Secondo la teoria del multiverso, esisterebbe una pluralità di universi paralleli, al punto che ogni decisione che ciascuno di noi prende in questo mondo ne creerebbe di nuovi. Secondo questa interpretazione, ci sarebbe, ad esempio, un mondo in cui il Terzo Reich è uscito vincitore dalla II guerra mondiale, e un altro in cui Hitler è uno sconosciuto pittore. Nel multiverso – aggiunge su New Scientist David Deutsch, fisico della Oxford University – ogni volta che facciamo una scelta si realizzano anche le altre, perché i nostri doppi negli universi paralleli le compiono tutte. Un’idea sfuggente, difficile da accettare ma, a pensarci bene, non del tutto negativa. Il pensiero che, di fronte alle scelte più difficili di tutti i giorni, ogni possibile alternativa abbia l’opportunità di realizzarsi potrebbe essere in fondo rassicurante.
È l’universo stesso che potrebbe essere solo uno fra tanti. La realtà potrebbe consistere di moltissimi, forse infiniti, universi paralleli e separati tra loro, di cui nulla sappiamo, ma nei quali condurrebbero la loro esistenza copie di noi stessi, diverse tra loro magari solo per qualche dettaglio.
Non è la mente di un romanziere visionario a partorire questa idea, ma il rigoroso pensiero di un fisico americano: Brian Greene. Greene insegna alla Columbia University di New York ed è l’autore di un best seller uscito una decina d’anni fa: L’universo elegante. Nel 2011 ha scritto un altro libro, uscito in Italia con il titolo La realtà nascosta, (Einaudi 2012, pag 431 euro 26,00), grazie al quale in questi giorni ha vinto il premio letterario Merck. Greene vi descrive ben nove versioni di universi paralleli, o multiversi come li chiama lui. A seconda della teoria della fisica che prendiamo in esame, dice Greene, si genera un certo tipo di multiverso: c’è quello patchwork, quello inflazionario, quello a brane, quello ciclico, quello quantistico e via discorrendo. Ognuno di essi viene reso con una metafora appropriata e sapiente: gli universi potrebbero essere come le pezze della coperta patchwork che si ripetono identiche ogni tanto, oppure come i buchi nel groviera separati dal formaggio, o come le bolle in una infinita vasca da bagno piena di bagnoschiuma che si infilano una dentro l’altra. Molti differenti approcci della fisica prima o poi si imbattono nell’idea del multiverso, quindi, benché sia un’idea controversa, deve essere valutata seriamente. Questa fascinazione di universi paralleli già la suggeriva Lucrezio nel suo de Rerum natura:
nunc et seminibus si tanta est copia quanta me numerare aetas
animam tum non queat omnis,vis[que] eadem [et] natura
manet quae semina rerum conicere in loca quaeque
queat simili ration eatque huc sunt coniecta,necesse est
confiteare esse alios aliis terrarum in parti bus orbi et varias
hominum gentis et saecla ferarum(1070-1076)
“se è tanto, il numero dei nuclei creatori /che tutta l’età dei viventi non basta a contarli / se la stessa forza permane che possa / gli stessi elementi riunire ovunque /al modo che qui li ha riuniti, e certo/ che altrove ci sono altre terre altri mari / altre forme ci sono di animali e di uomini”
Cosi, calato nella veste elegante e di grande bellezza poetica del poema lucreziano, l’atomismo antico si presenta come una teoria meccanicistica di tutto rispetto; il suo modello ha il merito di spiegare in modo semplice ed unitario, e senza riferimenti all’intervento divino, la totalità dei fenomeni naturali sulla base di pochi postulati:il vuoto, gli atomi e le leggi del moto.
In epoca attuale, da ricercatori e scienziati, lo stato di questi mondi ci viene, però, descritto come transitorio, poiché al flusso di atomi che si aggregano continuamente in nuove combinazioni, si oppone una perdita ininterrotta di materia dai corpi già formati che rende ogni mondo prossimo alla fine.
