È da tempo che si rilancia un modello di “liberismo comunitario” che ponga fine ad uno statalismo che non dà spazio all’iniziativa del popolo e che sempre più apre le porte alla privatizzazione di beni e di iniziative da parte di imprese che invadono ogni angolo della vita. A partire dai servizi essenziali previsti per la società civile. A tale panorama fa da contorno un crescente astensionismo da parte dei cittadini per quanto riguarda la partecipazione e l’impegno in una politica ormai del tutto asservita ai partiti. La frammentazione del corpo sociale favorisce gli interessi privati e agevola il protagonismo di singoli e clan a danno del bene comune e della fornitura di servizi ad ampie fasce di cittadini.
Senza lasciarsi prendere da una diffusa opinione che vorrebbe assegnare tutti i mali della politica ai nostri giorni gioverebbe rifarsi a opinioni di elette intelligenze che rintracciano la crisi della politica come un male ricorrente in ogni epoca storica. In un saggio molto documentato di fine ‘900 Mario Tronti non ebbe scrupoli nell’affermare che in ogni epoca si riscontrano fenomeni che costituiscono stimolo alla razionalità dei popoli nel recuperare valori e procedure a difesa della libertà e della qualità della politica. E tra i segnali ricorrenti nella storia non ha scrupolo nel collocare: la crisi della politica, l’economia che vince sulla politica, la grandezza e miseria del capitalismo, la fine della polis, la scienza ancella della politica… ma anche le gemme che annunciano una corretta rifioritura della democrazia radicata nel popolo che la rianima: la vera rivoluzione quella femminile, il movimento operaio, il nuovissimo consociativismo, la politica, il quotidiano e il senso della storia…
Dalla voce di autorevoli rappresentanti del welfare comunitario si rilanciano ancora oggi ricorrenti istanze volte a non confondere la dimensione “pubblica” con quella “statale”. La centralità dello stato, così intesa, azzera il senso della democrazia e dà ampio spazio a forme di privatizzazioni squallidamente scadenti e contagiate da un clima di corruzione diffusa. Le cronache di questi giorni ci forniscono una miriade di intossicanti episodi riguardanti personaggi “di rilievo” ben noti al pubblico.
Il principio della sussidiarietà, ben presente nella nostra Costituzione, esige la salvaguardia della dimensione partecipativa e va oltre i ristretti recinti del controllo e della gestione che escludendo il rapporto con i cittadini si riduce a procedure di rigida e improduttiva burocrazia propria di un modello di stato ripiegato su se stesso.
Ed ecco allora che da più parti si alimenta la sfida per dare spazio e rilievo al Terzo Settore, ad una cittadinanza e all’associazionismo che vadano oltre la frammentazione e si adoperino per l’ attivazione di procedimenti e iniziative che siano di affiancamento, di proposta e di stimolo alle istituzioni. Guarda caso, in questi giorni lo stesso presidente del consiglio, Renzi, nel prendere atto del diffuso disagio che tormenta il Paese, alle prese con le cronache squallide di scandali e corruzione, sollevava l’esigenza di ridare spazio ad un associazionismo che affianchi le istituzioni con spirito di viva partecipazione volta a delineare un modello di stato e di democrazia che ridìa valore e rilievo al primo articolo della Costituzione che sancisce il principio: “La sovranità appartiene al popolo…”.
In Molise si va rilanciando l’idea della rinascita del Forum del Terzo Settore che già in passato si è adoperato per unire associazioni e gruppi di impegno sociale nel fornire stimoli e avviare un dialogo permanente con le istituzioni. Il messaggio verrà reiterato al termine della stagione elettorale in corso.
Da indagini di provenienza diversa risulta che il Molise presenta un indice piuttosto elevato per quanto attiene il numero e la diversità di gruppi associativi aperti all’impegno sociale; di movimenti anche giovanili di promozione sociale, operativi nell’ambito della cultura, del turismo, dell’arte, dello sport e anche di matrice religiosa. Per una popolazione piuttosto ristretta i numeri sono di una certa sovrabbondanza e in alcune occasioni di impegno civile hanno fornito chiari segnali di compartecipazione e condivisione di impegno comune. Una testimonianza fortemente convincente fu quella che qualche anno addietro fornì un numero davvero strabiliante di gruppi e di mezzi di trasporto provenienti nel capoluogo regionale anche dalle zone più interne della regione, in occasione della campagna nazionale a difesa dell’acqua come bene comune.
