guardare avanti   di Leo Leone
29 Aprile 2013 Share

guardare avanti di Leo Leone

 

 

La scenografia che ci circonda sollecita spesso a tornare indietro nel tempo per riscoprire episodi e storie che finiscono col rintristirci sfociando nella nostalgia. Un prete di vigorosa forza profetica ed impegno sociale e politico come don Primo Mazzolari, testimone attivo della resistenza al fascismo, ci lasciò detto che “il rimpianto è cosa che inghiotte”. Per poi affermare con determinazione: “Come è duro cominciare!”.

Occorre recuperare valori ed etica che forse in un passato più o meno recente venivano tradotti in condotte di vita e itinerari di impegno costruttivo. È di questi giorni che rintracciamo sulle cronache messaggi frequenti che attengono al mondo del lavoro e ai cambiamenti che lo hanno segnato, non sempre in termini di innovazione, e che spesso hanno invece fornito segnali di regressione e di perdita di valori oltre che di cultura e di concreto sviluppo e benessere. Uno dei settori più ricorrenti in tale analisi è quello dell’artigianato oggi a rischio di estinzione. Un altro è quello che attiene all’ agroalimentare che possiamo tutti constatare oggi come un universo fortemente segnato dalla desertificazione. E il fenomeno segna incisivamente le zone interne delle regioni rinserrate nei territori ristretti dell’ Appennino. E tra questi il Molise e le regioni del centro sud incasellate tra confini collinari e montani in cui, in tempi andati, si coltivavano prodotti di riserva e di alta qualità e si allevavano greggi che sopravvivevano con risultati di buon livello, favoriti dal rituale costume della transumanza.

Oggi la scuola si è codificata come recinto formativo ripiegato in se stesso in cui laboratori fatiscenti e nozionismo senza sbocco lavorativo vanno orientando i giovani a riscoprire un artigianato e un’impresa che non si ripiega ai vecchi mestieri. In territori diversi si registrano indici di crescita di giovani che rientrano nel mercato del lavoro e che fanno registrare un indice di presenza di 1 su 2 al di sotto dei 40 anni. In questo processo di rilancio della coltivazione della terra si registra anche una ripresa del volontariato adulto a sostegno del welfare che fa da traino allo sviluppo di nuove imprese giovanili e promuove il lavoro retribuito per 750 mila persone in Italia. Un valore aggiunto si va riscoprendo come risposta ad una emergenza richiamata da più voci in questo tempo: la salvaguardia del creato. Lavorare non solo per crescere in termini di PIL ma anche per porre un freno alla linea degenerata di economia e finanza senza freni che generano inquinamento e malessere per tutti. È in questi giorni che anche papa Francesco ha sollevato con viva voce tale appello che ci sollecita ad assumere responsabilità nell’intero universo.

In Molise è nata la Cooperativa Sociale I Colori della Terra che inizia il suo percorso in questi giorni a Campobasso nella contrada La Foce in zona Collelongo Superiore. Registra al suo interno presenze di soci lavoratori tra i giovani immigrati extracomunitari e si apre alla partecipazione di giovani molisani anche allo scopo di favorire un corretto processo di interculturalità e solidarietà tra diversi. Presidente eletto all’unanimità è Jaouad Daoudi proveniente dal Marocco e dotato di due lauree in biologia e geologia. Ci siamo adoperati nell’impresa all’interno dell’Associazione Primo Marzo che ha sede nel nostro capoluogo regionale al centro storico, in Vico Carnaio N° 15, edificio assegnato dal sindaco della nostra città e riattivato dagli stessi  immigrati in lavoro solidale con giovani e adulti della nostra città.

I soci lavoratori sono affiancati da un bel numero di soci volontari e da una vasta platea di donatori. Si va delineando un ricco programma tra etnie e culture di diversa provenienza oggi residenti nella nostra terra e vogliose di adoperarsi per un lavoro che giovi anche alla promozione di uno sviluppo che dia rilievo alle risorse agroalimentari del Molise e che ne rilanci anche il patrimonio storico e paesaggistico che versa in uno stato di  abbandono. In tale cammino si sono avviate anche persone esperte del calibro di Michele Tanno, testimone di impegno concreto nella riscoperta dei prodotti tipici molisani che ha messo su, nel Lago del Corvo a S. Biase un meleto di eccellenza che rappresenta un vero e proprio tesoretto tra le aziende agricole e agrituristiche d’Italia. È stato scopritore di ben 74 tipi di mele e 94 di pere tipiche del territorio molisano.

Occorre adoperarsi per restituire senso e valorizzazione a delle risorse che aprano uno spazio di giusta spettanza ad un turismo che può costituire una opportunità aggiuntiva allo sviluppo e alle opportunità di lavoro per le nuove generazioni. Aldo Bonomi, sociologo di rilievo molto attento a tali problematiche, a proposito della condizione giovanile relegata alla ignavia e alla passività del non impiego sostiene con forza: “È tempo per trasformare i consumatori in nuovi cittadini”. In un mondo segnato da un’accesa conflittualità necessita la promozione di dialogo e interculturalità. Adoperiamoci per scoprire strategie altrove già adottate con esiti positivi e che si fondano sul principio che la salvaguardia e la valorizzazione del territorio molisano può essere garantito con la forza e la creatività che vengono dal basso e dando spazio ad una commistione di culture che possono costituire un efficace laboratorio di coesione e di innovazione.☺

 le.leone@tiscali.it

 

 

 

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