L’aspetto bizzarro dello stato quantistico risulta più evidente nell’esperimento mentale proposto da Schrodinger. Immaginiamo un gatto vivo dentro una scatola chiusa, contenente un atomo radioattivo e una boccetta piena di gas letale. Il decadimento del nucleo atomico aziona un congegno che frantuma la boccetta dalla quale fuoriesce il gas che ucciderà il gatto. Ora, supponendo che il decadimento radioattivo abbia la probabilità di verificarsi entro un’ora, passato questo intervallo il nucleo o è decaduto o non è decaduto. Dopo un’ora l’atomo si trova in una sovrapposizione di stati decaduto e non decaduto. Questo ragionamento si può estendere al nostro gatto, che pertanto si troverebbe nella sovrapposizione di due possibilità: morto e vivo nello stesso tempo. Infatti, le soluzioni hanno la stessa probabilità, ma solo una di esse perviene alla realtà, e ciò accade quando l’osservatore apre la scatola, collassa la funzione d’onda e contestualmente la sovrapposizione dei due stati scompare.
Ed ora, volete con me compiere un viaggio in questo stato-mondo? Non è poi una fantasia se pensiamo all’ intercettazione di Carminati dove esiste un mondo di mezzo che interloquisce con il mondo dei vivi (colletti bianchi e politici) mettendolo in contatto col mondo dei morti (il malaffare) per fare cose inconfessabili. In virtù del ruolo chiave ricoperto dal mondo di mezzo, esso muove i fili, comanda, coordina, gestisce, prende appalti, fa impicci.
Al di là del fango di questo ultimissimo multi-verso, speriamo che nell’ attimo della sovrapposizione “anche tu ritorni, anche tu!” (Loredana Alberti da Dialoghi da “Ordine e Contrordine!” 1993).☺
Secondo la teoria del multiverso, esisterebbe una pluralità di universi paralleli, al punto che ogni decisione che ciascuno di noi prende in questo mondo ne creerebbe di nuovi. Secondo questa interpretazione, ci sarebbe, ad esempio, un mondo in cui il Terzo Reich è uscito vincitore dalla II guerra mondiale, e un altro in cui Hitler è uno sconosciuto pittore. Nel multiverso – aggiunge su New Scientist David Deutsch, fisico della Oxford University – ogni volta che facciamo una scelta si realizzano anche le altre, perché i nostri doppi negli universi paralleli le compiono tutte. Un’idea sfuggente, difficile da accettare ma, a pensarci bene, non del tutto negativa. Il pensiero che, di fronte alle scelte più difficili di tutti i giorni, ogni possibile alternativa abbia l’opportunità di realizzarsi potrebbe essere in fondo rassicurante.
È l’universo stesso che potrebbe essere solo uno fra tanti. La realtà potrebbe consistere di moltissimi, forse infiniti, universi paralleli e separati tra loro, di cui nulla sappiamo, ma nei quali condurrebbero la loro esistenza copie di noi stessi, diverse tra loro magari solo per qualche dettaglio.
Non è la mente di un romanziere visionario a partorire questa idea, ma il rigoroso pensiero di un fisico americano: Brian Greene. Greene insegna alla Columbia University di New York ed è l’autore di un best seller uscito una decina d’anni fa: L’universo elegante. Nel 2011 ha scritto un altro libro, uscito in Italia con il titolo La realtà nascosta, (Einaudi 2012, pag 431 euro 26,00), grazie al quale in questi giorni ha vinto il premio letterario Merck. Greene vi descrive ben nove versioni di universi paralleli, o multiversi come li chiama lui. A seconda della teoria della fisica che prendiamo in esame, dice Greene, si genera un certo tipo di multiverso: c’è quello patchwork, quello inflazionario, quello a brane, quello ciclico, quello quantistico e via discorrendo. Ognuno di essi viene reso con una metafora appropriata e sapiente: gli universi potrebbero essere come le pezze della coperta patchwork che si ripetono identiche ogni tanto, oppure come i buchi nel groviera separati dal formaggio, o come le bolle in una infinita vasca da bagno piena di bagnoschiuma che si infilano una dentro l’altra. Molti differenti approcci della fisica prima o poi si imbattono nell’idea del multiverso, quindi, benché sia un’idea controversa, deve essere valutata seriamente. Questa fascinazione di universi paralleli già la suggeriva Lucrezio nel suo de Rerum natura:
nunc et seminibus si tanta est copia quanta me numerare aetas
animam tum non queat omnis,vis[que] eadem [et] natura
manet quae semina rerum conicere in loca quaeque
queat simili ration eatque huc sunt coniecta,necesse est
confiteare esse alios aliis terrarum in parti bus orbi et varias
hominum gentis et saecla ferarum(1070-1076)
“se è tanto, il numero dei nuclei creatori /che tutta l’età dei viventi non basta a contarli / se la stessa forza permane che possa / gli stessi elementi riunire ovunque /al modo che qui li ha riuniti, e certo/ che altrove ci sono altre terre altri mari / altre forme ci sono di animali e di uomini”
Cosi, calato nella veste elegante e di grande bellezza poetica del poema lucreziano, l’atomismo antico si presenta come una teoria meccanicistica di tutto rispetto; il suo modello ha il merito di spiegare in modo semplice ed unitario, e senza riferimenti all’intervento divino, la totalità dei fenomeni naturali sulla base di pochi postulati:il vuoto, gli atomi e le leggi del moto.
