvazione con legge e non con un atto amministrativo, ha fatto orecchie da mercante. Da tempo i Ministeri sollecitano il superamento delle quattro zone ex-ASL concentrando poteri e responsabilità ad un unico livello di gestione ma niente da fare, la Giunta Iorio con una leggina estiva ha prorogato la scadenza dei Commissari Straordinari delle ex-ASL di Termoli, Campobasso, Agnone e Isernia. Il taglio dei posti letto ha risentito del vento pentro, tant’è vero che la provincia di Isernia con 88 mila abitanti si è vista assegnare 462 posti, mentre il Basso Molise con 102 mila abitanti ne ha avuti 280. La forza della politica riesce a piegare anche la matematica. I privati hanno contribuito in modo parsimonioso ai tagli, al contrario della sanità pubblica che è stata decimata. Il solo Cardarelli che fino a qualche anno fa contava 450 posti letto è rimasto con 272 e si è visto togliere l’autonomia gestionale in più discipline assegnate, tramite l’istituzione di Dipartimenti, a strutture private (Oncologia, Ginecologia, Cardio-Chirur- gia, Neuro-Chirurgia, ecc.).

  Anche i distretti sanitari sono stati disegnati a partire dalle esigenze di Isernia. Basta pensare che il solo distretto di Campobasso ha più abitanti dell’intera pro- vincia pentra che conta tre distretti. Ma al di là di metodi discutibili, di una gestione che produce disavanzi e dell’assenza di veri interventi di risanamento e di riorganizzazione, le sfide dell’autunno metteranno Michele Iorio di fronte all’aut aut. A Roma non ci sono più la comprensiva Livia Turco o il Padoa-Schioppa che hanno riempito di soldi le casse sanitarie molisane. Oggi si aggirano nelle stanze ministeriali i Calderoli, Tremonti e Sacconi che già con l’anticipo della manovra finanziaria e la conversione in legge del decreto 112 hanno assestato un duro colpo ai trasferimenti alle Regioni. Ma il piatto del federalismo fiscale è pronto con i relativi tagli al Mezzogiorno e al Molise. La CGIA di Mestre calcola che perderemo coi nuovi criteri di riparto oltre mille euro ad abitante, una cifra inimmaginabile, che se sarà confermata ci metterà sul lastrico. Il Molise per finanziare la propria sanità dovrà aumentare ancora le tasse, rimettere i ticket, eliminare servizi e prestazioni, chiudere strutture e fare i conti con le tre Università caricate sul bilancio sanitario regionale insieme a decine di laboratori e centri privati. Ed il rischio è che non saranno eliminati gli sprechi, le duplicazioni burocratiche ed amministrative, né saranno intaccati i poteri forti del sistema. Il rischio è che a pagare la cambiale a Bossi e Berlusconi saranno i cittadini, i malati e gli anziani delle aree interne e dei comuni più piccoli. Per contrastare tali esiti nefasti c’è da organizzarsi in difesa dei diritti  e battersi per non essere umiliati.    ☺

petraroia.michele@virgilio.it

 

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