È auspicabile che l’interazione tra cittadini, gruppi e associazioni trovi tra noi opportunità di ridare vita a iniziative che pongano al centro la cittadinanza attiva che dia segnali ad una politica che non si adopera sistematicamente per l’attuazione di programmi volti al bene comune. A partire dalle nuove generazioni. ☺
È da tempo che si rilancia un modello di “liberismo comunitario” che ponga fine ad uno statalismo che non dà spazio all’iniziativa del popolo e che sempre più apre le porte alla privatizzazione di beni e di iniziative da parte di imprese che invadono ogni angolo della vita. A partire dai servizi essenziali previsti per la società civile. A tale panorama fa da contorno un crescente astensionismo da parte dei cittadini per quanto riguarda la partecipazione e l’impegno in una politica ormai del tutto asservita ai partiti. La frammentazione del corpo sociale favorisce gli interessi privati e agevola il protagonismo di singoli e clan a danno del bene comune e della fornitura di servizi ad ampie fasce di cittadini.
Senza lasciarsi prendere da una diffusa opinione che vorrebbe assegnare tutti i mali della politica ai nostri giorni gioverebbe rifarsi a opinioni di elette intelligenze che rintracciano la crisi della politica come un male ricorrente in ogni epoca storica. In un saggio molto documentato di fine ‘900 Mario Tronti non ebbe scrupoli nell’affermare che in ogni epoca si riscontrano fenomeni che costituiscono stimolo alla razionalità dei popoli nel recuperare valori e procedure a difesa della libertà e della qualità della politica. E tra i segnali ricorrenti nella storia non ha scrupolo nel collocare: la crisi della politica, l’economia che vince sulla politica, la grandezza e miseria del capitalismo, la fine della polis, la scienza ancella della politica… ma anche le gemme che annunciano una corretta rifioritura della democrazia radicata nel popolo che la rianima: la vera rivoluzione quella femminile, il movimento operaio, il nuovissimo consociativismo, la politica, il quotidiano e il senso della storia…
Dalla voce di autorevoli rappresentanti del welfare comunitario si rilanciano ancora oggi ricorrenti istanze volte a non confondere la dimensione “pubblica” con quella “statale”. La centralità dello stato, così intesa, azzera il senso della democrazia e dà ampio spazio a forme di privatizzazioni squallidamente scadenti e contagiate da un clima di corruzione diffusa. Le cronache di questi giorni ci forniscono una miriade di intossicanti episodi riguardanti personaggi “di rilievo” ben noti al pubblico.
Il principio della sussidiarietà, ben presente nella nostra Costituzione, esige la salvaguardia della dimensione partecipativa e va oltre i ristretti recinti del controllo e della gestione che escludendo il rapporto con i cittadini si riduce a procedure di rigida e improduttiva burocrazia propria di un modello di stato ripiegato su se stesso.
Ed ecco allora che da più parti si alimenta la sfida per dare spazio e rilievo al Terzo Settore, ad una cittadinanza e all’associazionismo che vadano oltre la frammentazione e si adoperino per l’ attivazione di procedimenti e iniziative che siano di affiancamento, di proposta e di stimolo alle istituzioni. Guarda caso, in questi giorni lo stesso presidente del consiglio, Renzi, nel prendere atto del diffuso disagio che tormenta il Paese, alle prese con le cronache squallide di scandali e corruzione, sollevava l’esigenza di ridare spazio ad un associazionismo che affianchi le istituzioni con spirito di viva partecipazione volta a delineare un modello di stato e di democrazia che ridìa valore e rilievo al primo articolo della Costituzione che sancisce il principio: “La sovranità appartiene al popolo…”.
In Molise si va rilanciando l’idea della rinascita del Forum del Terzo Settore che già in passato si è adoperato per unire associazioni e gruppi di impegno sociale nel fornire stimoli e avviare un dialogo permanente con le istituzioni. Il messaggio verrà reiterato al termine della stagione elettorale in corso.
Da indagini di provenienza diversa risulta che il Molise presenta un indice piuttosto elevato per quanto attiene il numero e la diversità di gruppi associativi aperti all’impegno sociale; di movimenti anche giovanili di promozione sociale, operativi nell’ambito della cultura, del turismo, dell’arte, dello sport e anche di matrice religiosa. Per una popolazione piuttosto ristretta i numeri sono di una certa sovrabbondanza e in alcune occasioni di impegno civile hanno fornito chiari segnali di compartecipazione e condivisione di impegno comune. Una testimonianza fortemente convincente fu quella che qualche anno addietro fornì un numero davvero strabiliante di gruppi e di mezzi di trasporto provenienti nel capoluogo regionale anche dalle zone più interne della regione, in occasione della campagna nazionale a difesa dell’acqua come bene comune.
È auspicabile che l’interazione tra cittadini, gruppi e associazioni trovi tra noi opportunità di ridare vita a iniziative che pongano al centro la cittadinanza attiva che dia segnali ad una politica che non si adopera sistematicamente per l’attuazione di programmi volti al bene comune. A partire dalle nuove generazioni. ☺
È da tempo che si rilancia un modello di “liberismo comunitario” che ponga fine ad uno statalismo che non dà spazio all’iniziativa del popolo e che sempre più apre le porte alla privatizzazione di beni e di iniziative da parte di imprese che invadono ogni angolo della vita.