In epoca attuale, da ricercatori e scienziati, lo stato di questi mondi ci viene, però, descritto come transitorio, poiché al flusso di atomi che si aggregano continuamente in nuove combinazioni, si oppone una perdita ininterrotta di materia dai corpi già formati che rende ogni mondo prossimo alla fine.
L’aspetto bizzarro dello stato quantistico risulta più evidente nell’esperimento mentale proposto da Schrodinger. Immaginiamo un gatto vivo dentro una scatola chiusa, contenente un atomo radioattivo e una boccetta piena di gas letale. Il decadimento del nucleo atomico aziona un congegno che frantuma la boccetta dalla quale fuoriesce il gas che ucciderà il gatto. Ora, supponendo che il decadimento radioattivo abbia la probabilità di verificarsi entro un’ora, passato questo intervallo il nucleo o è decaduto o non è decaduto. Dopo un’ora l’atomo si trova in una sovrapposizione di stati decaduto e non decaduto. Questo ragionamento si può estendere al nostro gatto, che pertanto si troverebbe nella sovrapposizione di due possibilità: morto e vivo nello stesso tempo. Infatti, le soluzioni hanno la stessa probabilità, ma solo una di esse perviene alla realtà, e ciò accade quando l’osservatore apre la scatola, collassa la funzione d’onda e contestualmente la sovrapposizione dei due stati scompare.
Ed ora, volete con me compiere un viaggio in questo stato-mondo? Non è poi una fantasia se pensiamo all’ intercettazione di Carminati dove esiste un mondo di mezzo che interloquisce con il mondo dei vivi (colletti bianchi e politici) mettendolo in contatto col mondo dei morti (il malaffare) per fare cose inconfessabili. In virtù del ruolo chiave ricoperto dal mondo di mezzo, esso muove i fili, comanda, coordina, gestisce, prende appalti, fa impicci.
Al di là del fango di questo ultimissimo multi-verso, speriamo che nell’ attimo della sovrapposizione “anche tu ritorni, anche tu!” (Loredana Alberti da Dialoghi da “Ordine e Contrordine!” 1993).☺
Secondo la teoria del multiverso, esisterebbe una pluralità di universi paralleli, al punto che ogni decisione che ciascuno di noi prende in questo mondo ne creerebbe di nuovi.
Secondo la teoria del multiverso, esisterebbe una pluralità di universi paralleli, al punto che ogni decisione che ciascuno di noi prende in questo mondo ne creerebbe di nuovi. Secondo questa interpretazione, ci sarebbe, ad esempio, un mondo in cui il Terzo Reich è uscito vincitore dalla II guerra mondiale, e un altro in cui Hitler è uno sconosciuto pittore. Nel multiverso – aggiunge su New Scientist David Deutsch, fisico della Oxford University – ogni volta che facciamo una scelta si realizzano anche le altre, perché i nostri doppi negli universi paralleli le compiono tutte. Un’idea sfuggente, difficile da accettare ma, a pensarci bene, non del tutto negativa. Il pensiero che, di fronte alle scelte più difficili di tutti i giorni, ogni possibile alternativa abbia l’opportunità di realizzarsi potrebbe essere in fondo rassicurante.
È l’universo stesso che potrebbe essere solo uno fra tanti. La realtà potrebbe consistere di moltissimi, forse infiniti, universi paralleli e separati tra loro, di cui nulla sappiamo, ma nei quali condurrebbero la loro esistenza copie di noi stessi, diverse tra loro magari solo per qualche dettaglio.
