ulisse e nicola  di Redazione
30 Ottobre 2013 Share

ulisse e nicola di Redazione

 

Premessa

Come nella migliore tradizione della tragedia greca bisogna uccidere il padre per poter affermare la propria persona. E il Molise di contaminazioni greche ne ha parecchie sia per come hanno ridotto le casse regionali, sia perché la regione ha fatto sempre parte della magnagrecia.

Il cannibale è colui che mangia il suo nemico quando è vivo per impossessarsi del coraggio dell’altro. Lo sciacallo invece fa scempio delle carogne, amici o nemici che siano.

I fatti

Tale Ulisse, che in vita sua non ha mai vinto una competizione elettorale, a marzo ha partecipato all’occupazione del palazzo di giustizia di Milano contro l’accanimento dei giudici verso l’innocente e verginello Berlusconi. Quando poi la povera vittima si è preso il seggio molisano di senatore il signor Nessuno ha messo l’avvocato perché il cainano venga deposto dal senato senza frapporre indugio e lui possa andarvi a bivaccare, a favore del governo per non andare subito a casa.

Tale Nicola, che da anni mangiava le briciole che cadevano dal tavolo di Iorio, solo l’estate scorsa a Piana dei Mulini ringhiava verso assessori e consiglieri che chi era contro il suo padrone e signore doveva dimettersi e andarsene a casa. Ora ha messo l’avvocato perché Iorio rientri il più tardi possibile in consiglio regionale in modo da maturare anche lui la pensione.

Morale

Per la pagnotta c’è chi è disposto a passare anche sul cadavere della madre, qualora mors tua vita mea; è proprio vero che anche le formiche nel loro piccolo si incazzano.

 

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