È da tempo che si rilancia un modello di “liberismo comunitario” che ponga fine ad uno statalismo che non dà spazio all’iniziativa del popolo e che sempre più apre le porte alla privatizzazione di beni e di iniziative da parte di imprese che invadono ogni angolo della vita. A partire dai servizi essenziali previsti per la società civile. A tale panorama fa da contorno un crescente astensionismo da parte dei cittadini per quanto riguarda la partecipazione e l’impegno in una politica ormai del tutto asservita ai partiti. La frammentazione del corpo sociale favorisce gli interessi privati e agevola il protagonismo di singoli e clan a danno del bene comune e della fornitura di servizi ad ampie fasce di cittadini.
Senza lasciarsi prendere da una diffusa opinione che vorrebbe assegnare tutti i mali della politica ai nostri giorni gioverebbe rifarsi a opinioni di elette intelligenze che rintracciano la crisi della politica come un male ricorrente in ogni epoca storica. In un saggio molto documentato di fine ‘900 Mario Tronti non ebbe scrupoli nell’affermare che in ogni epoca si riscontrano fenomeni che costituiscono stimolo alla razionalità dei popoli nel recuperare valori e procedure a difesa della libertà e della qualità della politica. E tra i segnali ricorrenti nella storia non ha scrupolo nel collocare: la crisi della politica, l’economia che vince sulla politica, la grandezza e miseria del capitalismo, la fine della polis, la scienza ancella della politica… ma anche le gemme che annunciano una corretta rifioritura della democrazia radicata nel popolo che la rianima: la vera rivoluzione quella femminile, il movimento operaio, il nuovissimo consociativismo, la politica, il quotidiano e il senso della storia…
Dalla voce di autorevoli rappresentanti del welfare comunitario si rilanciano ancora oggi ricorrenti istanze volte a non confondere la dimensione “pubblica” con quella “statale”. La centralità dello stato, così intesa, azzera il senso della democrazia e dà ampio spazio a forme di privatizzazioni squallidamente scadenti e contagiate da un clima di corruzione diffusa. Le cronache di questi giorni ci forniscono una miriade di intossicanti episodi riguardanti personaggi “di rilievo” ben noti al pubblico.
Il principio della sussidiarietà, ben presente nella nostra Costituzione, esige la salvaguardia della dimensione partecipativa e va oltre i ristretti recinti del controllo e della gestione che escludendo il rapporto con i cittadini si riduce a procedure di rigida e improduttiva burocrazia propria di un modello di stato ripiegato su se stesso.
Ed ecco allora che da più parti si alimenta la sfida per dare spazio e rilievo al Terzo Settore, ad una cittadinanza e all’associazionismo che vadano oltre la frammentazione e si adoperino per l’ attivazione di procedimenti e iniziative che siano di affiancamento, di proposta e di stimolo alle istituzioni. Guarda caso, in questi giorni lo stesso presidente del consiglio, Renzi, nel prendere atto del diffuso disagio che tormenta il Paese, alle prese con le cronache squallide di scandali e corruzione, sollevava l’esigenza di ridare spazio ad un associazionismo che affianchi le istituzioni con spirito di viva partecipazione volta a delineare un modello di stato e di democrazia che ridìa valore e rilievo al primo articolo della Costituzione che sancisce il principio: “La sovranità appartiene al popolo…”.
In Molise si va rilanciando l’idea della rinascita del Forum del Terzo Settore che già in passato si è adoperato per unire associazioni e gruppi di impegno sociale nel fornire stimoli e avviare un dialogo permanente con le istituzioni. Il messaggio verrà reiterato al termine della stagione elettorale in corso.
Da indagini di provenienza diversa risulta che il Molise presenta un indice piuttosto elevato per quanto attiene il numero e la diversità di gruppi associativi aperti all’impegno sociale; di movimenti anche giovanili di promozione sociale, operativi nell’ambito della cultura, del turismo, dell’arte, dello sport e anche di matrice religiosa. Per una popolazione piuttosto ristretta i numeri sono di una certa sovrabbondanza e in alcune occasioni di impegno civile hanno fornito chiari segnali di compartecipazione e condivisione di impegno comune. Una testimonianza fortemente convincente fu quella che qualche anno addietro fornì un numero davvero strabiliante di gruppi e di mezzi di trasporto provenienti nel capoluogo regionale anche dalle zone più interne della regione, in occasione della campagna nazionale a difesa dell’acqua come bene comune.
È auspicabile che l’interazione tra cittadini, gruppi e associazioni trovi tra noi opportunità di ridare vita a iniziative che pongano al centro la cittadinanza attiva che dia segnali ad una politica che non si adopera sistematicamente per l’attuazione di programmi volti al bene comune. A partire dalle nuove generazioni. ☺
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