Non è la mente di un romanziere visionario a partorire questa idea, ma il rigoroso pensiero di un fisico americano: Brian Greene. Greene insegna alla Columbia University di New York ed è l’autore di un best seller uscito una decina d’anni fa: L’universo elegante. Nel 2011 ha scritto un altro libro, uscito in Italia con il titolo La realtà nascosta, (Einaudi 2012, pag 431 euro 26,00), grazie al quale in questi giorni ha vinto il premio letterario Merck. Greene vi descrive ben nove versioni di universi paralleli, o multiversi come li chiama lui. A seconda della teoria della fisica che prendiamo in esame, dice Greene, si genera un certo tipo di multiverso: c’è quello patchwork, quello inflazionario, quello a brane, quello ciclico, quello quantistico e via discorrendo. Ognuno di essi viene reso con una metafora appropriata e sapiente: gli universi potrebbero essere come le pezze della coperta patchwork che si ripetono identiche ogni tanto, oppure come i buchi nel groviera separati dal formaggio, o come le bolle in una infinita vasca da bagno piena di bagnoschiuma che si infilano una dentro l’altra. Molti differenti approcci della fisica prima o poi si imbattono nell’idea del multiverso, quindi, benché sia un’idea controversa, deve essere valutata seriamente. Questa fascinazione di universi paralleli già la suggeriva Lucrezio nel suo de Rerum natura:
nunc et seminibus si tanta est copia quanta me numerare aetas
animam tum non queat omnis,vis[que] eadem [et] natura
manet quae semina rerum conicere in loca quaeque
queat simili ration eatque huc sunt coniecta,necesse est
confiteare esse alios aliis terrarum in parti bus orbi et varias
hominum gentis et saecla ferarum(1070-1076)
“se è tanto, il numero dei nuclei creatori /che tutta l’età dei viventi non basta a contarli / se la stessa forza permane che possa / gli stessi elementi riunire ovunque /al modo che qui li ha riuniti, e certo/ che altrove ci sono altre terre altri mari / altre forme ci sono di animali e di uomini”
Cosi, calato nella veste elegante e di grande bellezza poetica del poema lucreziano, l’atomismo antico si presenta come una teoria meccanicistica di tutto rispetto; il suo modello ha il merito di spiegare in modo semplice ed unitario, e senza riferimenti all’intervento divino, la totalità dei fenomeni naturali sulla base di pochi postulati:il vuoto, gli atomi e le leggi del moto.
In epoca attuale, da ricercatori e scienziati, lo stato di questi mondi ci viene, però, descritto come transitorio, poiché al flusso di atomi che si aggregano continuamente in nuove combinazioni, si oppone una perdita ininterrotta di materia dai corpi già formati che rende ogni mondo prossimo alla fine.
L’aspetto bizzarro dello stato quantistico risulta più evidente nell’esperimento mentale proposto da Schrodinger. Immaginiamo un gatto vivo dentro una scatola chiusa, contenente un atomo radioattivo e una boccetta piena di gas letale. Il decadimento del nucleo atomico aziona un congegno che frantuma la boccetta dalla quale fuoriesce il gas che ucciderà il gatto. Ora, supponendo che il decadimento radioattivo abbia la probabilità di verificarsi entro un’ora, passato questo intervallo il nucleo o è decaduto o non è decaduto. Dopo un’ora l’atomo si trova in una sovrapposizione di stati decaduto e non decaduto. Questo ragionamento si può estendere al nostro gatto, che pertanto si troverebbe nella sovrapposizione di due possibilità: morto e vivo nello stesso tempo. Infatti, le soluzioni hanno la stessa probabilità, ma solo una di esse perviene alla realtà, e ciò accade quando l’osservatore apre la scatola, collassa la funzione d’onda e contestualmente la sovrapposizione dei due stati scompare.
Ed ora, volete con me compiere un viaggio in questo stato-mondo? Non è poi una fantasia se pensiamo all’ intercettazione di Carminati dove esiste un mondo di mezzo che interloquisce con il mondo dei vivi (colletti bianchi e politici) mettendolo in contatto col mondo dei morti (il malaffare) per fare cose inconfessabili. In virtù del ruolo chiave ricoperto dal mondo di mezzo, esso muove i fili, comanda, coordina, gestisce, prende appalti, fa impicci.
Al di là del fango di questo ultimissimo multi-verso, speriamo che nell’ attimo della sovrapposizione “anche tu ritorni, anche tu!” (Loredana Alberti da Dialoghi da “Ordine e Contrordine!” 1993).☺
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